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martedì 15 novembre 2011

La Grande Occasione

Un mese fa ho avuto l'occasione di esplorare un vasto paesaggio post industriale a Sesto San Giovanni (MI). Enormi superfici (ettari ed ettari) di capannoni demoliti, piazzali di ghiaia e scarti, colline e scavi artificiali, asfalto, rotaie, edifici cadenti, alti muri di cinta. Potrebbe sembrare un relitto dell'Italia industrializzata che va ridimensionandosi sempre più, un posto senza senso e senza speranza. Ma la vita non si ferma e semi sparsi stanno generando alberi di pioppo, platano, ligustro e brughiere e pratacci spettinati di erbe pioniere. Le forze della vita vegetale stanno cercando di chiudere questa ferita nel paesaggio.



Intendiamoci la desolazione è grande: gli scavi, la cementificazione e i riporti continui di ghiaia e detriti hanno formato un paesaggio arido, dove l'acqua defluisce veloce in profondità. Ma poi ho cominciato a guardare con altri occhi, quelli animati dalla creatività e della speranza che come un'erbaccia in me non sa morire. E sono rimasto incantato dalla visione... boschi, laghetti, vialetti di ghiaia, prati e orti animati da una vivace vita animale (daini, uccelli, pesci, volpi, lepri...). E un padiglione per le feste e barche con coppie di innamorati e, tra gli alberi, sbucare alcuni massicci condomini, alti 30 metri e lunghi lunghi. E sui tetti ampie terrazze, in parte verdi e piscine e parchi giochi e pannelli fotovoltaici. E le auto? Parcheggi sotterranei, strade trincerate, metropolitane, telelavoro, ipermercati interrati e coperti da tetti verdi...



Io credo che il nostro pianeta sia uno degli luoghi nell'universo che può ospitare maggiore diversità e quindi permettere di fare, in un solo viaggio, le esperienze più disparate, di gustare paesaggi marziani, venusiani e plutoniani tutti insieme! Ma dobbiamo anche ricordare e capire profondamente che tutto questo deve avvenire in certe proporzioni. Il legante indispensabile di tutti gli esperimenti e le creazioni più ardite che desideriamo sperimentare qui è il ciclo vitale terrestre: le sue acque, la sua vegetazione, la sua fauna. E allora? Allora esageriamo! Prendiamoci tutto: l'alta tecnologia e la natura selvatica! Il lusso sfrenato e decadente insieme con il canto dell'usignolo nel bosco dietro casa.



Insomma si può fare di tutto ma diamo spazio alla vita! E' tutta una questione di proporzioni. E concretamente? Possiamo ad esempio favorire la biodiversità nei nostri giardini, accogliere piante rustiche, riduciamo l'asfalto, chiediamo rispetto per gli alberi. Dobbiamo riconquistare un rapporto diretto e vitale con ciò che vive su questo pianeta. Se ci isoliamo in contesti artificiali e sintetici diventiamo dei disadattati alla vita su questo pianeta. Meglio partire per la Luna allora: la strada è stata aperta! Il rapporto con i nostri fratelli legnosi è una cartina di tornasole fondamentale: il ruolo degli alberi nel garantire l'armonia e la vivibilità di un ambiente è centrale. Quindi è di primaria importanza incrementare le superfici alberate, imparare a convivere con radici, grandi alberi, cicli delle acque.

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