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domenica 18 luglio 2010

Il Montello - IX

A Nervesa ho osservato la diga, il primo sbarramento sulla Piave salendo dal mare. da qui parte il canale della Vittoria che porta via una grande quantità d'acqua per l'irrigazione della Destra Piave. L'acqua passa sia attraverso un condotto che al di sopra della saracinesca che regola il deflusso. Ho raggiunto un piccolo isolotto in mezzo all'acqua vorticante e mi sono messo a sentire. La diga mi faceva un po' paura, ho cercato allora di raggiungere immaginativamente un punto luminoso, il cuore della Piave che ho immaginato al termine di una lunga galleria alla mia sinistra, sotto il Montello. Ho attinto timidamente un po' di luce da donare al fiume, ma non ero soddisfatto. Ho ripreso il cammino deciso ad andare incontro alle mie percezioni in solitudine.

Ho percorso la strada dei croderi fino alla centrale di Castelviero ma non ho trovato le indicazioni per il Tavaran grande. Forse non era saggio andarci da solo, meglio andare avanti e trovare un posto per la notte. Dormirò all'addiaccio, vicino al fiume. Trovo un angolo con vista fiume, raccolgo legna e immondizia per preparare un piccolo falò che mi faccia compagnia. Lascio una piccola offerta di cibo agli spiriti del luogo, sono un po' agitato. Aspetto il tramonto e contemplo la luce del fuoco che gioca coi sassi e mi toglie l'umido della notte di dosso. Vedo passare gabbiani e aironi che scendono in volo il corso. Lascio consumare il falò e mi infilo sul sacco a pelo. Dormo poco e male, qualche zanzara mi disturba. Accolgo inebetito l'alba. Decido di alzarmi quando vedo qualcosa che nuota in acqua a poche metri da me, qualcosa di grosso e marrone... mi alzo ma l'animale si spaventa e non riesco a identificarlo. Per fortuna poco dopo un altro esemplare risale il corso e identifico una bella nutria che nuotando e spingendosi sulle pietre appena sott'acqua comincia la sua giornata. Faccio colazione e vedo gabbiani, aironi, garzette che risalgono la Piave.

Avanzo sulla strada dissestata e piena di acqua, tra campi coltivati, prati e qualche boschetto. Ad una svolta sorprendo una daina che corre via. Ma al prato successivo ho il tempo di rivederla con una compagna. Che bello svegliarsi presto e sentirsi gli unici essere umani ad entrare nei regni di natura. Sembra molto più facile goderne le bellezze, entrare in una sensuale sintonia coi luoghi ed i loro abitanti. Ci sono angoli bellissimi in questa lingua di terra tra Montello e Piave. Per alcune decine di metri il fiume raggiunge ed erode la pietra composita del monte. La strada è ridotta ad un sentiero erto che sale irregolarmente fino ad una caverna avamposto della guerra e poi ridisce. Sembra proprio che la Piave voglia entrare nel Montello in questo punto, gli strati di roccia affioranti sono levigati e formano uno scenario mai visto prima. Più avanti tra terre incolte trovo un bellissimo bosco, un arioso pioppeto dove trovano posto pioppi neri, ibridi di pioppo bianco, ontani neri, robinie, piccoli salici e un sottobosco ricco e vario. Qui incontro anche uno scoiattolo nero nero.

Tutt'altra impressione ricevo poco oltre in un puro bosco di giovani robinie che oscurano la luce tanto sono fitte. Non lasciano spazio a nessun'altra essenza, spingendo verso il limitare del gruppo gli sparuti cespugli del sottobosco. Mi imbatto in un buco, largo oltre un metro e profondo pco più di due. Mi fermo a meditare, mi calo immaginativamente nel pozzo, immagino di cadere giù, poi decido di rallentare e mi fermo a fluttuare sull'acqua scura. Esito. Mi immergo con un brivido e vedo che una galleria laterale porta verso una luce. Mi ritrovo di nuovo al cospetto del cuore di luce del Montello. Chiedo di ricevere un globo di luce da portare in superficie. Lo plasmo nella mani e rifaccio la strada fino al mio corpo. Libero la sfera luminosa e vedo un bel paesaggio, c'è un orso che sta litigando con un pescatore perchè vuole provare la sua canna da pesca... che strana immagine!

Continuo il cammino e mi imbatto nel canale battaglia. Su consiglio di un contadino lo seguo fino a Ciano del Montello. In alcuni punti la vista sulle grave della Piave è spettacolare: il canale procede in lievissima pendenza con un dislivello di una decina di metri dal corso del fiume. Sono stanchissimo, dopo una notte così! Cerco una corriera per arrivare a Montebelluna o Valdobbiadene ma senza successo. Allora chiamo Andrew che, genitilissimo, mi propone di venirmi a prendere durante la pausa pranzo. Mi arrendo con qualche ritrosia alla sua insistente cortesia. Poi mi rilasso e lo ringrazio: mi concedo una bella pausa e un piccolo riposino.

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