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domenica 4 novembre 2012

La funzione ecologica dell'umanità (II)

Verso una visione olistica ed energetica. Parte II

Ho appena finito di leggere l'accorata testimonianza di vita di Francesco Tassone nel suo libro “Ecologia consapevole”. Da agronomo di grande esperienza Tassone integra la sua ricerca personale con la pratica lavorativa. L'ho sentito molto vicino in questa tensione tra insoddisfazione personale e scontro con logiche distruttive e avvilenti sul lavoro. Con ironia ed esempi mostra i limiti della politica agraria europea e poi inizia a ridimensionare le teorie economiche e i modelli di pensiero che stanno alla base di un approccio riduzionistico e meccanicistico del reale. Limpida la sua consapevolezza che le teorie sulla realtà non sono LA REALTA', ma sono delle finestre da cui guardiamo prozioni del reale e che usiamo per prevedere cosa succederà e orientare il nostro comportamento.

Anche lui, come me e molti altri, arriva alla conclusione che è tempo di un cambiamento di paradigma (di visione scrivo io). Gli ingredienti essenziali di questa trasformazione sono l'accoglienza dell'essere umano integrale (HOMO empaticus lo chiama Tassone, superamento dell'indurito e incattivito Homo economicus), il rispetto per la Terra, il saggio uso delle sue risorse limitate secondo una nuova visione di ecologia globale, la rinuncia all'antropocentrismo e lo sviluppo di ascolto intuitivo. Sì avete capito bene: ascolto intuitivo. Tassone lo chiama “istinto ecologico” ovvero, partendo dalla sua esperienza, porta alla luce una capacità innata nell'essere umano di entrare in sintonia con l'ambiente decodificando messaggi e stimoli senza passare dall'intelletto ma che possono poi venire verbalizzati, tradotti e concretizzati. Captare questo flusso continuo di stimoli ambientali che passano attraverso il corpo e l'emotività permette di individuare, con una specie di bussola interiore, il comportamento migliore per noi e contemporaneamente per l'insieme.

Condivido e testimonio che è possibile sviluppare questo senso, che più che “sesto senso” chiamerei sano “buon senso” di esseri umani coi piedi ben piantati per terra che si rendono conto delle conseguenze del loro agire e non giocano a fare gli struzzi. Il presupposto di questa possibilità è che noi come esseri umani individuali siamo interconnessi con tutto l'ecosistema. Lo sviluppo dell'ecologia negli ultimi cento anni è proprio lo studio delle relazioni tra tutti gli elementi della biosfera e oltre. L'asserragliarsi in teorie scientifiche, economiche e altro che non sappiano aprire il loro sguardo a questo approccio è un comportamento infantile e distruttivo. Riconosciamo serenamente i nostri limiti, le esperienze e i fallimenti per poi metterci a disposizione della vita. Poesia? No, è un cambiamento di paradigma: passiamo da una visione che riduce e analizza, porta inquinamento e disperazione perché perde di vista che ogni cosa influisce sull'insieme e che azioni che danneggiano l'insieme si trasformano poi in danni per me.

E per sviluppare un cambiamento sociale, economico e tecnologico adatto all'ambiente in cui viviamo dobbiamo prima cercare di capire chi siamo, o se preferite ricordare chi siamo. Citando Tassone, che ingloba le conseguenze delle ricerche di fisica quantistica : “Certamente noi siamo anche personalità, siamo un copro, siamo DNA, ma principalmente siamo ciò che anima la materia, che si relaziona ad altre forme di energia che animano altre forme di materia. Siamo energia che si vuole evolvere e che lo fa attivando i suoi programmi evolutivi relazionandosi con l'ambiente circostante nelle sue diverse frequenze e dimensioni (non solo quelle visibili). Riceve continuamente impulsi di risposta alle sue domande e questo avviene in termini che superano la razionalità”.

Siamo in un momento di passaggio che ci impone di cambiare la nostra visione. L'uomo si è evoluto fino a mettersi in cima alla catena alimentare, è diventato il primo predatore, ha cominciato a costruire un ambiente completamente elaborato da lui dando vita a materiali, forme, organismi che non esistevano prima. Dunque è diventato un distruttore di paesaggi ma anche un creatore. Ora può accedere ad un altro livello: quello del creatore consapevole che collabora con il flusso energetico per sviluppare la ricchezza e la diversità della biosfera guarendo le ferite che ha inflitto. E' il movimento evolutivo planetario: possiamo cominciare a percepirci come la coscienza avanzata della Terra, la sua funzione creativa, un po' come nella visione ebraica del giardino dell'Eden possiamo portare consapevolezza (“dare il nome alle cose”) e diventare i custodi dell'evoluzione generale, accettandone i ritmi e sviluppando progressivamente la comprensione delle interrelazioni.

Il sistema terrestre sta evolvendo e sta attivando i suoi anticorpi alla devastazione: sia cambiando il clima ma anche risvegliando tra gli esseri umani una nuova coscienza. Come si estinsero i dinosauri l'umanità potrebbe estinguersi se non fosse più utile a Gaia, e forse l'eredità di specie più evoluta passerebbe ai delfini. La nostra scelta è libera se aderire e sviluppare nella nostra vita questa prospettiva che è implicitamente ecologica, senza diventare ambientalista e oppositiva. Dobbiamo portare al centro i valori, l'etica, la responsabilità, capire che il mezzo e il fine si influenzano a vicenda. Pensare l'economia con al centro un'etica dello sfruttamento e della competizione ha portato lo stato di attuale degrado ambientale. Se vogliamo permettere un'ulteriore evoluzione dobbiamo mettere al centro un'etica collaborativa, basata sulla fiducia e la percezione attenta della realtà piuttosto che delle teorie intellettuali su come la realtà dovrebbe funzionare.

Ebbene da dove cominciamo? Se avete letto fin qui e sentito di aderire in qualche modo non tanto ai contenuti informativi ma a quelli più sottili ed emotivi, che la vostra parte empatica di donne e uomini desiderosi di ulteriore evoluzione riconosce, seguite questo consiglio: abbracciate gli alberi. Con le braccia, il cuore, la mente abbracciate gli alberi. Tassone ha trovato il coraggio di dire ciò che sentiva a partire dall'incontro con un antico Kauri in Nuova Zelanda. Io ho trovato il coraggio di cambiare il mio modo di fare giardinaggio dormendo e dialogando interiormente sotto un grande platano. Fatelo e facciamolo, riconosciamoci e sosteniamoci a vicenda in questa evoluzione così necessaria per noi e per tutto il pianeta.

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