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venerdì 31 gennaio 2014

Mahayaga proclamato da Sri Tathata: un evento planetario

Giovedì 6 febbraio inizierà a Kollur, nello stato del Karnataka, in India e in tutto il mondo una importante cerimonia guidata dal maestro (ovvero "Śrī") Tathāta. Ho avuto il piacere di incontrarlo nel 2012 e di ricevere insieme a Giulia e, nella pancia, Michele la benedizione sua e dei suoi monaci. Ad essere sincero ero pieno di pregiudizi, perchè se devo dichiarare chi riconosco come Maestro rispondo Gesù di Nazareth dopo il battesimo nel Giordano, quando manifestò il Cristo. Inoltre ho scarsa propensione per le discipline orientali che sento lontane dalla tradizione, soprattutto quando sono praticate con una adesione superficiale e non profondamente comprese e applicate nella propria vita di ogni giorno.
La presenza di Tathata in un ambiente che conosco bene mi ha aperto la comprensione di quali energie risuonano con lui. Quella benedizione poi mi ha permesso di sperimentare alcune qualità delle energie che questo saggio e sorridente maestro sa muovere. Gli offro quindi il mio rispetto e il mio sostegno quando opera, come in questo caso, per un progetto utile all'evoluzione dell'intera umanità. O meglio di quella umanità che ha deciso di evolvere e realizzare a pieno le sue potenzialità. Usando un linguaggio sciamanico direi che questo maestro indiano è legato alla direzione Ovest, porta misericordia, riscatta vecchi legami di appartenenza (di sangue, di cultura, di popolo) per diffondere un'etica che li supera tutti, proclama il tempo dell'uomo inserito profondamente nella sua comunità.
Per il mio modo di sentire lo scorso anno è stato un anno dominato dalla direzione Nord e il mese di febbraio accolse (l'11) una forte nevicata e le dimissioni di Ratzinger, uno dei papi più conservatori e ambigui degli ultimi secoli, ancora attivo come papa ombra in Vaticano. Quest'anno, ancora in febbraio, nel segno dell'Acquario governato da Urano (il rivoluzionario!) un'altra tradizione religiosa (l'induismo) compie un atto di grande rinnovamento e addirittura è in grado di lanciare un intervento globale di concreto utilizzo delle vibrazioni più veloci (alte frequenze, "spirituali" si diceva un tempo). Dopo il salto quantico del 21.12.12 l'apertura dell'età dell'Acquario sta offrendo grosse opportunità di rinnovamento e rilancio dell'evoluzione umana. Ma bisogna imparare a superare le appartenenze, a guardare oltre le forme, per lasciar risuonare ciò che ci accomuna e ci unisce, per costruire insieme un mondo adatto a questa nuova fase.
A Chioggia il Mahayaga verrà celebrato ogni sera a Palazzo Carlo Goldoni (vedi il sito di questo pregevole palazzetto seicentesco). Si inizierà giovedì 6 febbraio h 21 a Palazzo Goldoni ( Calle Carriera 307 a CHioggia, tel. 3493977697) e si terminerà il 12 febbraio (ogni sera h 21, siate puntuali). La serata di sabato 8 febbraio saremo ospiti al Quadrifoglio Dojo (via F. Turati 4/A, Chioggia, cell.3317944863). Gli incontri sono liberi e aperti a tutti, indipendentemente dall'orientamento religioso, filosofico o spirituale. A tutti quelli che condividono gli intenti che trovate, declinati per ogni giorno qui di sguito. Potete visitare anche il sito ufficialehttp://www.mahayaga.org/
Credo che siano molti significativi gli intenti espressi giorno per giorno e vi farà capire la qualità dell'intento che muove il Mahayaga. Anche la scelta di celebrare 7 giorni mi sembra già significativa, chi ha orecchi per intendere intenda!

Primo giorno, giovedì 6.2.14
Una Coscienza Nonviolenta per l’uomo

Le preghiere del primo dei sette giorni dello Yaga aperto al pubblico saranno condotte con la volontà e l’intenzione di veder discendere l’Energia del Dharma e reinstaurarsi l’equilibrio della Natura. In questa giornata verrà posto l’accento sullo sviluppo di una consapevolezza e di un atteggiamento di Nonviolenza, così come sull’avvento di un sistema educativo finalizzato al progresso della coscienza.

