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lunedì 27 febbraio 2012

Avanti col Cristo che la procesiòn s'ingruma

Un amico che mi legge si lamenta che tiro fuori il Cristo a ogni piè sospinto. Forse proietta su di me un po' di suoi fantasmi in tonaca nera. Non ha ancora distinto tra interpretazione e sistema di potere cattolico e messaggio liberatorio di Gesù Cristo. Di certo la mia vita degli ultimi anni si è incentrata sulla Ricerca (la Quest, la Cerca del Graal) interiore. Essendo nato in una cultura cristiana (madre trentina, padre camuno) mi sono messo a lavorare sulla tradizione spirituale che conoscevo meglio e cerco di capire il percorso che ha fatto Gesù di Nazareth. Come ha fatto a entrare in contatto con Cristo e da lì a lavorare in comunione col “Padre” (e chi è questo?) per portare avanti il progetto evolutivo dell'intero genoma umano, superando la morte. Da bambino sono stato cattolico, da adolescente animatore dell'Azione Cattolica, poi giovane dubbioso, universitario agnostico e indifferente, en passant anarchico criticapreti e ancora iniziato di una corrente mistica cristiana. Infine libero ricercatore, un po' gnostico ma irresistibilmente panteista. Ho trovato nello sciamanesimo la mia strada di ricerca. Vi ho confuso abbastanza? Con le parole si fa presto a fare confusione.

Cerco di raccontarvi un po' tutti i passaggi della mia Ricerca perché se no vi sembro un nettuniano. Quello che vi scrivo oggi è ovviamente provvisorio perchè l'espansione della coscienza porta a continui cortocircuiti la mente razionale e devo resettare e riprogrammare il mio “sistema operativo” di continuo. Questi sono giorni di Grazia perchè le intuizioni abbondano e discutendo con mia madre ho esclamato, sorpreso di me stesso: “Cristo non è una persona, è uno stato di coscienza!”. Questo concetto mi è sembrato più chiaro in altre tradizioni, prima fra tutte quella buddista. Si racconta infatti che il principe Siddharta abbia intrapreso una profonda ricerca interiore a costo di sacrificare ogni bene e affetto. Ebbe successo, raggiungendo l'Illuminazione e lo stato di Budda, che non è un nome proprio di persona ma appunto uno stato di coscienza. Tutti i suoi seguaci aspirano a conseguire quello stato di consapevolezza, la buddità. Azzardo una traduzione energetica di buddità come apertura del sesto chakra, ovvero il terzo occhio: quiete totale, consapevolezza completa e libertà di scelta rispetto al processo di evoluzione successiva. Diventa certezza e comprensione la nostra natura eterna che affronta una serie di passaggi nella carne per fare esperienze. Dunque l'identificazione con il mio nome e cognome di oggi si smorza, capisco che il panorama è ben più ampio.

Allo stesso modo Gesù di Nazareth raggiunse e manifestò lo stato di coscienza cristica, cioè la sintonizzazione completa con le energie più evolute del nostro cosmo terrestre, il livello del "Dio onnisciente". Non se fu il primo ad arrivare a questa consapevolezza, ma di certo lo fece pubblicamente e non voleva rimanere l'unico. Infatti incitava i suoi discepoli a fare cose ancora più ammirevoli di quelle che faceva lui, non voleva essere adorato ma capito! Disse che era finito il tempo delle religioni e dei riti perchè ciascuno avrebbe potuto proseguire la sua Ricerca in Spirito e Verità nel suo cuore (discorso alla samaritana), sviluppando la sua propria individualità. Questo stato di coscienza potrebbe corrispondere con l'apertura del settimo chakra.

E chi è il Padre che invoca continuamente? Uno stato di coscienza ancora superiore? Uno stato di coscienza cristica del sistema solare o forse universale e non solo limitata al piccolo pianeta Terra. Quello che si scopre indagando la spiritualità è che l'evoluzione continua sempre. Gesù-Cristo (Gesù in perfetto stato di coscienza cristica) era riuscito a conservare la piena consapevolezza attraverso la soglia della morte ed era riuscito a costituire un corpo energetico allo stesso tempo "spirituale" ma capace di agire nel "fisico" (può mangiare ed essere toccato, ma passa attraverso le porte se vuole). Questa sì che è evoluzione genetica: poter modulare la propria energia per variare frequenza, ha ben capito la fisica quantistica e controlla la materia! Ma il suo lavoro continua: deve “salire al Padre” a preparare un posto per i suoi amici nei cieli, forse nella dimensione energetica sottile (eterica) della Terra. Questo stadio potrebbe corrispondere con la piena attivazione dell'ottavo chakra, posto al di sopra della testa nel corpo eterico di ogni persona.

