Translate

mercoledì 14 agosto 2013

L'ultimo volo della Tortora

Correvo sulla statale Romea a 90 km orari, in colonna ma in veloce scorrimento sfrecciavo verso l'appuntamento con un amico a Mestre. La radio accesa trasmetteva notizie sull'ondata di violenza contro le donne. D'improvviso colgo con la coda dell'occhio il volo di una tortora che sfreccia bassa dai pioppi alla mia destra per oltrepassare la strada. Troppo in basso. Sono consapevole che non ho il tempo di schivare o inchiodare, rischierei di causare un incidente e quindi assisto all'impatto. Un colpo sordo sul cofano della mia auto, che si chiama Sandra e una morte certa per la tortora.
Resto ammutolito, amareggiato, confuso. Benedico quell'anima e la sento alzarsi di nuovo in volo, per altri piani questa volta. Spengo la radio e proseguo la corsa. Impossibile fermarsi e prestare soccorso, ormai inutile peraltro. La mia parte efficiente e militaresca ha valutato la situazione e l'ha brillantemente risolta ma l'impatto, quello emotivo, è stato fortissimo. Solo in serata, finiti gli incontri, ho il coraggio di fermarmi ad ascoltare il dolore che mi ha accompagnato dal mattino.
Mi siedo lungo la cara vecchia Brenta in solitudine. Sull'auto è rimasta una lieve traccia dell'impatto: si nota la forma del corpo e di un'ala sullo strato di polvere. Niente sangue. Sembra un disegno etereo. Cullo il mio dolore, lo accolgo e riordino le domande che a tratti mi ha rivolto quest'oggi. La tua giornata è costata la vita ad una tortora, ne è valsa la pena? Questo modo di spostarsi, così pesante e veloce, uccide nell'indifferenza centinaia di animali: te ne assumi la responsabilità? Un generale malessere, dubbi sul mio agire e sui modi di operare si fanno avanti.
Credo e propugno una guarigione del paesaggio che include la ricostruzione di ponti tra l'umanità e mondo selvatico e azioni consapevoli di sostegno alla rete della vita. Eppure uccido ciò che amo. Il mio stile di vita, la tecnologia di cui mi servo calpesta ciò che mi sta a cuore di questo mondo: le manifestazioni vitali della biosfera. Brucio metano, consumo risorse non rigenerabili, percorro oltre 2000 km al mese. Come controbilancio il mio impatto ecologico? I conti sono sempre aperti e sempre in perdita. La mia anima agogna un salto di qualità, uno stile di vita ancora più essenziale, azioni nette che contribuiscano sia nell'intenzione che nella modalità operativa a sostenere tutte le manifestazioni vitali.
Una parte di me è ancora là, lungo la Brenta a meditare su come trasformare il corso della mia vita per portalo ancora più vicino al fluire della vita: coltivare la terra, raccogliere i frutti, condividere i saperi naturali che ho raccolto e risvegliato in me. Diventare sempre più albero e offrire i miei frutti a chi li chiede. Ringrazio la tortora, perdono la mia fretta e il mio stile di vita ancora un po' alieno. Pulisco l'auto e mi preparo a proseguire il mio viaggio, fino a quando anche il mio volo si interromperà e la mia anima liberata salirà ad un altro piano di coscienza. Quando quel giorno verrà spero di poter guardare alla vita passata con questo nome e cognome col preciso sentire di aver fatto tutto ciò che umanamente potevo per servire il mio cuore.
Francisco "il fauno" Panteghini

2 commenti:

  1. MAMMA MIA FRANCISCO... ho fatto le papali papali medesime riflessioni. Ed è capitato anche a me. Una volta con un grande rospo. Una seconda, mentre portavo il furgone della comunità coi miei ragazzini dentro, con un piccolo passerotto. Non potevo fermarmi. E al ritorno mi son fermata, l'ho preso in mano, gli avevo spezzato il collo con l'impatto sul furgone! L'ho accarezzato, non ho potuto non piangere.
    Penso, oltre a ciò che scrivi, che la nostra cultua abbia ormai formulato una sorta di "callo", anzi peggio, a volte di cinismo nei confronti della morte di altre creature (ma talvolta anche di altri esseri umani). "e' solo un uccello", qualcuno ti direbbe. Nessuno trova più opportuno onorare la morte, rispettare la paura, che accomuna anche il regno animale, soffermarsi un attimo a pensare chi sta dando la vita per noi, e per quale ragione.
    Tutto ciò è terribile.

    RispondiElimina
  2. l'indifferenza è di certo il contrario dell'Amore che noi siamo chiamati a realizzare cara laura. ma dobbiamo anche portare consapevolezza che qualcosa perdura anche dopo la morte e imparare ad accompagnare le anime perdonandoci e offrendo loro il nostro sostegno anche in quel viaggio.

    RispondiElimina