Secondo giorno, 7.2.14
Le nuove generazioni

Il lavoro del secondo giorno consisterà nel concentrare la nostra volontà ed il nostro intento sul sorgere di una nuova generazione che sia in grado di portare avanti gli alti princìpi del Dharma di Brahmacharya (periodo che corrisponde all’infanzia dai 5 ai 7 anni ed alla gioventù), poiché l’uomo potrà raggiungere la condizione divina che costituisce l’oggetto della sua grande ricerca solo tramite un’educazione, fin dall’infanzia, basata sui valori e sull’osservanza del Brahmacharya Dharma.

Terzo giorno, 8.2.14
I quattro Varnasrama Dharma

I principali temi della terza giornata saranno: la diffusione del giusto modo di vivere le quattro tappe di Brahmacharya, Grihasthya (coppia e vita familiare), Vanaprestha (allontanamento dalla vita familiare e dalla vita nel mondo) e Sanyasa (fase finale della vita), attraverso il rispetto consapevole del Dharma; ridefinizione di questi quattro Dharma; arrivo di persone di buona volontà pronte ad assumersi la responsabilità di prendere in mano le redini della società.

Quarto giorno, 9.2.14
Il Dharma della Nazione

Il giorno seguente proseguiremo sulla scia del tema precedente, andando ancora oltre: le preghiere e l’intenzione saranno dedicate al sorgere di una stirpe di leaders capaci e competenti che siano pronti e disposti ad intraprendere il lavoro di rinascita sociale assicurando protezione alla società, ricostruendo la nazione ecc., a partire dalla conoscenza delle caratteristiche di uno Yuga divino, e con la forza di tenerle costantemente in mente; persone che sappiano, quindi, debitamente rinunciare ai propri interessi personali per gli interessi più ampi della società, della nazione e del mondo.

Quinto giorno, 10.2.14
Yodhanam Dharma (entrare nel Dharma)

Il quinto giorno, le persone del gruppo pregheranno e focalizzeranno la loro volontà sulla messa in opera della propria decisione di ricevere ed adottare il Dharma nella loro vita e chiederanno al Divino di far discendere su di loro la conoscenza, la consapevolezza e la forza che permettono di condurre una vita Dharmica affinché, per loro tramite, possa spianarsi la strada che porta all’ avvento di un’era divina.

Sesto giorno, 11.2.14
Il flusso di nettare

La discesa dell’Energia della Fonte Suprema dai piani più elevati , a squarciare la tenebra del Tamas, e la diffusione del Suo flusso di nettare a tutto l’universo manifesto, costituiranno la visualizzazione del sesto giorno.

Settimo giorno, mercoledì 12.2.14
La fioritura della coscienza umana

Le preghiere del settimo giorno saranno volte alla fioritura della coscienza umana in tutte le sue dimensioni, alla riscoperta del ritmo dell’universo e alla divina celebrazione dell’esistenza attraverso la connessione con esso. I partecipanti offriranno il proprio saluto solenne e la propria gratitudine all’Energia Divina discesa durante lo Yaga.

