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martedì 26 febbraio 2013

La Chiesa si rinnova?

Le dimissioni di Ratzinger sono arrivate inaspettate a molti, ancora una volta quest'uomo si è dimostrato abile politico più che guida spirituale. Innegabili le crescenti pressioni che da molte dimensioni gli sono arrivate per rinunciare non solo alla carica ma al progetto di cattolicesimo che, con altri fedelissimi, sta cercando di attuare. Ora ha preparato una ritirata da papa ombra, ingombrante e imbarazzante per l'eventuale successore. Mi chiedo infatti se non sarebbe ora di rinunciare all'istituzione monarchica per la guida di una delle principali religioni mondiali. Preferirei una riforma democratica, con un "primo fra pari" e un clero eletto dai fedeli. Probabilmente invece il senso della tradizione su cui si barricano i cattolici porterà ad un'ulteriore elezione. Questo nuovo papa dovrà affrontare il rinnovamento della Chiesa cattolica. Ogni volta che i cristiani, di qualunque confessione, hanno cercato di vivificare la loro tradizione sono ripartiti dai vangeli (i 4 canonici ma anche gli altri detti apocrifi hanno molto da insegnare su quel grande maestro). Francesco d'Assisi fondò la sua fraternità partendo da tre passi scelti casualmente dai vangeli. Quella fonte fresca e così lontana dai riti e dalla gerarchie cattoliche è ancora disponibile e ricca e fertile. Ne suggerisco alcuni spunti per i cristiani che sentono impellente la ricerca della verità (questo è per me il significato di "essere cristiani").

Riflettere sui rituali e il modo di pregare a partire dal vangelo ci porta a interrogarci profondamente sulla potente innovazione di Gesù Cristo che chiede la fine dei culti religiosi per passare ad una conoscenza diretta dei regni (= dimensioni) spirituali. Ad esempio in Giovanni 4, 21 parlando con la Samaritana:

Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità»

Nella chiesa antica il ruolo delle donne era fondamentale, pari all'uomo tanto che la prima persona a vedere e sostenere la poderosa presenza di Cristo Risorto fu una donna e non i timorosi discepoli. Leggi Matteo 28, 5:

5 Ma l'angelo si rivolse alle donne e disse: «Voi, non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. 6 Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva. 7 E andate presto a dire ai suoi discepoli: "Egli è risuscitato dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete". E andando via Maddalena lo incontra...

Abbiamo ancora bisogno di guide, maestri e padri spirituali? 2000 anni fa Gesù Cristo disse chiaramente che ormai non era più tempo per la gerarchia ma per la ricerca comunitaria e paritaria. In Matteo 23,9-10: "E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri"...". Dunque perchè i cattolici invece coltivano ancora gerarchie? perchè uno di loro si arroga il titolo di "padre". Francesco diede la prova che solo l'umiltà e il servizio si addicevano a chi voleva primeggiare nelle virtù, chi cerca il potere come può perseguire la perfezione delle virtù?

Sulla preghiera poi Matteo 6, 5 sgg ci incita al risveglio: "Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe (o nelle chiese aggiungo io) e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."

Sul modo di rendere culto in Marco, 7 fa capire come Gesù Cristo si opponesse alla religione in generale, che persegue la teocrazia e esclama (rispetto a chi si sforza di perseguire una qualsiasi ortodossia invece di una sincera ricerca individuale): "Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. 8 Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». 9 E aggiungeva: «Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione."

Insomma chi ama il vangelo trova stimoli continui alla ricerca ma spesso chi partecipa al culto cattolico non trova il vangelo ma riti e antiche scritture ebraiche prive d'Amore... Vi saluto e vi incito alla ricerca della verità, in ogni campo, tempo e luogo. Ecco le ironiche parole del maestro Giorgio Gaber, libero cercatore di verità e bellezza.

Il mondo ha fretta continua a cambiare
chi vuol restare a galla si deve aggiornare.
Anche la chiesa che sembra non si muova
ogni tanto ci ripensa e ne inventa una nuova.
E dimostrando un notevole tempismo
ha già tirato fuori un nuovo catechismo.
Dove tutto è più aggiornato, dove tutto è più moderno
e anche a vincere un appalto si rischia l'inferno.
Dov'è condannata ogni forma di magia
ma è un grande peccato anche l'astrologia.
Dove il senso di giustizia è ancora più forte
e talvolta è anche gradita la pena di morte.

