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lunedì 28 gennaio 2013

Il romanzo del Pioppo Nero

Grazie alla pioggerellina dolce la mia giornata è deragliata. L'ho capito dopo aver fatto qualche chilometro in macchina, pronto ad aiutare un socio di Amico Giardiniere. La dolce umidità della giornata invece mi accoglieva dolcemente e instillava il dubbio e il desiderio di Altrove. E' bello mandare a monte i piani di un'intera giornata per potersi godere qualche momento senza meta, così come ci va. Mi sono allora chiesto cosa fare e ho deciso di andare a conoscere un bellissimo pioppo nero che da oltre un anno e mezzo mi fa compagnia nel tragitto da Chioggia a Mestre.
Imponente segnavia, punto di riferimento ormai consolidato per tutti i naviganti della statale Romea, del canale di Montalbano e di chissà quali altre aeree traiettorie. Si trova nel comune di Chioggia, in località Valli, vicino a una grande rotatoria. Cresce tra una canaletta di irrigazione in cemento e la golena del canale di Montalbano. Avrà circa 50 anni, magnificamente portati. Questo pioppo nero non è mai stato potato. Non ha mai conosciuto la mano dell'uomo ed è bellissimo. Ci sono anche rami secchi, qualche spezzatura, ma nel complesso la forma della chioma è un'architettura sapiente ed equilibrata, tarata sui venti dominanti da nord, nord est.
Per abbracciarlo dovremmo essere in tre per lo meno. E' veramente incredibile la velocità e l'imponenza di crescita del pioppo che spesso è bistrattato perchè il suo legno dà poco calore nelle nostre stufe. Eppure il legno leggero e chiaro è apprezzato per farne carta. I celti lo usavano per realizzare grandi scudi con cui proteggersi dalle frecce mentre correvano, leggeri e seminudi, verso la battaglia. Al primo schianto potente lo scudo andava in pezzi e allora si poteva maneggiare l'ascia o la spada con entrambe le mani. La sua funzione ormai era compiuta e lo scudo poteva essere abbandonato.
E' pieno di vita quest'albero, le gemme grosse e appuntite si stagliano orgogliosamente contro il cielo invernale, turgide di vita, promessi di primavera. In cima all'albero un nido spettinato, direi che è un nido di gazze. A primavera ed in estate dev'essere un attico ben frequentato, vista laguna e comodamente raggiungibile. Peccato per quel continuo rumore e il grigio polveroso delle nostre primitive automobili, che ancora inquinano e sprecano in calore gran parte dell'energia che utilizzano per muoversi. Al piano terra invece, nella cavità dell'albero, è stata scavata una tana, probabilmente ad opera di una volpe. Le cavità sono la norma per i pioppi vetusti, ma la parte vitale è negli anelli esterni e la solidità nelle radici che si dispiegano superficiali in ogni direzione come funi.
Dopo averlo gustato con gli occhi mi ci appoggio, poi lo abbraccio. Com'è solida e confortante la sua presenza. Ascolto e osservo dal suo punto di vista il nostro convulso e insensato movimento. Ma oggi, con la pioggerella, il traffico di veicoli sulla Romea sembra scorrere dolcemente persino, come fosse una cosa naturale. Chiedo al nuovo amico cosa posso fare per lui e mi sento nascere dentro la voglia di cantare! Il pioppo ama cantare, parlare, chiacchierare festosamente. Allora libero la gola con una lauda francescana e rido e improvviso su musiche note parole sconosciute e ritmi psichedelici. Chissà perchè mi viene in mente la Beat Generation, tra cui il famoso Jack Kerouac. Così me ne sto quieto e silente a mio modo On The Road.

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