venerdì 24 gennaio 2014

I Nani di Chioggia

Durante le attività in piazza dell'Associazione Amico Giardiniere è arrivato a Chioggia, su invito del liutaio Enzo Guido, un nano del regno di Altaguardia in Valcamonica. Erano secoli che i nani non scendevano da quelle montagne fino al mare. Si erano oramai rassegnati a essere ignorati dagli umani. Il nano, di nome Oin, ha portato con sè anche una pergamena con una storia sorprendente su un'antica comunità nanesca che si era trasferita qui ai margini della laguna oltre 2500 anni fa.
Avete mai notato quanti siano i chioggiotti di bassa o bassissima statura? E il loro amore per le attività artigianali? Le famose pipe? E le conoscenze tecniche della famiglia Dondi che realizzò un orologio meccanico nel 1300? Tutti questi aspetti, incluso un carattere un po' burbero, sono da ricondurre proprio ai rapporti con quella colonia nanesca. Da quello che sono riuscito a decifrare dalla pergamena tutto ebbe inizio all'epoca dei commerci degli Etruschi in queste zone. A caccia di rame e ferro si erano spinti fino in Valcamonica. Uno dei loro lucumoni (i 12 capi etruschi, scelti tra alcune nobili famiglie) aveva convinto il regno di nani di Altaguardia, mostrando le ricche mercanzie, a mandare un gruppo di artigiani all'emporio che sorgeva qui, all'estuario del Bacchiglione.
Furono scelti 12 abili artigiani, ognuno con una diversa specializzazione, e un promettente e giovane nano garzone, che tutti chiamavano Prontolo per la velocità con cui rispondeva alle richieste o ai comandi. I nomi naneschi sono lunghissimi, aspri e quasi impronunciabili e quindi rinuncio a darvene conto. Così avvenne che i tredici nani si stabilirono con le loro fucine nell'emporio etrusco dove navi dall'oriente, carovane paleovenete e celtiche si incontravano nella bella stagione a barattare i loro prodotti.
La figlia del lucumone era la bellissima Clodia, minuta e mora, con lunghissimi capelli che sfioravano i fianchi. Tutti i nani rimasero colpiti dalla sua bellezza ma nessuno mai dava peso alle loro serissime intenzioni di accasarsi. Ma il fumo delle fucine dei nani, i crogioli dove il rame, lo stagno e il ferro prendevano forme armoniose veleggiando verso Nord attirò l'appetito di uno dei peggiori nemici dei nani: un temibile drago. L'enorme creatura si scosse e iniziò a fiutare e sbattere le ali, generando venti di tempesta e indirizzando nuvole cupe per terrorizzare le sue prede.
Il lucumone terrorizzato dall'improvvisa ira delle divinità celesti si rivolse ai nani per ottenere consiglio e aiuto. Dove sapere infatti che i nani sono molto longevi, vivono anche per trecento anni e quindi sono molto saggi e ricordano cose che gli umani, nelle loro brevi e frettolose vite, spesso non fanno in tempo a capire. I nani spiegarono che era imminente l'arrivo di un drago e che se ne sarebbero andati. Il lucumone li scongiurò e anche la bella Clodia piangendo li supplicò di aiutare la sua gente. Allora i tredici nani tennero consiglio e decisero che avrebbero aiutato gli etruschi nella lotta, ma che Clodia avrebbe dovuto scegliere in marito uno di loro. Dolcemente la ragazza sorrise e a malincuore suo padre accettò.
I nani si misero all'opera, ciascuno nel suo laboratorio. Prontolo che non ne aveva uno rimase chiuso fuori e si mise a vagare in cerca di qualcosa di prezioso da donare. Il mattino dopo, mentre il vento di tramontana, spinto dal drago, raggelava fuori stagione tutta la regione gli artigiani naneschi si presentarono coi loro doni. Uno aveva forgiato una bella spada, l'altro uno scudo lucente, un altro ancora un campana che avrebbe avvisato dell'arrivo del drago o di altri pericoli. Seguirono una cintura ornata di pietre preziose, una pipa modellata col viso dolce di Clodia e altri doni ancora. Clodia ammirava ogni cosa e faceva apprezzamenti ad ogni nano ma non sapeva decidersi.
Ed ecco arrivare di corsa Prontolo. Il nostro giovane nano portava il suo dono: una conchiglia di garusolo (un mollusco con una particolare casa a spirale) legata con un sottile filo d'argento a mo' di collana. Quando la vide Clodia divenne raggiante e abbracciò il giovane nano tra lo stupore dei suoi più anziani ed esperti compagni. Il cielo si faceva sempre più cupo e la campana magica si mise a suonare per avvisare dell'arrivo del drago. Tornati nelle loro fucine i nani si riunirono attorno al giovane Prontolo e lo armarono da capo a piedi, tanto che quasi non riusciva a muoversi. Poi lo benedissero e lo spinsero sullo spiazzo al centro delle casupole.
Il cielo era nero, percorso da veloci lampi e dal battito delle ali del drago. Prontolo si fece coraggio pensando al sorriso di Clodia. Poi il drago fu su di lui in picchiata verso la prima facile preda. Prontolo alzò lo scudo e in quel momento un raggio di intensa luce blu penetrò all'improvviso tra le nubi dense. Si riflesse sullo scudo e sulle pietre preziose andando poi a colpire il drago che ne restò accecato. Attterrò malamente e cominciò a incendiare e fracassare ogni cosa, alzando fumo e polvere alla cieca. Prontolo attese il momento migliore e poi si arrampicò dalla coda fino alle spalle del drago. Da lì iniziò a menare fendneti con la lama affilatissima.
Il drago comprese di essere in grave pericolo e, come fanno quelli della sua razza di fronte a potenze maggiori, si arrestò e chiese di essere risparmiato in cambio dei suoi servizi. Prontolo accettò e allora gli altri nani sbucarono fuori dalle macerie e iniziarono a legare il drago. I vecchi artigiani nani usarono il drago per scavare una città sotterranea, inespugnabile, dove ricostruirono le loro fucine, attive ancora oggi ma ormai dimenticate. Prontolo invece si sposò e da allora una linea di sangue misto mezzo nano scorre nelle vene della gente di queste terre. Per sostituire l'emporio devastato una nuova cittadina fu costruita, su un'isola riparata, che fu prese il nome della giovane Clodia, oggi detta Chioggia. Ah sì... un'ultima curiosità. Il luogo della lotta col drago è oggi contrassegnato da una antica chiesa, quella dedicata a S.Michele Arcangelo a Brondolo. Il colore del raggio dell'arcangelo è il blu profondo ed è il primo raggio, quello che spinge ad agire secondo la fede nella giustizia divina e non la convenienza del mondo.