Oggi questo Gesù-Cristo ha completato questo lavoro eterico e sta chiamando i suoi amici, cioè tutti quelli che desiderano partecipare a un progetto evolutivo dell'umanità. Parla tramite gli alberi, i monti, i venti. E' il cuore dell'Umanità, l'energia creativa e positiva che si manifesta in tutte le tradizioni e religioni con nomi diversi per stimolare l'evoluzione umana verso l'uso del nostro potere creativo consapevole. Il sensibile Marko Pogacnick lo presenta fuso con il Dio Pan, cioè a dire che è diventato lo Spirito della Terra. Cosa vuole da noi questo essere? Chiede a tutti di portare avanti il proprio percorso evolutivo, emanciparsi da paure, dipendenze, superbia e aprire il cuore, capire cos'è l'Amore e come si usa per trasformare la propria vita in un'opera d'arte sublime pervasa di Bellezza e tensione alla Verità. Chiama con forza perchè ogni evoluzione ha dei passaggi indispensabili, certo flessibili ma non cancellabili. E' ora che una parte consistente dell'Umanità apra il cuore e cominci una radicale trasformazione dell'intera civiltà attuale. Ci sono altri esseri che devono sviluppare lo stato di coscienza che noi ci stiamo faticosamente lasciando alle spalle. Se noi non evolviamo e magari sfasciamo pure questo bel pianetino blu impediamo l'evoluzione di altri che ci seguono. E' una grossa responsabilità: non siamo autonomi al punto da poterci “autodistruggere in pace”, che è una contraddizione in sé ovviamente.

venerdì 24 febbraio 2012

L'intelligenza del Cuore

Quante volte ho trovato riferimenti e poetiche citazione sulla capacità di ascoltare il proprio cuore. Era di volta in volta sdolcinato romanticismo, ispirata spiritualità, metafora di una visione più ampia della nostra proiezione razionale. Comunque sempre una immagine, difficilmente traducibile in pratiche concrete. Fino a ora. In verità già alcuni anni fa, 5 mi pare, avevo trovato riferimenti alla possibilità di interrogare il proprio cuore su cosa era bene per se stessi: prendere l'oggetto o il cibo da esaminare e tenerlo vicino al cuore, chiedere a un amico di fare pressione sull'altro braccio teso per vedere se il tono muscolare cambiava, con o senza l'oggetto. Se era positivo la forza nel braccio aumentava, se era nocivo la forza diminuiva. Sperimentai poco ma non avendo capito a cosa si collegassero i cambi di tensione muscolare lasciai perdere.


Approfondendo la floriterapia (terapia basata sull'uso delle essenze floreali studiato da Edward Bach) ho studiato test più raffinati basati sulle conosceze kinesiologiche e sulla relazione tra tensione muscolare e organi interni analizzato dettagliatamente dalla medicina tradizionale cinese. Il test kinesiologico può essere utilmente usato per verificare l'efficacia delle essenze floreali scelte a seguito di un colloquio. E' una verifica che esclude il livello mentale lasciando spazio alla reazione del corpo ed in particolare proprio del sistema magnetico del cuore. E' dimostrato che ogni organo del nostro corpo emette una specifica frequenza elettromagnetica. Cominciano ad esserci macchinari in grado di misurare queste emissioini e valutare anche le variazioni, se un organo è sofferente la rilevazione cambia.


L'organo che produce il campo magnetico più forte in assoluto, di gran lunga maggiore di ogni altro organo, più del cervello e del sistema nervoso, è il cuore. Se avvicino qualcosa al cuore il sistema si trasforma immediatamente, indebolendo o rafforzando l'emissione che si ripercuote sulla tensione muscolare. Ovvero se il campo magnetico della sostanza viene riconosciuto dalla “intelligenza del cuore” come benefico il tono muscolare aumenta (“sono più forte”), se invece è inutile o dannosa il tono resta inalterato o addirittura cala (“sono più debole”). Per cominciare a sperimentare è meglio essere in due, con una forza equivalente. Rilassatevi e respirate, sciogliete i muscoli, fate il test sulla mano o sul braccio con cui scrivete e usate l'altra mano per portare al cuore la sostanza. Prima chiedete al vostra partner di provare la vostra forza senza nessuna sostanza in modo da mettere a punto il riferimento di base: tenete il braccio teso e il partner lo spinge con decisione e forza crescente verso il basso. Poi provate con la sostanza e annotate su un foglio le impressioni. Più sensibile ma forse più delicato il test sulle dita chiuse ad anello (o-ring). Provate più sostanze. Meglio se voi tenete gli occhi chiusi. Utile che il partner esprima ad alta voce la domanda “questa sostanza fa bene a (vostro nome)” prima di ogni test. Potete testare cibi, medicine, bevande ma potreste anche azzardare qualcosa di più: io ho provato anche con libri e cellulari. Diversi libri mi hanno dato differenti risposte di tensione.


Ma com'è possibile che il test reagisca anche ai contenuti di un libro? Intanto sperimentate poi cercate la vostra risposta. Ho trovato molto utile ascoltare le conferenze di Greg Braden sulla Matrix Divina (cercate su YouTube o leggete il suo libro a riguardo), in particolare sulla capacità di un osservatore (di un essere dotato di coscienza potremmo specificare), documentata dalla fisica quantistica, su un qualsiasi fenomeno. Infatti la materia è composta di energie “dense” ma discontinue, che pulsano continuamente e che possone venire radicalmente modificate da un opportuno utilizzo di campi magnetici. Al di là delle risposte che possiamo elaborare fate i vostri esperimenti. C'è veramente la possibilità di avere velocemente una risposta efficace dal nostro organismo su ciò che ci fa stare bene, conoscenza è potere: afferrate il vostro e non delegatelo a qualcun altro!