E la chiesa si rinnova per la nuova società
e la chiesa si rinnova per salvar l'umanità.

"La chiesa si rinnova" di Gaber - Luporini

sabato 9 febbraio 2013

De amicitia machinarum

Non sono l'acqua e il fuoco a esser utili in tante situazioni, ma lo è l'amicizia.

Marco Tullio Cicerone, De amicitia

E' partito un vecchio amico, uno con cui ho fatto veramente tanta strada. Uno che ogni volta chiedevo sostegno e impegno ha sempre risposto, con le sue fragilità e i suoi limiti. Si chiama Franco, è un furgone Fiat Scudo 1.9 turbo diesel costruito nel 1999. Ora ha un altro proprietario, ma con i suoi 239.000 km continuerà a lavorare, non più per un disordinato giardiniere ma per un polveroso cartongessista. Gli dedico un breve ricordo perchè è stato per me ben più di un mezzo di trasporto: mulo da lavoro, compagno di avventura, sostegno di 3 traslochi, vera e propria casa nella versione da campo. C'ho fatto praticamente di tutto dentro a quel vecchio caro ammasso di ferraglia e plastica.

Dare un nome alle macchine è ben più di un vezzo. Creare un rapporto personale con la tecnologia che abbiamo inventato e formato è molto importante. Da millenni diamo nome alle navi (dalla mitica Argo) che forse ricordano antichi viaggi su mari galattici ma raramente pensiamo di dare nome (e quindi personalità e magari anche diritti) ai nostri destrieri d'acciaio. Più veloci di qualsiasi corsiero, più forti dei cavalli da guerra, più resistenti di quelli da tiro sono protagonisti di quest'epoca: per loro disegniamo strade e alteriamo il paesaggio, costruiamo case apposite dal raffinato nome francese (garage!) e facciamo debiti... eppure non concediamo loro un nome. Io, da mediatore elementare, ve lo consiglio caldamente. Al cuore gentile ogni cosa si mostra gentile, per quanto lo possa la sua costituzione ovviamente.

Mentre lo ripulivo ho sentito il dispiacere: con lui se ne va un capitolo della mia vita, del mio diventare davvero un uomo libero. Si chiude un capitolo e se ne apre un altro: di padre, scrittore, mediatore elementare. Guidavo verso la fatidica consegna e ringraziavo ad alta voce per le mille avventure vissute insieme. Quando è stato il momento di accostare vicino al nuovo proprietario... tric... le frecce hanno smesso di funzionare. Allora siamo andati subito da un elettrauto lì vicino che ha parlato di un piccolo congegno che fa lampeggiare la freccia. Non aveva però il pezzo in casa. Sono risalito su Franco e mentre andavamo a chiudere l'accordo gli ho ordinato, con tone deiso, di obbedire al suo nuovo padrone. Appena terminato il veemente sfogo... tric... le frecce hanno ricominciato a funzionare. Sarà un caso ma io credo che coltivando amicizia anche con le macchine le aiutiamo a sviluppare un'anima.

Per questo da anni do il nome, come insegna la Bibbia, alle macchine importanti della mia vita, grazie a loro mi muovo, opero, vengo scaldato, scrivo e comunico a distanza: il computer Elia, la motosega Federica, il soffiatore Ariel, la stufa a pellet Matilda e via così. Gioco come un bimbo e mi diverto. Le macchine invece non sono programmate per divertirsi! Si capisce anche da questo che siamo ancora creatori imperfetti. Di certo non bisogna aspettarsi che un cane ragioni come un uomo, o una macchina come un cavallo. Però sento un seme di consapevolezza in ogni macchina e sono convinto che l'elettronica e le sue complessità siano anche un tentativo di dare alle macchine una personalità vera e propria. Però non facciamoci illusioni: non saranno amichevoli se noi siamo spietati con loro.