giovedì 23 gennaio 2014

Giardinieri arroganti e incompetenti

Uno dei motivi che mi ha spinto quest'anno a ritornare a tempo pieno nel campo del giardinaggio è la constatazione quasi quotidiana di quanti incompetenti si fregino del titolo di "giardinieri" e siano autori di becere amputazioni di alberi, misere sagomature di cespugli e un generale impoverimento e standardizzazione dei giardini. Qui in provincia di Venezia, Treviso e anche a Rovigo sono davvero poche le realtà virtuose che curano la loro formazione e il livello della proposta ai loro clienti. Per questo ho scelto di collaborare con il garden Primula Gialla di Mestre (quello di via Pertini). E' uno dei pochi spazi dove ho riscontrato negli anni un aumento di competenza, un forte impulso all'innovazione e all'anticipazione delle tendenze. Io ho un'altra filosofia, esemplificata dal lavoro nell'associazione Amico Giardiniere (vedi il sito), ma davanti allo scempio generalizzato ho cominciato a costruire alleanze con chi è pronto per un cambio di livello.
In tenuta da tree climber per le potature in arrampicata (brevetto dal 2009)

Da un lato ho anche constatato che alcuni "giardinieri" saprebbero lavorare a regola d'arte ma sono rassegnati a lavorare secondo le aspettative dei clienti che, senza nessuna conoscenza in merito, guardano cosa è stato fatto "nel giardino vicino", ovvero si adeguano senza obiettare al tipo di interventi che qui vanno per la maggiore. Insomma per "guadagnare la pagnotta" abbassano la testa e accontentano anche le più infantili richieste, tipo "mi pota al di sotto della gronda questo pino (e quando qui si dice volgarmente "pino" si possono intendere un cedro, un abete o un vero pino). Io ho un'altra etica del mio lavoro. Io ho fatto la gavetta e mi sono costruito con fatica e passione un curriculum professionale migliorando progressivamente le mie competenze. So bene che per diventare un buon giardiniere ci vogliono anni di pratica, osservazione, studio. Il vero giardiniere è come un frutto maturo e sono certo che tra 10 anni sarò ancora più in gamba, più competente e anche più intuitivo.

Corso di aggiornamento a Villa Cagnola (Varese) col prof. Daniele Zanzi

Io amo il mio lavoro e cerco di farlo al meglio, con tutti i miei limiti ovviamente. Non sopporto quei cosiddetti "giardinieri" arroganti e incompetenti che qui vanno per la maggiore. Improvvisati dopolavoristi oppure contadini per tradizione che non hanno ancora capito che occuparsi di giardini o lavori agricoli sono mondi contigui ma differenti, come se un calciatore volesse giocare a rugby! Ci sono altre regole, il campo è molto diverso, l'obiettivo è la bellezza e l'armonia e non la produttività o la monotonia di un campo di mais in monocoltura. Il boom edilizio, la grande quantità di lottizzazioni che dagli anni Ottanta hanno disseminato il Veneto di casette e bifamiliari con un giardino simbolo di status sociale ha gonfiato un mercato facile: bastava piantare qualche albero imponente, magari un ulivo secolare trafugato dalla Puglia, una siepe di lauroceraso e qualche roseto.