sabato 18 febbraio 2012

Sant'Antonio d'Egitto

Quando in Veneto si parla di S.Antonio non c'è alcun dubbio che si parli di quel frate di origine portoghese che venne in Italia per conoscere Francesco d'Assisi e ne divenne ministro per l'attuale Nord Est. In Lombardia invece persiste nel culto campestre e nella memoria quella di un S.Antonio più antico, detto anche l'abate, il Grande, sant'Antonio d'Egitto o del Fuoco, del Deserto e infine sant'Antonio l'Anacoreta. Già dalla quantità di appellativi si capisce quanto importante e illustre fosse in passato il suo culto. In qualche angolo di Lombardia si celebra ancora nei campi con fuochi di purificazione rituale il 17 gennaio, giorno della sua morte nel deserto della Tebaide in Egitto. Viene riconosciuto santo da quasi tutte le chiese cristiane (cattolica, luterana, ortodossa, copta...). Aveva lasciato la famiglia, donando tutti i suoi beni ai poveri per poi ritirarsi, come si usava allora, in solitario eremitaggio secondo l'uso degli anacoreti del tempo.
Un santino cattolico

Secondo questa tradizione la ricerca della perfezione prevedeva che l'anacoreta vivesse in solitudine, pregasse e intrecciasse un corda come pratica meditativa. Avrebbe dovuto vivere di carità e di ciò che trovava. Dopo anni di rigorosa ma travagliata esperienza in solitudine Antonio. Si ritirò in una profonda grotta sul monte Pispir, tra le rovine di un avamposto romano. Vi rimase vent'anni a lottare contro il demonio e alimentato dalle offerte di sempre numerosi fedeli. Molti volevano stargli vicino e iniziarono a demolire la fortezza per costruirsi degli case finchè gli chiesero di uscire dal suo rifugio. Antonio acconsentì e cominciò a operare guarigioni e offrire consigli per la ricerca spirituale di ciascuno. Il cosiddetto Fuoco di S.Antonio o fuoco sacro è l'ergotismo, un male causato da un fungo della segale mal panificata. Per la sua cura nacque una comunità ospedaliera laica in Francia nel IX secolo con l'arrivo delle reliquie del santo. Riuscivano a curare il fuoco sacro e anche l'herpes zoster usando una pomata a base di grasso di maiale. Per questo avevano il permesso di allevare maiali che potevano girare indisturbati e venivano contraddistinti da una campanella.
Le tentazioni di S.Antonio di Bosch

La comunità crebbe e si decise di dividersi in due gruppi,uno a destra e uno a sinistra del Nilo, nella zona dell'antica Tebe. Quei luoghi erano stati uno dei cuori dell'antica religiosità egizia: sulla riva orientale sorge la valle delle Regine e dei Re, la tomba di Tutankhamon e molti templi; su quella occidentale il Tempio di Luxor e quello di Amon (Karnak). Una particolarità di quest'ultimo tempio è di essere protetto da sfingi con testa d'ariete. I suoi seguaci erano uomini celibi dediti alla ricerca spirituale individuale, riuniti però come una famiglia sotto la guida di un padre spirituale, “abbà” (ebraico per padre), da cui deriva il successivo “abate”. L'innovazione rispetto agli anacoreti precedenti sta nell'accettazione di un rapporto di comunità, seppure la ricerca e le pratiche fossero poi svolte in solitudine per gran parte del tempo. Inoltre veniva praticato il lavoro per il proprio sostentamento senza affidarsi alla carità. Si formavano quindi piccole comunità anche economicamente autonome dove ognuno coltivava il proprio orto.
Una delle sfingi di Karnak

Anche S. Benedetto da Norcia cominciò il suo percorso spirituale ispirandosi a S.Antonio del Fuoco. Questo è il nome che preferisco. Svela il temperamento fiero dell'uomo ma anche la sua capacità di portare il fuoco spirituale nella vita. E quindi anche di comandare al fuoco visibile, l'elemento trasformatore e, in un certo senso, più vicino alla natura delle realtà più sottili, “spirituali”. Nella teoria dei chakra il fuoco è corrisponde al terzo centro energetico, quello connesso al potere personale, alla volontà: in questo senso Antonio dimostra di poter padroneggiare il proprio fuoco interiore e di voler andare oltre. Dove? Verso la rinascita attraverso l'acqua e il fuoco, come viene descritta nei Vangeli. Una delle frasi celebri di Antonio è: “Io non temo più Dio, lo amo”, in questa frase si sintetizza l'evoluzione dalla spiritualità umana precedente alla predicazione di Gesù Cristo:aprire il IV centro energetico della teoria dei chakra, ovvero il Cuore, esercitando l'amore consapevole.
Arcano dell'eremita di F.Pinter

Diamo ora uno sguardo all'iconografia, quella più verace lo rappresenta in abito monacale (a volte con un Tau rosso disegnato), con un bastone a forma di T cui è legata una campanella, il fuoco nell'altra mano e un maiale vicino. L'iconografia dei santi, quando era fatta da pittori profondamente ispirati, riassumeva l'impulso essenziale l'eredità di quel ricercatore spirituale (=santo). L'abito monacale ricorda la rinuncia ai beni materiali, la corda che lo chiude il celibato. Il bastone è un attributo che indica il suo potere personale, la capacità di mantenersi fedele alle sue convinzioni senza abdicare. La carta dell'eremita nei Tarocchi rappresenta forse proprio Antonio nella sua caverna.