Fernando Pessoa commemorò così oltre cent'anni fa l'arrivo delle navi a motore che soppiantavano i velieri:

Ed in più ora vi sono le macchine,
anch'esse con la loro poesia, e tutto il nuovo genere di vita
commerciale, mondana, intellettuale, sentimentale,
che l'era delle macchine ha portato alle anime.
Viaggiare ora è così bello come lo era una volta
e una nave sarà sempre bella solo perchè è una nave.
Viaggiare è ancora viaggiare, e la lontananza è sempre dov'è stata
. in nessun luogo, grazie a Dio!

mercoledì 6 febbraio 2013

Piove sui pini scagliosi e irti

Il pino ha l'onore di essere il pass partout, almeno in Veneto. La gente comune chiama "pino" qualsiasi abete, cedro, pino e spesso anche tuje, cipressi e laylandi finiscono nel novero. Peccato che questa notorietà derivi dalla mancanza di conoscenza botanica e soprattutto di rapporto vivo e diretto. Le pinacee sono molte in effetti, oltre 40 specie al mondo, e hanno la caratteristica precisa di avere gli aghi raccolti in mazzetti, solitamente di 2 o 3 aghi, sostenuti da un piccolo bitorzolo.
Le specie più diffuse in Italia sono il pino domestico (o pino da pinoli, spesso confuso erroneamente col pino marittimo), pino marittimo, pino silvestre e, solo in montagna, il cirmolo e il pino mugo. Meno diffuso il pino strobo e quello di Aleppo. Le specie del genere Pinus sono monoiche, cioè ogni singolo esemplare porta contemporaneamente infiorescenze maschili (che rilasciano polline) e femminili (che contengono ovuli da fecondare). L'agente di trasmissione, il cupido dei pini, è il vento che agitando le cime con i fiori maschili, porta a nozze il polline maturo.
Dopo la fecondazione i coni femminili lignificano trasformandosi in pigne, che portanti i semi. I pinoli sono il seme del pino domestico e dello strobo. Le pigne degli altri pini contengono semi alati non commestibili, quando sono maturi la pigna si apre e il vento, grande alleato, li dissemina. Da diversi anni i pini sono colpiti da una agguerrita invasione di un lepidottero voracissimo che lo defoglia velocemente: è la famosa processionaria, Thaumetopoea pityocampa, che quando scende a interrarsi per trasformarsi in farfalla scende in ordinate file dai tronchi degli alberi.
Nonostante sia una specie coltivata da millenni dall'uomo ancora oggi viene potato malamente. Nella maggior parte dei casi la potatura consiste semplicemente nella spalcatura: ovvero la rimozione dei rami più bassi. In questo modo si formano lunghi tronchi spogli con tutta la chioma concentrata in alto, aumentando il rischio di rotture (aumenta l'effetto leva della pressione del vento in alto) e costringe la pianta a crescere ancora più in altezza invece di allargare la chioma.
La buona potatura del pino dovrebbe avvenire dall'interno: cioè il potatore dovrebbe arrampicarsi dentro la chioma, rimuovere i rami secchi e quelli spezzati e ridurre il numero delle cime, senza moncare i rami (che nel caso del pino non riescono a ricacciare e sono quindi destinati a seccarsi inevitabilmente) ma operando con dei tagli di ritorno. Questa elementare tecnica di potatura è una delle buone pratiche che deve ancora essere assimilata da molti presunti giardinieri, rami secchi che spero presto verranno potati fuori dal mercato del verde.
Non ha senso pagare un giardiniere per fare danni alla nostra proprietà. Gli alberi sono un bene comunitario, sono i più grandi produttori di ossigeno, fissatori di CO 2 e di altri acidi con cui inquiniamo l'aria che respiriamo. Tuteliamo gli alberi e guadagneremo in salute. Inoltre i pini, per la loro crescita contenuta sono ottimi vicini di casa, a patto di piantarli lontano da strade asfaltate che puntualmente sollevano. Ottimi esempi di case disseminate in pineta sono Rosa Pineta (RO) (dove sono state scattate molte di queste foto) ed Eraclea mare (VE) che vi invito a visitare.
Per terminare, un omaggio poetico ai pini:

Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,

Gabriele d'Annunzio, la pioggia nel pineto

Buona evoluzione verde!

Francisco Merli Panteghini

Mediatore elementare