Attestato corso Pro Arbora, gli alberi: la mia passione

Nelle lottizzazioni sempre più piccole di questi ultimi anni i giardini di 30-60 mq sono diventati normali. Fazzoletti di terra spesso in ombra, squadrati e circondati dalle solite siepi monospecifiche di photinia red robin o cipresso laylandi. Spazi verdi fatti con lo stampino, senza rispecchiare le preferenze e la personalità del proprietario, con la stessa logica degli appartamenti fatti in serie. Sono davvero giardini? Se non c'è un progetto e una cura di un giardiniere, che dovrebbe essere innanzitutto il proprietario, allora lentamente nasce un giardino. I giardini per me si piantano e poi negli anni crescono e si trasformano, sono vivi! Evolvono! Respirano con le stagioni, si ammantano di colori e profumi, offrono frutti e erbe ai loro custodi. Custodi e non padroni. IO sento questo: che noi siamo custodi delle nostre proprietà, le possediamo per un tempo limitato e poi altri ne disporranno. C'è un rapporto affettivo tra il proprietario e un vero giardino e si sente appena entri, vieni come avvolto da un'atmosfera che è l'amplificazione dell'anima che cura il giardino.

Abbattimento controllato

Sono anche un poeta, è vero. Ma come può essere altrimenti? Come posso spegnere la testa e il cuore davanti alla bellezza, presente o potenziale di un luogo? Molti presunti giardinieri si proclamano tali perchè sanno accendere il motore del rasaerba, tagliasiepi o motosega. La meccanizzazione non è legata alla competenza, anzi spesso livella all'apparenza la qualità. E' necessaria spesso, non lo nego, ma è nel lavoro a mano che si esprime al massimo la personalità e l'abilità del nostro giardiniere. Per aprire una ditta di giardinaggio non serve alcun requisito. Può essere un'azienda agricola che offre servizi di giardinaggio o una partita iva da artigiano. Nessuno ti chiede se hai fatto studi nel settore o se hai lavorato in ditte specializzate. Da allora, se non prima lavorando in nero (altro capitolo da affrontare), ti puoi arrogare il titolo di giardiniere. Io sono invece a favore di una selezione, di una formazione possibilmente più pratica che teorica, per poter diventare giardinieri.

Muro a secco rifatto da me

Prossimamente scriverò dei contributi per spiegare nei dettagli il mio punto di vista sui giardini preconfezionati, gli errori più comuni e le possibilità che si possono sviluppare anche i piccoli spazi, a patto che ci sia passione e competenza. Se leggendo avete sentito risuonare qualcosa in voi forse io sono il giardiniere che fa per voi, o voi siete giardiniere che la pensano come me. Incontriamoci! Per far fare un salto di qualità a questo nostro mondo del giardinaggio. Chiamatemi al 328 7021253 e invitatemi senza impegno e senza dubbi per una chiacchierata a Mestre, Chioggia e dintorni. Oppure potrei consigliarvi un bravo giardiniere vicino a casa vostra, stiamo diventando tanti! Ricordo infine che secondo l'antico testamento il mestiere più antico è quello del giaridiniere. Infatti Adamo fu messo dal Dio creatore nel giardino "perchè lo custodisse e lo coltivasse"! Nel Vangelo di Giovanni inoltre Gesù Cristo risorto viene scambiato inizialmente per ... il giardiniere! Insomma un mestieri più prestigioso e sacro di questo.

