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venerdì 15 ottobre 2010

Lottare e Amare


Sublime esempio di spiritualità maschile è il re Davide, agile e bello, valoroso in battaglia, amante appassionato ma anche interprete della sua voce interiore, del suo Signore, cui canta con la bella voce accompagnandosi con la cetra e la danza:

"Il Signore è la mia roccia,
la mia fortezza, il mio liberatore,
il mio Dio, la rupe in cui mi rifugio,
il mio scudo, la mia salvezza, il mio riparo."
(Samuele 22,3)

La sua immagine di Dio è prepotentemente maschile, Davide adora il principio divino maschile, il Signore degli eserciti, che colpisce gli empi e tiene fede alle promesse fatte a coloro che lo temono. Non c'è misericordia o perdono nella sua immagine del divino: Dio è giustizia, dà a ciascuno secondo i meriti o delitti.

"Il Signore mi trattò secondo la mia giustizia,
secondo la purità delle mie mani alla sua presenza."

E' profonda questa riflessione di Davide: il Signore (il mio Sè), mi tratta secondo il giudizio che do a me stesso, secondo la purezza che ha mosso le mie azioni. Questo Dio non giudica ma lascia che "sia fatto secondo la tua volontà" come spiegherà poi Gesù Cristo, ovvero per rispettare la libertà individuale lascerà che si creino le conseguenze delle nostre azioni sante o folli che siano, affinchè la nostra giustizia possa accrescersi e noi possiamo evolvere. E' il concetto del sistema evolutivo legato al karma.


Il dovere di ciascuno è quindi di agire secondo giustizia, ovvero la più alta idea di giustizia di cui ha consapevolezza in quel momento evolutivo. E qui ritroviamo il concetto induista del Dharma (agire secondo i propri doveri). Nel suo lungo regno, 7 anni a Hebron e 33 a Gerussalemme, Davide evolverà passando attraverso guerre, gravi delitti, ribellioni interne,, passioni, odi tradimenti fino ad incarnare, nella vecchiaia, l'equilibrio e la pace interiore. Solo allora, alla fine del percorso renderà vere le parole del salmo in cui canta:

"chi governa gli uomini ed è giusto,
è come la luce del mattino al sorgere del sole,
in un mattino senza nubi,
che fa scintillare dopo la pioggia
i germogli della terra."

Ed infatti prima di morire scelgierà tra i suoi figli quello più adatto e lo designerà suo successore, consolidandolo al trono in modo da evitare nuove lotte intere: su queste basi potrà infatti regnare Salomone.

Ma Davide fu prima di tutto l'eletto del Signore, colui che ne intendeva la Parola ed eseguiva i suoi comandi, colui che poteva chiedere consiglio al suo Dio certo di ottenere risposta. Ed è lui infatti che trasporta l'Arca dell'Alleanza a Gerusalemme, precedendola a piedi, cantando e danzando seminudo circondato alla folla degli Israeliti e dei Giudei. Davide riuscì, al termine della sua vita, ad incarnare un modello di perfezione maschile che viene rappresentato simbolicamente dalla stella di David, detta anche scudo di Davide o, ancora, sigillo di Salomone. Non ci sono notizie sicure sulla sua origine, non è nemmeno certo che sia direttamente collegato alla figura del grande re. Le sue letture sono molteplici ma indiscusso è il suo potere, anche nella forma tridimensionale con due tetraedri compenetrati. La stella è costituita da due triangoli: uno, che ha la punta rivolta verso l'alto e personifica il principio spirituale, a cui viene sovrapposto un altro triangolo, che ha la punta rivolta verso il basso e rappresenta il principio corporale in una perfetta integrazione ed equilibrio. E così il più potente re della storia di Israele, mai vinto in battaglia, non disdegnava di umiliarsi alla presenza del suo Signore, comporre e cantare salmi con la stessa voce con cui sedusse innumerevoli donne. Della sua sensualità Davide fece la sua forza, ponendola al servizio di ispirazioni e destini più vasti di lui.