La forma a T (a volte presente anche sull'abito) rimanda alla lettera Tau, dell'alfabeto ebraico, che anche S.Francesco d'Assisi adottò dopo i suoi viaggi in Oriente. La Tau rossa indica la misericordia di Dio Padre per i suoi figli. Il Tau rosso fu anche simbolo di un ordine di frati ospitalieri incaricati di aiutare i pellegrini lungo la via Francigena, alcuni di questi consacrati servivano in armi, allo stesso modo dei Templari. Anche la loro storia finisce con qualche mistero nel XV secolo. Il maiale fa riferimento alla vittoria di Antonio sui sensi e sulle tentazioni corporali. Dell'attributo del fuoco abbiamo già parlato. Il culto di questo Antonio andò declinando dal XV secolo, forse perché legato ad un movimento religioso caduto in disgrazia. La devozione si collegò sempre più alla vita campestre e divenne patrono degli animali domestici e delle stalle. Dalle stelle alle stalle insomma. Ci sono confuse tracce di uno scontro all'interno della cristianità occidentale tra il XIII e il XV secolo tra chi desiderava una struttura religiosa decentrata e autonoma e chi invece asseriva la necessità assoluta di un forte accentramento sotto il Papa di Roma, quello che i suoi detrattori definivano “Tempio Nero”.
S.Antonio affrescato a S.Maria di Bienno (BS)

Vi ricordate che Antonio si ritirò nei ruderi di un forte romano? Il nome Antonio arrivò in Egitto proprio con i Romani, in particolare con quel famoso Marco Antonio, luogotenente di Cesare e avversario del giovane Augusto. E' quel famoso console che soggiogò l'Egitto e poi si alleò con Cleopatra. Egiziana era gran parte della flotta sconfitta ad Azio da quella italica di Augusto. Lo sconfitto si ritirò in Egitto e quando Augusto lo invase vittorioso si suicidò ad Alessandria, secondo la tradizione romana che era meglio darsi la morte che essere catturati e umiliati. Cleopatra lo seguì pochi giorni dopo facendosi mordere da un aspide. Antonio era il nome della Gens ovvero della famiglia allargata di Marco. Probabilmente deriva dall'etrusco e dovrebbe significare “colui che fronteggia i suoi avversari”, quindi a viso aperto e senza paura.
Statua di Marc'Antonio

venerdì 17 febbraio 2012

Légami col Sangue

Un caro amico mi invita a raccontare qualcosa della mia famiglia paterna. Colgo oggi l'occasione per farlo, ora che ho pronunciato parole molto forti sulla mia autonomia dal sistema familiare. Ho lavorato per due anni intensamente con un bravo terapeuta (Claudio Conzon di Villorba) a chiarire le mie dinamiche familiari e interiori. Lui mi ha fatto scoprire il lavoro di Bert Hellinger, le “costellazioni familiari”. Le conoscenze che Hellinger ha raccolto e diffuso sono di certo un potente strumento di comprensione e quindi di guarigione di come operano i sistemi familiari e di quanto peso possano avere nella vita dei loro membri. La memoria familiare ha regole e dinamiche e forse anche obiettivi tutti suoi. Il ricercatore delinea il percorso difficile per emanciparsi sempre più dai legami familiari affinchè ogni individuo sviluppi il suo percorso autonomo senza ripetere, irretito in memorie inconsce, la vita di altri familiari.

Hellinger è tedesco e cattolico, è stato missionario ed ha avuto il coraggio di cambiare progressivamente la sua vita per seguire le sue convinzioni. Ha lasciato l'abito, si è messo a fare il terapista e si è sposato. La sua eredità culturale dà comunque una forte coloritura al suo lavoro che analizza proprio quel rapporto profondamente tedesco, e prima ancora germanico, della fedeltà al proprio sangue. Il ricercatore Enrico Ciampoli, che lavora con l'ipnosi regressiva da quandi trent'anni sostiene che i condizionamenti che il sistema familiare ricrea in realtà sono originati da blocchi nelle memorie di incarnazioni precedenti, le cosiddette “reminescenze”. I suoi risultati sono sorprendenti: il 95% dei casi trattati sono stati risolti in due o tre sedute di lavoro. Una metodologia di indagine e lavoro che privilegia quindi l'individuo. Forse è proprio questa la peculiarità culturale italiana: il culto del genio individuale in ogni sfaccettatura.
I miei nonni paterni


Ho da poco proclamato in faccia alle ombre dei miei antenati paterni che non sono più disponibile a collaborare col loro progetto di conservazione del sistema energetico familiare. Li ho messi davanti ad una scelta chiara: trattare con Me da pari a pari o escludermi dal sistema familiare. Non gli è piaciuto essere messi di fronte ad un aut aut, loro che lavorano, di generazione in generazione alla ripetizione e lenta trasformazione del sistema genetico ed emozionale ancorato al mio sangue, al mo DNA. Speravano di potermi integrare e asservire alle dinamiche interne ma Io dico no, anche se so che sarà una dura lotta. Ringrazio i miei antenati per avere accettato il mio spirito nel loro sangue ma lascio a loro il loro destino mentre imparo a forgiare il mio. Sono disponibile a contrattare con loro un nuovo progetto di mutuo interesse che includa lo sviluppo delle singole individualità del sistema. Stelle autonome nella nostra costellazione familiare e non servili pianeti.
Antonio Panteghini, mio padre biologico

