La guerra dei Topi
Un secolo era passato dai Paralipomeni del Leopardi e la memoria dell'ultima guerra tra Topi e Rane era già svanita. I Topi si erano moltiplicati e avevano colonizzato nuove terre nelle città brulicanti degli Uomini. Si nutrivano dei rifiuti nelle fogne e nelle discariche ma anche delle primizie rubate dalle dispense. Gli Uomini inventavano trappole e veleni da usare contro di loro ma i Topi inarrestabili si riproducevano inarrestabili. La loro convivenza con i bipedi si fece sempre più simbiotica tanto che i Topi di città arricchirono il loro linguaggio e iniziarono a imitarli. Quando nel 1914 si sparse per il paese il dibattito incendiario tra guerrafondai e pacifisti anche i Topi di città iniziarono a dibattere con i pacifici Topini di campagna e, per imitare gli Uomini, decisero di imparare anche loro a fare la guerra. Osservarono cauti i preparativi, i reclutamenti e le marce e così si organizzarono anche loro in battaglioni con canti di guerra e specialità: i Topi assaltatori, Topi genieri, Topi scalatori... Ma ora mancava l'ultimo ingrediente: trovare un Nemico.
Solo attraverso la costruzione di un Nemico il loro sforzo sarebbe stato coronato e le proteste che serpeggiavano tra i ranghi sarebbero state zittite. I Topi, armati di aghi, stuzzicadenti, cucchiai e bottoni per prima cosa si scagliarono a reggimenti compatti contro i Gatti di città che presto preferirono evitare ogni scontro, visto che gli Uomini li nutrivano ugualmente. Questi ultimi erano tutti infervorati dalla loro Guerra. A quel punto i Topini di campagna convinsero i Topi di città a far la guerra alle Rane per conquistare tutte le campagne e i fossi. La Grande Guerra divampava e gli Uomini inventarono persino macchine volanti con cui bersagliare il nemico.
I Topi affascinati decisero di dotarsi anche loro di una efficace aviazione che avrebbe tolto il vantaggio acquatico alle rane. Intavolarono trattative con i temibili Aironi che accettarono di aiutarli in battaglia. I Topi allora iniziarono a battere la riva dei fossi stanando le Rane e costringendole a rifugiarsi nelle acque più profonde. A quel punto un intero stormo di Aironi maggiori, garzette, aironi cenerini e rossi piombò dall'alto facendo incetta degli anfibi spaventati. Quando la carneficina si concluse gli Aironi si finsero in difficoltà e chiesero a gran voce aiuto ai Topi che esaltati dalla vittoria si slanciarono nell'acqua lasciando cadere le loro armi improvvisate.
Quale fu la sorpresa quando gli Aironi iniziarono a divorarli! I Topi fradici protestarono squittendo ma ricevettero solo le beffe degli Aironi: "Come potevate pensare che vi lasciassimo signoreggiare? Siamo noi i signori delle campagne e del cielo!". Grande fu quel giorno la strage che ancora oggi viene tramandata di Topo in figlio.
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