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martedì 5 maggio 2020

Il Terzo paesaggio di Gilles Clément

Per un paesaggista o un giardiniere ecologico (così sidefinisce semplificando Clèment) come il Giardiniere BioEtico conoscere il lavoro e le sfide concettuali che ha posto il francese Cilles Clément credo sia uno importante stimolo per la crescita personale e per la propria visione professionale. Non intendo con questo diventare un "Clementiano" ma dichiaro che per chi guarda al giardino con passione naturalistica attraversare Clément possa portare fecondi approcci alla proprio lavoro. Clément è anche un abile scrittore e insegnante e la sua produzione scritta è vasta e meritevole di attenzione. Ho scelto un piccolo libro per approcciarmi al suo lavoro maturo: il "Manifesto del Terzo paesaggio". Un libro dichiaratamente programmatico e persino provocatorio con un lessico asciutto e l'argomentazione netta da pamphlet illuminista.
Il Terzo paesaggio è costituito dall'insieme dei luoghi abbandonati dall'uomo: ritagli stradali, archeologie industriali, lottizazioni abbandonate ecc. Luoghi che non sono più "naturali" ma nemmeno sotto l'azione permanente dell'uomo, agricoltore o cittadino che sia. Il Manifesta è stato pubblicato nel 2004, tradotto in italiano dalla Quodlibet di Macerata nel 2005 ed ha avuto molto successo che fa scrivere all'autore nell'ultima ristampa "L'interesse suscitato dalla nozione di Terzo paesaggio presso diverse istituzioni e politici in diverse regioni del mondo mi ha indotto a pubblicare questo testo gratuitamente su www.gillesclement.com al fie di facilitarne la consultazione a tutti, soprattutto agli studenti. L'edizione 2013 contiene il nuovo capitolo Evoluzione e pratica del cncetto di Terzo paesaggio.
Il Terzo paesaggio viene anche definito come "frammento indeciso del giardino planetario", rimanda a Terzo Stato come uno spazio che non esprime nè potere nè sottomissione al potere. Il paragone provocatorio rimanda al pamphlet rivoluzionario di Sieyès nel 1789 che contribuì alla presa di coscienza della borghesia nel momento di crisi dell'Ancient Regime dominato dalla monarchia, dall'aristocrazia e dal clero. Il terzo paesaggio dunque è composto da spazi eterogenei ma ha un tratto comune: è un rifugio incolto per la biodiversità scacciata dall'uomo e dalle sue monocolture agricole o giardinieristiche che siano. Un altro tratto caratteristico è che i pendii e i rilievi contribuiscono alla diffusione della diversità. I residui assistono di ondate alla colonizzazione di piante pioniere favorite dal terreno nudo e si alternano velocemente fino a che il terreno si chiude e prendono il sopravvento le piante arboree. Occorrono meno di 40 anni per passare da un incolto a un fitto imboschimento.
La flora dei residui accolgie anche tutte le flore esotiche pioniere compatibili con quell'ambiente. Quindi il Terzo paesaggio è il territorio della mescolanza planetaria per eccellenza al contrario delle riserve naturali o delle foreste vergini. I residui costituiscono allo stesso modo riserve biologiche soggette a nessuna tutela e anzi periodicamente soppressi dall'azione umana. Il Terzo paesaggio è un luogo creativo, di sperimentazione di nuove convivenze e per molti versi rappresenta il futuro biologico in quanto riserva di tutte le configurazioni genetiche planetarie. Quindi l'aumento programmatico dei residui permette di predisporre rifugi per la diversità. E' il contrario della logica di sfruttamento e del profitto oggi dominante. Per questo il discorso sul Terzo paesaggio è anche un discorso politico di critica alle modalità dominanti e distruttive dell'umanità.
Al contrario accogliere il Terzo paesaggio, tutelarlo e irrigidirlo rischia comunque di condannarlo perdendo la sua mutevolezza nel tempo. Per aver a che fare con questi spazi e il loro potenziale è necessario educare tanto il fare quanto il non fare accogliendo la creatività naturale senza asservirla a modelli rigidi. Come vedete questo "manifesto" definisce nuove categorie e spinge ad una presa di posizione di fronte a quello che prima erano spazi senza nome. Inoltre la visione ecologica aperta, dinamica e aperta alla contaminazioni rappresenta una posizione di assoluta novità rispetto all'ambientalismo conservazionista e rigido. Clément pone sfide e mira a provocare nel lettore una reazione. Se questa recensione vi ha incuriosito a sufficienza non esistate a leggere l'intero libro che in 90 agili pagine offre un condensato di più approcci al Terzo paesaggio.

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