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mercoledì 6 febbraio 2013

Piove sui pini scagliosi e irti

Il pino ha l'onore di essere il pass partout, almeno in Veneto. La gente comune chiama "pino" qualsiasi abete, cedro, pino e spesso anche tuje, cipressi e laylandi finiscono nel novero. Peccato che questa notorietà derivi dalla mancanza di conoscenza botanica e soprattutto di rapporto vivo e diretto. Le pinacee sono molte in effetti, oltre 40 specie al mondo, e hanno la caratteristica precisa di avere gli aghi raccolti in mazzetti, solitamente di 2 o 3 aghi, sostenuti da un piccolo bitorzolo.
Le specie più diffuse in Italia sono il pino domestico (o pino da pinoli, spesso confuso erroneamente col pino marittimo), pino marittimo, pino silvestre e, solo in montagna, il cirmolo e il pino mugo. Meno diffuso il pino strobo e quello di Aleppo. Le specie del genere Pinus sono monoiche, cioè ogni singolo esemplare porta contemporaneamente infiorescenze maschili (che rilasciano polline) e femminili (che contengono ovuli da fecondare). L'agente di trasmissione, il cupido dei pini, è il vento che agitando le cime con i fiori maschili, porta a nozze il polline maturo.
Dopo la fecondazione i coni femminili lignificano trasformandosi in pigne, che portanti i semi. I pinoli sono il seme del pino domestico e dello strobo. Le pigne degli altri pini contengono semi alati non commestibili, quando sono maturi la pigna si apre e il vento, grande alleato, li dissemina. Da diversi anni i pini sono colpiti da una agguerrita invasione di un lepidottero voracissimo che lo defoglia velocemente: è la famosa processionaria, Thaumetopoea pityocampa, che quando scende a interrarsi per trasformarsi in farfalla scende in ordinate file dai tronchi degli alberi.
Nonostante sia una specie coltivata da millenni dall'uomo ancora oggi viene potato malamente. Nella maggior parte dei casi la potatura consiste semplicemente nella spalcatura: ovvero la rimozione dei rami più bassi. In questo modo si formano lunghi tronchi spogli con tutta la chioma concentrata in alto, aumentando il rischio di rotture (aumenta l'effetto leva della pressione del vento in alto) e costringe la pianta a crescere ancora più in altezza invece di allargare la chioma.
La buona potatura del pino dovrebbe avvenire dall'interno: cioè il potatore dovrebbe arrampicarsi dentro la chioma, rimuovere i rami secchi e quelli spezzati e ridurre il numero delle cime, senza moncare i rami (che nel caso del pino non riescono a ricacciare e sono quindi destinati a seccarsi inevitabilmente) ma operando con dei tagli di ritorno. Questa elementare tecnica di potatura è una delle buone pratiche che deve ancora essere assimilata da molti presunti giardinieri, rami secchi che spero presto verranno potati fuori dal mercato del verde.
Non ha senso pagare un giardiniere per fare danni alla nostra proprietà. Gli alberi sono un bene comunitario, sono i più grandi produttori di ossigeno, fissatori di CO 2 e di altri acidi con cui inquiniamo l'aria che respiriamo. Tuteliamo gli alberi e guadagneremo in salute. Inoltre i pini, per la loro crescita contenuta sono ottimi vicini di casa, a patto di piantarli lontano da strade asfaltate che puntualmente sollevano. Ottimi esempi di case disseminate in pineta sono Rosa Pineta (RO) (dove sono state scattate molte di queste foto) ed Eraclea mare (VE) che vi invito a visitare.
Per terminare, un omaggio poetico ai pini:

Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,

Gabriele d'Annunzio, la pioggia nel pineto

Buona evoluzione verde!

Francisco Merli Panteghini

Mediatore elementare

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