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mercoledì 9 maggio 2012

A scuola dal Piacere, la via umida

Da Pasqua la mia rinascita sembra segnata dall'accettazione sempre più profonda del piacere. Il piacere e l'abbondanza come strumento per evolvere la mia anima, efficace quanto il dolore e la privazione. E' la Via umida, emotiva, sensibile e intuitiva che corre sulla sponda del fiume sinuoso, sull'altro argine corre la Via diritta, rialzata, mentale, ascetica, razionale. Per sommi capi le conosco entrambe e tutte e due servono all'evoluzione. In mezzo scorre il fiume della vita che non conosce divisioni ma scorre continuamente. Della mia anima ho capito che impara ciò che le piace, che si incendia velocemente e spesso con la stessa velocità si spegne, che la noia la uccide. “Il ragazzo è dotato ma non si impegna” insomma. Non si impegna perché non si diverte abbastanza, la mia anima chiede al mio spirito di guidarla in una vita che sia all'altezza della sua delicatezza e della sua forza, un progetto che abbia dentro tutti i colori dell'arcobaleno. Il mio spirito invece si è forgiato nelle solitudini, pensa che l'unica strada sia autodisciplina e strategia. Così porta l'anima a continui conflitti tra ciò che “pensa” sia bene invece di “sentire”. Da Pasqua invece il mio spirito si sta inchinando alla mia anima, al suo bisogno di godere la vita, non pensarla ma viverla.
Dunque smonto e lascio andare dentro di me i blocchi che mi impediscono di accettare la Via umida e misteriosa del Piacere. Faccio pace con la favola di Adama ed Evo e quel senso di colpa che il giudaismo ha instillato nel cattolicesimo. Lascio andare i giudizi morali e quel fatidico senso di colpa che mi hanno inculcato da bimbo. Saluto il dualismo tra Male e Bene, Peccato e Grazia. Li saluto perché non sono più adatti alla mia evoluzione, ma chi ne ha bisogno se li tenga per sé e li custodisca nel suo cuore. Ad altre rotte tende ormai la mia nave. Sono davvero pronto a evolvere godendo? Dovrò imparare a ridere e a piangere liberamente. Il mio spirito ancora protesta che così non si fa, non è serio, non rispetta l'etichetta della santità! L'anima mia è stupita e piena di desiderio. Il mio corpo è timoroso ed eccitato. Il corpo: ecco finalmente entrare in scena il grande assente, il nemico perseguitato di tutte le tradizioni che mirano a far evolvere l'umano verso il divino rinunciando alla sua parte materiale. Gesù Cristo invece rivendicò il corpo (il capro?) e lo santificò, trasformandolo in un tempio indistruttibile (il corpo di resurrezione). Lui che si tenne accanto la dolce Maddalena conosceva bene l'Amore profano quanto quello sacro, perché lui è il fiume: qui le vie secca e umida che corrono sulle sponde si uniscono e completano. Se sapeva digiunare 40 giorni chissà come sapeva godere! Un orgasmo Cosmico!
Dove passa allora la mia via del Piacere? Passa dalla sensualità del corpo, dal Dio Corpo che non è una bestemmia ma un punto fondante della nostra Trinità interiore. In Europa la via del Piacere è stata perseguitata (ricordate le streghe?) dalla corrente intransigente della Chiesa e si è deformata in sadismo e pratiche orgiastiche occulte. Trovo invece nella cavalleria cortese e nelle storie del ciclo arturiano, dense di memorie celtiche e neolitiche, un grande esempio di come unire sensualità e percezione, eroiche imprese e sane bevute, onore e passione. Il mondo cortese della Francia del Sud (Aquitania, Provenza) partorì una raffinata cultura cortese dove Dame e Cavalieri sperimentavano un'educazione sentimentale e spirituale all'insegna dell'amore e della bellezza. Qui nacque la poesia laica che coi suoi trovatori si diffuse in tutta Europa. La danza è un potente strumento educativo: le antiche danze di gruppo celebrano la coppia e al comunità al tempo stesso, invitano il corpo a gioire, l'anima a manifestare grazia e lo spirito al rigore del ritmo e dei passi. La danza individuale, che già amavo ma che ho riscoperto con l'astrosciamanesimo, è un potente veicolo per manifestare e far evolvere gli stati d'animo. E' un potente mezzo per entrare in comunione con la natura, provate a danzare sotto un albero delle fate e dovrete darmi ragione!
Poi c'è l'uso della voce. La voce che Giovanni Battista usava per gridare nel deserto può ora risuonare lieta e festosa, ora angosciata e lacrimosa e manifestare in libertà le potenzialità terapeutiche e creative del suono. Ho provato bellissimi momenti di pace e armonia con esperienze di canto armonico in gruppo: si intonano vocali o mugugnìi e pian piano ne nasce una melodia che istintivamente l'orecchio di ogni partecipante riconosce e arricchisce. E ancora: il teatro che unisce in sé movimento e voce. Potente esperienza, non a caso nasce come rito sacro e ora può essere una strada maestro per imparare a modellare se stessi in differenti forme, mettersi nei panni degli altri e capire il meccanismo della proiezione. Ma soprattutto nella Via del Piacere c'è il rapporto col cibo e la sessualità (dulcis in fundo). Il modo di mangiare forma la base del nostro agire, sentire e pensare dunque la maestria nel nutrirsi nel modo più adatto a seconda delle nostre aspirazioni è un'arte fondamentale. Cibo è medicina oltre che nutrimento.
Sulla sessualità ho molto da imparare, è una pratica potente ma ancora da esplorare. Ho sfiorato la via tantrica orientale e ho intravisto le potenzialità curative, energetiche e spirituali di una sessualità consapevole. Ma quanto ci metterò a incarnarla nella mia vita? C'è parecchio da lavorare per riattivare qui da noi la via del Piacere, ma è tempo che questo accada e io farò la mia parte, da bravo Arlecchino arcobaleno. Buon godimento evolutivo a tutti!

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