I gradini dell'evoluzione verso l'Individualità sono sintetizzati, secondo me in modo mirabile, da quel passaggio del vangelo di Giovanni che recita “Ma a quelli che crederanno nel suo nome ha dato il potere di diventare Figli di Dio (= individualità autoconsapevoli), i quali non dal sangue (= la genetica ereditaria), né da volere di carne (= l'attaccamento emotivo al corpo materiale), né da volere di uomo (= l'ego, la struttura della personalità attuale) ma da Dio sono stati generati (= la scintilla di Coscienza che c'è in ogni cuore umano)”(Gv 1,12-14). In altri passi evangelici Gesù Cristo si interroga su chi sia suo padre, sua madre, i suoi fratelli. Questo testimonia il suo superamento dei legami di sangue. Il centro del messaggio cristico è che in ogni Essere Umano c'è un seme (ovvero il Cuore, il IV Chakra) per sviluppare la propria Umanità fino ad elevare le sue vibrazioni per entrare in comunione con la Divinità e di lì continuare l'evoluzione insieme (ovvero aprire il IV chakra e poi quelli superiori).

giovedì 16 febbraio 2012

Il Gioco della Vita

Sempre ho amato i giochi. Giochi da tavolo, di ruolo, di simulazione, tattici, giochi psicologici, erotici, enigmistici ma soprattutto giochi strategici. Per me la vita è un gioco, una specie di palestra dove ci si allena e si sperimenta insieme a un sacco di altri giocatori. L'obiettivo? Divertirsi a inventare giochi, regolamenti, sfruttarli a proprio vantaggio, infrangerli persino. L'importante è non prendere il gioco troppo seriamente, come ho fatto per anni. Mia sorella ancora mi prende in giro ricordando quanto mi agitavo gareggiando a “Non ti arrabbiare” (ovvero: Arrabbiati!). Ma se la vita che mi sembra di vivere ogni giorno è un gioco, e anche questa faccia che invecchia davanti allo specchio è un gioco... a cosa serve? Cosa voglio ottenere giocando? Mi basta partecipare? Voglio l'ammirazione degli altri giocatori? Voglio forse vincere? Ma se vinco il gioco finirà... o no?

Quando Fulvia Maria (grazie!) mi ha fatto conoscere Alejandro Jodorowski, tramite i suoi figli-libri, ho riconosciuto quella smania di sperimentare, di godere la vita, di ridere e ricominciare da capo quando la noia sembra volerti soffocare nel grigiore quotidiano del già visto. Artista, attore, autore, cartomante, filologo, insegnante, guaritore, curandero, mago, sciamano... poliedrico e passionale Alejandro si è gettato a capofitto nel mistero che percepiva attorno a sé e ne ha dato testimonianza nei suoi libri. Ho cominciato da Psicomagia, che racconta esempi di uso della medicina creativa cui ogni essere umano può attingere. Più impegnato e in ricerca La Danza della Realtà, dove prosegue l'indagine dei cardini della psicomagia e la possibilità di rendere la realtà malleabile. Ha persino voluto confrontarsi con i Vangeli, Gesù di Nazareth e il Cristo-Logos, lui ebreo ucraino emigrato con la famiglia in Cile.

Ma Jodo, come affettuosamente molti lo chiamano, è diventato soprattutto il mio maestro di cartomanzia. Un mondo che lo ha affascinato fin da piccolo e che ha esplorato da ogni punto di vista diventandone, a mio avviso, uno dei più sani e onesti paladini. Ha lavorato per anni a fare ricerche per restaurare nei colori e simboli originali i Tarocchi di Marsiglia, un'edizione settecentesca che è diventata forse la più diffusa al mondo grazie al prestigio della cultura francese nel XVIII e XIX secolo. Mi piace soprattuto il rapporto intenso, erotico direi, che lui ha con le carte e che cerca di trasmettere ai suoi allievi. Ha scritto ( con la collaborazione di Marianne Costa) pagine mirabili sulla cartomanzia, l'arte, la bellezza e il senso del gioco della vita. Ne riporto un passo come invito alla lettura.


Il Tarocco è un essere, di Alejandro Jodorowski, La Via dei Tarocchi, Feltrinelli ed.

Il vero studio del significato di ciascun Arcano comincia con la disposizione coerente di tutti i Tarocchi: da ogni dettaglio partono linee di unione che toccano tutte le 78 carte. Per comprendere i molteplici simboli bisogna aver visto simbolo finale, che compone la totalità di tutti quanti, un mandala. Secondo Carl Jung il mandala è una rappresentazione della psiche, la cui essenza ci è Ignota. Seguendo questa intuizione mi sono proposto di disporre i Tarocchi come se volessi costruire un tempio. In tutte le tradizioni il tempio sintetizza la creazione dell'universo, visto come l'unità divina esplosa in tanti frammenti. Simbolicamente i Tarocchi sono una cassa dove è stato depositato un tesoro spirituale, per raggiungerlo ci vuole un vero e proprio lavoro iniziatico di ricerca dei frammenti per ricostruire l'Unità.

Venerdì 24 febbraio metto in scena una conferenza-spettacolo dedicata a questo modo di usare le carte, a Palazzo Goldoni in quel di Chioggia, siete tutti i benvenuti. Lo spettacolo è gratuito.

