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martedì 13 luglio 2010

Verso le grave - VI

Fa caldo, il sole picchia, non c'è una vera e propria strada o sentiero che costeggia la Piave risalendo da Fagarè. Attraverso campi di proprietà privata, ho la sensazione che da un momento all'altro qualcuno salterà fuori, magari col cane, e mi romperà le balle. Svelto e furtivo, per quanto la stanchezza possa concedere procedo. Mi fermo però incantato alla foce di un fiumiciattolo, che poi solo oggi ho scoperto chiamarsi Zero. Mi spoglio e mi rinfresco brevemente nelle sue acque fredde. E' bello e rasserenante muoversi nudi in mezzo alla natura, mi sembra di rinascere. Salgo sulla provinciale per Maserada, fuori Candelù mi fermo ad ammirare una casa dipinta con un tripudio di esseri mitologici marini (sirene, tritoni, cavalli e carrozze marine, barche...). Peccato che Treviso abbia lasciato scomparire le sue affascinanti case dipinte.

Chiamo un vecchio amico per un passaggio. Andrea lavora in un vivaio, conosce e ama le piante in un modo che fatico a reggere a volte, al confronto sono un balbettante neofita. Mi consolo sempre pensando che con gli alberi me la cavo molto meglio. Sempre a far confronti noi uomini, io ne so di più, io c'ho la macchina più grande ecc. ecc. Lo stemma di Maserada (Macerata recita la scritta forse latina) mostra un ragazzo su una barca sovrastato da due stelle. La Piave era il cuore dei mestieri di fiume: barcari, zattieri, pescatori, raccoglitori e intrecciatori di canne. Le Grave raggiungono in questo punto una delle ampiezze maggiori e al centro la più grande isola della Piave. Ripreso il cammino mi accontento di un paio di chilometri e al ponte di Maserada mi incontro con Edoardo che mi ospita squisitamente per una bella cena con Fulvio. A nanna presto perchè domani voglio partire presto presto.

Edoardo, Fulvio e Antonio hanno risalito tutto il fiume in 9 giorni, su su fino alle sorgenti con tappe calcolate e faticosamente conquistate. E' stato Claudio a parlarmi di loro, poi li ho seguiti via blog che Edoardo aggiornava ogni sera collegandosi con portatile e chiavetta. Per quei giorni sono diventati una specie di eroi e il nascente consorzio turistico TVB (treviso-venezia-belluno) ha salutato la loro iniziativa calorosamente aiutando a dare spazio sui giornali a queste inusuali vacanze. Inusuali ma non rare, infatti anch'io da mesi sentivo questo richiamo, ma solo dopo la loro partenza sono passato alla fase organizzativa. Ho conosciuto anche un signore di cinquantanni che oltre 20 anni fa risalì il corso con un amico, zaino e tenda in spalla. Adesso speriamo di ricominciare a vivere a misura d'uomo questo bellissimo territorio. Mi muovo come in un gioco di squadra: qualcuno ha già raggiunto le sorgenti, quale voglio che sia il mio contributo alla conoscenza della Piave? Forse la lentezza. Di certo la dimensione sottile del paesaggio, emotiva ma culturale. Non qualcosa da attraversare ma da assaporare, con le appropriate pause e senza troppi programmi.

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