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domenica 18 novembre 2012

Gli alberi: pilastri del paesaggio

Il dott. Zanzi, il maggiore esperto italiano di arboricoltura, ci fece sorridere amaramente ad un corso di aggiornamento dicendo che in Italia il giardiniere è l'unico professionista che i clienti pagano per fare danni alle loro proprietà. Si riferiva agli interventi di mutilazione continua cui gli alberi vengono sottoposti, in contrasto con lo sviluppo degli studi del settore e con l'esigenza sempre più pressante di tutelare gli amici verdi per il loro ruolo chiave nell'ecosistema. A Varese la capitozzatura, cioè la rimozione di oltre il 50% dei rami, è vietata e sanzionata dal regolamento comunale. Qui in Veneto invece, a parte la notevole eccezione del Comune di Venezia e qualche altro, la capitozzatura è pratica consueta e anzi sostenuta da errate convinzioni di origine contadina. Mi riempiva un tempo di rabbia assistere alle capitozzature dei monumentali platani lungo le principali arterie di comunicazione. Oggi mi resta la malinconia di un'occasione perduta, di un gesto ormai meccanico e privo di valore progettuale, ecologico e persino economico.

E' cominciata la “potatura”, ovvero lo scalpo dei platani del Terraglio. Il comune di Mogliano provvede solerte a rendere sicure le strade di sua competenza riducendo i maestosi platani a gigantesche mani dalle dita mozzate. Si adduce anche la necessità di tutelare gli alberi stessi dal terribile “cancro del platano”. Sono informazioni tecnicamente scorrette: ogni grosso taglio è la via primaria di infezione e riduzione della vitalità degli alberi. Non si dice mai che il tre - cinque per cento degli alberi vetusti capitozzati in questo modo muore l'estate successiva (con successivi costi di abbattimento). Comprendo la difficile situazione degli amministratori che spesso non hanno a disposizione personale competente e hanno risorse ridotte.

La gestione del verde è diretta da geometri o membri dell'ufficio tecnico senza formazione specifica di botanica e gestione del verde pubblico. Lavorare allo stesso modo le ditte incaricate dalla Provincia di Venezia e Treviso. Oltre alla mancanza di professionalità, che le ditte private potrebbero compensare, c'è il costo: moncare le branche principali è un lavoro veloce che richiede poca competenza, potare a regola d'arte, riducendo il carico del vento, eliminando solo i rami pericolosi è richiede operatori qualificati e tempi maggiori. Più tempo si traduce in più denaro.

Quanto costa potare un albero di grosse dimensioni? Nei capitolati le cifre sono molto basse. Troppo basse. L'Anas ad esempio nel 2011 prevedeva un costo di 160 euro + IVA per ogni albero più alto di 12 metri, inclusa l'asportazione e lo smaltimento delle ramaglie. Cifra ridicola considerando che per questi lavori si utilizza una squadra di 5 persone e mezzi adeguati. Gli operatori se vogliono “guadagnarsi lo stipendio” sono costretti a potare un albero monumentale in meno di due ore. Se rimaniamo in questo sistema di pensiero siamo in un vicolo cieco. E' necessario allargare la visione per poi trovare altre strade. Innanzitutto dobbiamo accettare come punto irrinunciabile il ruolo ecologico chiave degli alberi nel paesaggio. Una terra con pochi alberi è una terra che si vota alla sterilità, alla desertificazione, alla povertà. Non possiamo più contare su nessun “polmone verde” a livello globale. L'Amazzonia è ridotta ad una savana alberata con qualche angolo di fitta boscaglia. Qualsiasi serio studioso di ambiente lo può confermare. Partendo da questo presupposto dobbiamo sviluppare politiche di gestione e sviluppo del patrimonio arboreo che coinvolga sia i privati che le istituzioni. E' un obiettivo comune, una delle maggiori eredità che lasceremo ai nostri figli.

In quest'ottica tutelare il singolo albero è poco significativo, l'importante è che si affermi la visione d'insieme. I platani del terraglio sono testimoni storici di un paesaggio che è scomparso: piantati in epoca napoleonica per ombreggiare le carreggiate sterrate dove si viaggiava a piedi o traino. Ora che contengono lingue d'asfalto con sofisticati “autonavi” metalliche, con l'aria condizionata, capaci di sfrecciare a velocità inimmaginabili cent'anni fa sono fuori posto. Sono pericolosi perché la velocità delle nostre macchine li trasforma in pilastri mortali quando ci schiantiamo. Il famoso architetto Paolo Pejrone invita da anni a riconsiderare questa tradizione dei viali alberati: conservarla nei centri storici e sostituirla con boschetti ritmati accanto, ma non rasente, le strade a forte traffico e velocità.

Dobbiamo avere il coraggio di trasformare il paesaggio in modo da armonizzare le esigenze della modernità con gli imperativi ecologici, pena il tracollo ambientale. Io sono fiducioso che il Veneto, ferito da uno sviluppo industriale impetuoso e dalle lottizzazioni sfrenate, possa diventare la guida della sintesi di un nuovo paesaggio dove “naturale” e “artificiale” trovino un reciproco equilibrio. Qui da noi c'è il ricordo e l'amore del paesaggio campestre, dei boschi e delle montagne innevate. Abbiamo le risorse economiche e di competenza perché abbiamo amministratori locali tra i migliori d'Italia: lo dimostrano ad esempio i comuni virtuosi nella raccolta differenziata. Si tratta quindi di ridefinire le prospettive e implementare le politiche che coniughino funzioni ambientali con sviluppo civili ed economico, che è proprio il compito dell'ecologia olistica e della geomanzia moderna. Quali sono le fasi operative per gli enti territoriali? Costituire un ufficio del Verde con personale qualificato, censire il patrimonio, redigere un regolamento comunale che preveda anche sanzioni, sollecitare la partecipazione attiva dei cittadini, stabilire aree di riforestazione, reperire fondi anche comunitari e collaborazione coi privati.

Francisco Panteghini

Mediatore Elementare

Consulenze di ecologia olistica

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