Posa di prato pronto in rotolo, attecchimento omogeneo assicurato

martedì 21 gennaio 2014

Il tramonto di Jesi

Il 26 dicembre scorso sono stato per una breve visita a Jesi. Speravo di incontrare alcune vecchie compagne di strada ma, con l'implacabile puntualità del destino, mi sono ritrovato senza guide indigene ad ascoltare quei luoghi che mi avevano accolto negli anni scorsi durante importanti espansioni di coscienza. Sono arrivato al tramonto, un magnifico tramonto invero.
Non credo che nessuno qui abbia la stessa capacità di ascoltare il linguaggio elementare che scrive nei paesaggi, nelle piccole sincronie le stesse dinamiche che si studiano con complicati calcoli e difficili osservazioni del movimento degli astri. Solitudine 0 opportunità. Ho lasciato libero l'istinto senza dover spiegare o condividere con chi vive su altre frequenze. Jesi è un antico tempio del femminile potente. Aveva il compito di nutrire e formare un certo numero di "Jesus". Ora quel numero è completo.
Sono andato a visitare alcuni luoghi con cui avevo già seminato rapporti di confidenza. Già due anni fa mi era arrivato chiaro il messaggio che per costruire bisogna distruggere. Cominciava allora una fase di demolizione. Come spesso accade la semplicità del linguaggio elementare nascondeva una quantità di connessioni e significati su cui, allora, non mi soffermai. Qualcosa è morto. Forse ci si è illusi di poter costruire chissà quale struttura caleidoscopica su un cadavere privo di forza vitale. La clematide che ha colonizzato questo gelso secco forse si illude di poter toccare il cielo ma dovrà ricadere prima o poi svegliarsi dalla sua finzione sopportandone le conseguenze.
Raggiungo la piazza più famosa della cittadina: quella dedicata a Federico II di Svevia che qui nacque. Al centro un obelisco circondato da leoni (ma sembrano più leonesse) e pesci. Federico nacque proprio un 26 dicembre, ma del 1194, 819 anni fa. Di imperatori ormai non ce ne sono più, ma ancora uomini capaci di usare con discernimento la propria autorità. Non ricordavo coscientemente quella data e comincio a capire l'urgenza con cui avevo riconosciuto questo come il giorno giusto per venire a Jesi.
Avevo fantasticato di venire qui da mediatore, per raccogliere i pezzi preziosi di un complicato puzzle ma devo accettare che un'epoca è finita, che molto deve essere disfatto e il dado è stato lanciato. Mentre l'oscurità incombe, segnali di nuova vita, di nuove opportunità evolutive mi vengono incontro. Là dove il vecchio gelso moriva giovani pioppi neri si affrettavano a colonizzare il prato per creare un vero e proprio boschetto. Irriverenti e leggeri nel vento della sera, canticchiavano un saluto a questo lungo autunno. Erano fieri di sè e intenti a conquistarsi il loro posto al mondo.
Perchè sono qui? Per offrire a questa terra la mia energia, la mia benedizione, per annunciare ciò che alcuni aspettavano, che alcuni temevano e molti ignoravano: i fauni sono tornati! Più saggi, più umili ma implacabili e temibili nel diffondere l' impulso che è stato loro affidato. Vado anche a salutare il fiume Esino e offro anche a lui nuove forze per riprendere la voce gagliarda di un tempo, per chiamare a sè i suoi figli perchè lo risanino. Mi viene in mente il suo triste destino a Fabriano dove le cartiere lo devastano e la città lo ha tombinato per non vedere lo scempio. Tutto questo deve cambiare e cambierà. Parola di fauno!

venerdì 10 gennaio 2014

La rinascita dello sciamanesimo europeo

Sono onorato nel dare pubblica notizia al primo seminario di un percorso esperienziale di scoperta dello sciamanesimo europeo. Qualcuno potrà rimanere sorpreso ritenendo che lo sciamanesimo sia un fenomeno delle società arcaiche: gli indiani d'America, i nativi dell'Amazzonia o i cacciatori Siberiani. Eppure l'Europa ha cullato per millenni una forte tradizione sciamanica che è stata attiva e pubblicamente riconosciuta fino al tardo Medioevo quando l'affermarsi della religione centralizzata e di forti compagini statali perseguitarono chiunque si sottraesse ai loro giochi di potere. Lo sciamanesimo, nel suo rapporto diretto ed esperienziale, con ogni aspetto dell'esistenza era fonte di libertà e ispirazione non compatibili con gerarchie e controllo. Negli ultimi 20 anni ha ricominciato a germogliare e portare guarigione e armonia in molte anime e in diversi luoghi.