Si entra gratis... si paga per uscire!!! Ah ah ah, scherzo.

martedì 14 febbraio 2012

La Gazza guardiana



Che ci volete fare “a me mi piace” la Gazza. Elegante con il suo completo in bianco e nero, la forma slanciata, il saltellare veloce, la curiosità che arriva fino all'impertinenza. Mai da sola, sempre in coppia o in allegra brigata. Territoriale e abitudinaria da un lato, interessata ad ogni novità che fa capolino nella sua zona. Sa farsi sentire la Gazza! Fa impallidire le gracchianti cornacchie col suo richiamo ed è capace di potenziarlo in coro con il partner o l'intera famiglia, scatena l'allarme nel territorio, è la gazzetta del suo territorio. Vuoi far sapere qualcosa? Dillo alla Gazza che ci pensa lei a diffonderlo. Ma sa anche custodire un segreto, se ne capisce il valore. Purtroppo gode di una brutta fama. Molti la chiamano “ladra” e l'hanno così celebrata in una celebre ouverture che ben descrive il suo temperamento incline al gioco.



Tutto nasce da un malinteso che dobbiamo chiarire. La curiosità della Gazza, che manifesta il suo desiderio, a volte ingenuo, di ampliare i suoi orizzonti e conoscere cose nuove, la porta a interessarsi a tutto ciò che accade nelle sue terre. Da questo punto di vista la avvicinerei alla Volpe, forse più smaliziata e ambigua. La Gazza è attirata in particolare da tutti i piccoli oggetti abbandonati qua e là, soprattutto quelli sberluccicanti che le sembrano begli ornamenti per il nido. Per questa sua anima da collezionista la Gazza è stata etichettata come irrispettosa della Sacra Proprietà Privata (e privata di cosa poi, poverina? Privata d'affetto forse...). Con quel cappuccio nero è stata messa alla stregua dei ladri della banda Bassotti con le loro mascherine o, più generosamente, con l'elegante Diabolik. Ma la Gazza non ruba! Lei custodisce ciò che altri hanno smarrito, esplorare il suo nido e i suoi nascondigli è come fare un viaggio sulla Luna descritta da Ariosto, dove tutto ciò che si smarrisce sulla terra finisce in polverosi magazzini. E' un lavoro faticoso di cui lei si è assunta il grave compito. Se poi eccede di zelo e sottrae qualche oggetto che è rimasto solo momentaneamente incustodito io credo che non ci sia da scandalizzarsi. Dopotutto i proprietari dovrebbero stare un po' più attenti!



Ma torniamo alla apparentemente sobria eleganza del nostro amato volatile. Con che maestria e gusto alterna i colori: il capo nero, la marsina bianca, becco e zampe che fanno pendant, le ali squisitamente divise tra nero e penne bianche bordate di un sottile bordo nero che le fa sembrare disegnate da un artista. Se le osservate con attenzione noterete però che quello che pareva nero ha delle cromature tra il blu e il violetto. Colori altamente spirituali e molto moderni, anzi contemporanei, elettrici e adatti a chi, pur viaggiando in incognito, deve manifestare il suo nobile retaggio, quella nobiltà dell'anima cui la Gazza aspira.



Quando vedo gazze sono sereno, so che quella terra è ben custodita e ospitale. E da che ho cominciato a farci caso, un paio di anni fa, ho notato come lo Spirito della Gazza intrecci spesso la mia strada, o forse a tratti la conduca. Ad esempio gioco a rugby alla Gazzera di Mestre, lì le hanno dedicato persino il Forte! E nel forte c'è una collezione di oggetti (in vendita) d'uso delle campagne di una volta. Ho collaborato per un anno con una ditta di Gazzada (VA) e di recente sono tornato là a fare un corso di aggiornamento sulla tutela degli Alberi Monumentali. E poi a me piacciono le raGazze! Vabbè ho detto una gazzada...

sabato 4 febbraio 2012

Pronto soccorso floreale: il Rescue Remedy

Il più famoso “fiore di Bach” è di certo il “rescue remedy”, ovvero rimedio d'emergenza. La parola rescue vuol dire “recupero” ad esempio di un naufrago. Quindi questo miscuglio di ben cinque fiori serve a “venirci a prendere” quando siamo sotto shock, paralizzati, spaventati, addolorati da eventi improvvisi di cui facciamo persino fatica a capacitarci. Ma facciamo un passo indietro: cosa sono i “fiori di Bach”? Sono comunemente chiamati così 38 essenze estratte con la semplice esposizione al sole di una ciotola piena di fiori. Il dottor Edward Bach, inglese, morto negli anni Trenta, scoprì la correlazione tra sintomi e carattere del paziente, arrivando a ridefinire completamente il concetto di “salute” e “malattia”. Egli infatti affermò che la salute è il nostro diritto di nascita quando seguiamo la nostra vera identità nel suo dispiegarsi. Cercando di sviluppare una medicina che aiutasse a ricordare questa vera identità mise a punto le basi della moderna floriterapia sperimentando e diffondendo questi 38 fiori, che vengono di solito chiamati col loro nome inglese in omaggio al caro Edward.

