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domenica 20 gennaio 2013

Viaggi spazio temporali nella laguna di Venezia

Onirica e suggestiva l'acqua della laguna trasfigura ogni cosa col suo continuo movimento. Ad ogni ora del giorno o della notte, col cambio di luce, apre portali e paesaggi dalle epoche più diverse, dal pleistocene all'età, ancora lontana, dell'Acquario. Questa mattina mi sono imbattuto, passeggiando per Chioggia, in uno di questi portali multidimensionali che, nel giro di pochi passi, mi ha trasportato nel 1300, poi avanti nel 1800 e di nuovo indietro nel Settecento, sbalzandomi infine nell'oggi. Economico e veloce questo modo di viaggiare nel tempo richiede però una bambinesca disponibilità al gioco senza giudizi per sostenere, senza batter ciglio, l'alterazione dello spazio tempo ordinario.
Percorrevo gli ampi portici del lato occidentale del Corso del Popolo, la spina dorsale dell'isola. Ad un tratto l'attenzione è stata catturata da un doccione in calle Renier, l'ho fotografato ma improvvisamente il portale si è aperto e mi sono trovato a percorrere qualche passo alla fine del 1300: il palazzetto in stile tardo gotico veneziano con le inconfondibili bifore affusolate, le colonne di pietra recuperati da chissà quale altro antico edificio, la struttura in semplici mattoni rossi. Solide inferiate proteggevano le finestre del piano terra, con pezzi sagomati a incastro e murati nella struttura, senza alcuna saldatura.
Saltiamo avanti di quasi duecento anni. Un portone di legno, con un elegante motivo a costolature perpendicolari chiude la calle, sovrastato da un bel leone marciano, forse uno dei più belli conservati nella città. Sull'angolo un'altra porta, più minuta ma riccamente protetta da marmi finemente scolpiti con motivi vegetali. Fiori che ruotano in senso orario si ripetono ipnotici riportandomi nel 2013. Ancora stupito mi volgo ad oriente, attraversando il corso. Un'associazione monarchica ricorda in un manifesto Mafalda di Savoia. Entro nella piazzetta e il tempo di nuovo scorre indietro, vorticosamente: è il 20 settembre 1890.
Alla presenza delle autorità civili della città la piazzetta viene ribattezza con la data dell'ingresso a Roma dei bersaglieri del Regno d'Italia, ponendo fine al dominio temporale del papato. La classe dirigente di allora era composta di liberali, monarchici e qualche repubblicano, tutti segnatamente anticleriali e spesso aderenti alla massoneria (come lo stesso Garibaldi, così popolare qui in città). Poco oltre, all'esterno della CHiesa della S.S. Trinità un'altra epigrafe ricorda che qui a CHioggia fu ordinato sacerdote Antonio Rosmini nel 1821.
Antonio Rosmini era un giovane trentino, studente di teologia a Padova, poi sacerdote, scrittore e polemista appassionato, filosofo e teologo di indirizzo liberale. Critico verso il coinvolgimento tra Chiesa e potere politico, si battè per il rinnovamento della Chiesa e fondò con compiti educativi la congregazione dei Rosminiani a cui i Savoia affidarono la custodia di uno dei luoghi più sacri del Piemonte: la Sacra di S.Michele (un luogo unico che merita un visita).
La Chiesa della S.S. Trinità fronteggia il lato del Municipio, in una tollerante convivenza. Sotto la soglia è inciso un benedicente IHS, l'abbreviazione del nome di Gesù che si diffuse molto con le prediche itineranti del santo francescano Bernardino da Siena. Bernardino ne promosse l'ostensione ai fedeli con il trigramma IHS circondato da un sole a dodici raggi. Il simbolo modificato con un trattino orizzontale a formare una croce sulla H diventò poi l'emblema dei Gesuiti.
La piazzetta ospita altre tracce che abili investigatori sapranno sfruttare per numerosi esplorazioni dello spazio-tempo alle nostre spalle. Prima fra tutte l'imponente mole con tre uomini forzuti che sorreggono il pennone da cui una volta sventolava la bandiera si S.Marco e oggi un grande tricolore italiano. L'opera risale al 1723, proprio negli anni in cui il giovane commediografo Carlo Goldoni visse a Chioggia nel tranquillo tramonto della Repubblica di Venezia.

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