L'iniziativa di questo percorso si è concretizzata grazie alla fiducia di Claudio Ganapati Cedolin e dello staff dello Studium di Mestre Venezia nella mia competenza nel campo. Il nostro primo ospite è un geobiologo piemontese: Rudi Toffetti. Da anni studioso dei luoghi sacri e decriptatore della loro struttura energetica e misurabile attraveso la radiestesia. Ha aderito di recente all'associazione dei Bardi e Ovati (OBOD) e conduce da anni la trasmissione "Elementa" su Keltoi Radio. E' uno spazio dedicato alla ricerca e alla decodificazione delle energie sottili, alla loro comprensione e al loro utilizzo consapevole. Pratica la rabdomanzia, radioestesia, geobiologia, domoterapia, geomanzia.

Potete consultare il sito di Rudi Toffetti, troverete molti spunti interessanti e una concretezza encomiabile. Ecco il programma della giornata:

ore 9.30: Presentazione del percorso: contributo del prof. Francisco Merli Panteghini "Sciamani si nasce?"
ore 10.00: Presentazione del geobiologo Rudi Toffetti: approccio teorico e applicazioni pratiche della Radioestesia-Rabdomanzia.
ore 11.30: Onorare il Cerchio, il bastone della Parola.
ore 14.00: Ripresa del seminario: -rilievi energetici di alcuni luoghi sacri, Geobiologia e Medianità. - prove e dimostrazioni pratiche.
ore 15.30: Creazione di uno spazio sacro, celebrare il Cerchio, canti, preghiere e offerte.

(Rilievo radiestesico di S.Eustorigio effettuato da Rudi Toffetti)

Per il programma dettgliato scrivetemi a mediatorelementare@gmail.com o contattate o Studium di Mestre. Buona Evoluzione!

Francisco

martedì 7 gennaio 2014

Concretezza e trasparenza: il mio 2014

Tra raccogliere il consenso e cavalcare il dissenso scelgo di dare senso alle mie azioni, con responsabilità e in piena trasparenza. Per anni ho scelto di ritirarmi nella marginalità, di vivere con poco senza sentirmi un povero o un emarginato. L'ho fatto perchè non sono d'accordo con il modo dominante di far funzionare le nostre società umane, non concordo con l'antropocentrismo spinto che devasta l'intero pianeta, non condivido l'ansia di guadagno e la visione materialista che ha preso il comando per portarci allegramente e disperatamente all'autodistruzione.

In questo 2013 molti fili hanno cominciato a ritessere attorno a me rapporti sociali, economici, colloqui con enti e rappresentanti di partiti politici, il sistema sanitario nazionale, Equitalia e altri. Ma soprattutto sono diventato padre e ora mi sento molto più responsabile di quello che lascerò a mio figlio. Penso all'eredità materiale ma anche sociale e spirituale. Ovvero in quale società vivrà, quanta acqua, aria, boschi e campi potrà percorrere? Su quali valori ed esempi di vita potrà forgiare la sua? Per chi come me persegue una visione ampia e multidimensionale le risposte sono necessariamente complesse.

Innanzitutto partiamo dai modi con cui dimostrare il proprio dissenso. Nei giorni d'avvio del movimento dei Forconi mi sono impegnato con altri dell'associazione Amico Giardiniere, a ripulire il canal Vena a Chioggia Marina. Giocosamente il motto era "arpioni e non forconi". Credo nell'azione diretta, nei fatti che seguono le parole, nei gruppi di persone che si raccolgono per trovare modi di rendere migliore il posto in cui vivono. Credo nell'azione locale che matura da una visione globale. Credo nella libera ricerca in ogni campo, nel rispetto di ogni forma di coscienza.

Il 2014 è l'anno della mia rinuncia alla marginalità e dell'impegno a dimostrare anche nel lavoro e nell'organizzazione che ciò in cui credo si può realizzare qui ed ora. Ricomincerò a lavorare come giardiniere a tempo pieno col garden Primula Gialla di Mestre (vi serve un giardiniere? tra Venezia Mestre e Treviso o dovunque siate disponibili a pagarmi la trasferta? Eccomi qua: chiamatemi al 328 7021253) e scrittore, geomante, formatore part time. Sto preparando un nuovo libro, dopo La Forma dell'Acqua: è un'intervista a Enrico Ciampoli che da decenni esplora le reminiscenze, memorie che ognuno conserva in sè ma che non sono "sue".

PS: io credo negli Gnomi! (e non solo...)