Il Rescue Remedy è l'unica miscela di più fiori che il dr. Bach ha largamente sperimentato e diffuso ma è anche un esempio di come si possa lavorare con più fiori che collaborano, come una squadra, per risolvere una situazione particolare. Andiamo a conoscere più a fondo i cique membri della squadra col nome inglese, italiano e scientifico (in latino): Star of Bethelhem (Stella di Betlemme, Ornitogallum), Impatiens (Non mi toccare, Impatiens glandulifera), Clematis (Clematide selvatica, Clematis vitalba), Rock Rose (Eliantemo, Heliantemum nummularium), Cherry Plum (mirabolano, Prunus cerasifera). Si tratta in gran parte di fiori che si possono trovare comunemente nelle campagne del nord Italia. La medicina che cercava di sviluppare Bach partiva proprio dalle erbe, dalle cose semplici e alla portata degli amanti della natura. La sua ricerca fa tesoro della dottrina antica delle segnature che cercava di identificare le vere e proprie Virtù delle piante.

Andiamo a conoscere i nostri cinque fiori che miscelati con acqua e brandy (grazie quindi anche allo Spirito che li conserva!) formano l'affiatata “squadra di recupero” (Rescue Remedy). Il capitano è Star of Bethlhem che è uno dei quattro fiori che hanno il compito da fungere da “catalizzatori”, ovvero che vengono inseriti in una miscela di essenze per aiutare a dirigere e armonizzare le vibrazioni degli altri fiori, facendole esprimere al meglio. E' sempre bene inserire uno dei quattro fiori catalizzatori (star of bethlhem, holly-agrifoglio, wild oat – avena selvatica, agrimony-agrimonia) quando usiamo più fiori insieme. In questo caso il nostro capitano ha l'incarico di aiutarci a superare uno shock, a farci affrontare un passo alla volta quello che ci ha preso così di sorpresa riuscendo ad avviare processi di integrazione dell'esperienza in questione (un incidente, il recupero da un'operazione, una brutta notizia, un lutto ecc.).
EDWARD BACH
Clematis invece ci aiuta a non perderci nei nostri pensieri ma portare avanti quei piccoli gesti concreti che ci possono aiutare concretamente a migliorare la situazione. Impatiens ci insegna a prenderci tutto il tempo che serve per farlo ed in particolare a rispettare i movimenti della nostra anima per evitare di affrontare in modo superficiale ciò che è avvenuto. Rock Rose lenisce la paura e scioglie l'eventuale paralisi dovuta a un attacco di panico mentre Cherry Plum aiuta a manifestare liberamente le proprie emozioni senza però perdere la testa o fare gesti spropositati che potrebbero creare ulteriori problemi. La fama e l'efficacia del rimedio sono talmente conosciuti da oscurarne l'origine. Spesso nell'incertezza su quale fiore scegliere si ripiega sul Rescue Remedy “passpartout” ignorando così i grandi benefici che la floriterapia può portare in ogni ambito della nostra vita. Un po' come certo uso della tachipirina o anni fa dell'aspirina. Per lavorare con i fiori infatti ci vuole tempo e conosceza, di se stessi innanzitutto e in questi anni apparentemente affannosi facciamo fatica a concederci anche solo di capire cosa sta succedendo dentro di noi.

I Fiori di Bach, come i sassolini bianchi lasciati da Pollicino, cercano di guidarci tranquillamente alla fonte della nostra salute: l'ascolto della nostra “piccola voce interiore”, la nostra Anima (così scriveva Edward) o, se preferite, il nostro sé superiore.

giovedì 2 febbraio 2012

Oltre Matrix?

Al risveglio dal coma indotto da Morpheus per traghettarlo alla nuova presa di coscienza Neo si ritrova in un futuro decadente e atroce. E' il 2400 circa, l'umanità da secoli combatte una lotta contro le macchine che, divenute senzienti, hanno deciso di prendere il controllo del pianeta e di eliminare le forme di vita “inferiori”. La guerra procede senza esclusione di colpi sconvolgendo la faccia del pianeta. Gli umani trovano il modo di oscurare il cielo con uno strato di nubi nella speranza di togliere alle macchine ribelli la principale fonte di energia e si sono rintanate nel sottosuolo, usando l'energia geotermica del centro della terra. Le macchine allora mettono a punto un incredibile modo di produrre energia: usano il sistema nervoso umano come generatore, allevando esseri umani geneticamente modificati in apposite cellule e collegando il loro sistema nervoso al sistema di realtà virtuale Matrix che simula la vita sul pianeta alla fine del XX secolo. Ogni pensiero, emozione e sensazione dell'umano collegato fornisce energia per alimentare il mondo delle macchine.

Comincia così il gioco di specchi tra Realtà 1, quella iniziale (Matrix) che si rivela ingannevole e costruita a tavolino nella Realtà 2 (la guerra tra umani e macchine). Neo si dimostra abile nel maneggiare i codici del programma di realtà virtuale superando tutte le conoscenze accumulate da Morpheus e compagni. Riesce a compiere “miracoli” nella Realtà 1 grazie alla sua capacità di riprogrammare parti sempre più consistenti della sua mente collegata. Sembra riuscirci per un dono innato, ma molti altri esseri umani dentro Matrix stanno sviluppando capacità incredibili (si pensi alla scena dei bambini nel soggiorno dell'Oracolo). Neo quindi non è forse l'Eletto, come gli dice l'Oracolo, ma il primo di una nuova generazione che sarà in grado di riprogrammare Matrix. Lo scenario della Realtà 2 sembra senza speranza: perchè risvegliare esseri umani alla terribile realtà del XXV secolo? C'è chi, una volta risvegliato, si pente e vorrebbe rientrare in quel mondo ricco di piaceri e possibilità che secoli di conflitto hanno completamente distrutto. Non ci sono sapori, il cibo è un brodo di proteine e vitamine. C'è però la possibilità di sviluppare relazioni sincere di amicizia, il cameratismo e l'amore. Unico piacere sembra essere la sessualità in carne ed ossa. Ma sarà davvero più desiderabile di quella programmabile della realtà virtuale? All'interno della nave c'è infatti “il pappone virtuale” che combina appuntamenti galanti in un Matrix simulata per soddisfare gli istinti primordiali.

A cosa può alludere il film con questo terrificante scenario? Il risveglio spirituale porta forse a rivelazioni così terribili? In diversi passi del vangelo il Maestro Gesù di Nazareth (l'Eletto?) dice di essere venuto a portare la spada e la guerra, a distruggere l'attaccamento alla Realtà 1 (chi non odia suo padre e sua madre non è degno di me) per aprire la strada ad una Realtà 2 di perfezione chiamata “Regno dei Cieli”, dove gli esseri umani incontreranno il loro vero padre divino diventando come lui. Una visione molto interessante del rapporto tra Realtà 1, prodotta dai sensi fisici e la Realtà 2 in cui essa nasce è il Corso in Miracoli (1). E' un classico della ricerca spirituale, è un libro edito nel 1975 dall'omonima fondazione su ispirazione dello “Spirito Santo” che offre un corso della durata di un anno con esercizi quotidiani per correggere la realtà ordinaria e malata. Il concetto cardine è che ciò che percepiamo (Realtà 1) dipende da ciò di cui siamo profondamente convinti (Realtà 2). Alla base della nostra visione del mondo c'è il “peccato orginale” di crederci separati dal nostro parte divina e di voler vivere una vita come creatori autonomi ma incompleti.

Questa prima separazione dall'armonia originaria (adombrata anche nella cosmologia di J.R.R. Tolkien nel Silmarillion) ha creato un senso di colpa e il timore di venire puniti dal padre onnipotente. Questa credenza di aver commesso qualcosa di irreparabile ha dato vita ad una realtà dove tutto soffre e muore, dove si alimenta un ciclo di vendette continue (il karma). Le energie separate, per procrastinare l'inevitabile confronto col padre, hanno quindi creato la realtà che sperimentiamo nascondendo la loro origine divina un po' come fa il bambino che si nasconde sotto le coperte al mattino per fare finta che sia notte. La visione del Corso in Miracoli introduce un terzo livello, una Realtà 3 dove il padre-madre eterno attende il ritorno dei suoi figli e manda continuamente messaggi per richiamarli. C'è una parabola che offre questa chiave di lettura per l'azione di Gesù di Nazareth: quella del figliol prodigo. Appena il figlio che si è separato sperperando la sua eredità decide di tornare dal Padre e sottoporsi al suo giudizio il Padre gli và incontro e lo riaccoglie in tutto il suo amore rivelando come non ci fosse alcun Giudizio o condanna nell'eterno padre-madre amorevole. Ricapitolando la Realtà 3 è quindi perfezione e armonia totale, la Realtà 2 è la nostra mente separata, dove è avvenuta la frattura e dove si dispiega la possibilità della guarigione per sciogliere la Realtà 1, ingannevole ed effimera. Ecco cosa si intende col termine “perdono”, ovvero abbandono delle credenze che generano paura, dolore, colpa, morte.

Ma nel film Matrix ci sono elementi che possano suggerire questo ulteriore livello interpretativo (2)? Io credo di sì, a questo livello possiamo ricondurre la fede incrollabile di Morpheus, la presenza del misterioso Oracolo e i bambini “aspiranti” e ci sono le capacità che Neo sviluppa in modo inspiegabile comincia a credere che sia possibile cambiare. Solo quando Neo trova questa fiducia in sé comincia ad agire seguendo delle intuizioni e non la sua conoscenza delle 2 realtà che ha sperimentato fino ad allora. Allora segue un'ispirazione che lo porta ad agire in modo inaspettato e, alimentando così la sua fiducia (fede?), inizia a compiere continui “miracoli”. Accanto a lui c'è una donna che lo ama totalmente e lo segue anche nell'ultimo folle tentativo di sovvertire ogni pronostico. E' lei che miracolosamente (?) lo risveglia dalla morte dichiarando il suo amore e di "non avere più paura". Il suo nome è Trinity, ovvero Santa Trinità ovvero perfetta comunione tra Padre, Figlio e Spirito Santo... NEO diventa ONE, l'unità ritrovata?


Buone note

(1)Il Corso in Miracoli è tradotto in italiano e disponibile nelle librerie. Potete visitare anche il sito internet della fondazione “A course in Miracles”, in sigla ACIM che pubblica on line tutto il materiale gratuitamente: http://acim.org

(2)Lavorando a questo post ho trovato molto materiale interessante e molto trash. Consiglio di leggere anche http://www.anticorpi.info/2011/08/gnosticismo-e-buddismo-in-matrix.html