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giovedì 15 luglio 2021

Globalizzazione o GLEbalizzazione? Recensione del saggio di Diego Fusaro

Con il crollo dell'URSS e l'iconico abbattimento del muro di Berlino siamo entrati in una nuova epoca che spesso viene ambiguamente chiamata della "globalizzazione". Si tratta in realtà di una nuova fase della storia umana in cui un'unica potenza ha conquistato l'egemonia globale e ha deciso di proiettare i suoi modelli economici, culturali, politici in tutto il mondo. Quindi sarebbe più corretto parlare di un'epoca della globalizzazione americana, nel cui sistema predominano le grandi corporation: le multinazionali che fanno affari in tutto il mondo cercando il luogo migliore dove speculare, spostare la produzione, aggirare le norme anti-inquinamento e el tutele dei lavoratori. Come sappiamo oggi 2.153 super ricchi possiedono quanto altri 4,6 miliardi di persone. Mentre il 50% più povero ha meno dell’1% (leggi articolo)

Il filosofo Diego Fusaro nel suo "Glebalizzazione: la lotta di classe al tempo del populismo" arriva a proprorre la categoria di "globalitarismo" sottolineando gli aspetti violenti ed egemonici di questa politica tutta incentrata nel magnificare il modello a stelle e strisce proiettandosi con "guerre umanitarie" nel paesi ancora sovrani e erodendo i diritti e le posizioni economiche degli abitanti dell'Occidente, portando alla smobilitazione dello stato sociale e di diritto, in Europa in primis. In questo passaggio forse è bene ricordare i fatti di Genova nel 2001.

Il movimento critico verso la globalizzazione dei più forti venne infiltrato da provocatori e frange estremiste finì per essere massacrato, arrestato, pestato e torturato (fatti della caserma Bolzaneto, per un sunto essenziale si legga: https://it.wikipedia.org/wiki/Fatti_del_G8_di_Genova). Venne dato chiaramente il segnale che l'opposizione democratica e pacifica effettiva e capace di un pensare alternativo non era più tollerata. Che fine hanno fatto i fantasmagorici "black bloc"? Una volta serviti al bisogno di screditare il Social Forum e innescare le violenze sono spariti silenziosamente.

Nella lucida ricostruzione di Fusaro, dichiaratamente ispirata ad un rinnovato marxismo, alla globalizzazione americana dei mercati con la costituzione di una classe dominante cosmopolita e ricchissima, corrisponde una GLEBALIZZAZIONE dei lavoratori, siano essi operai, impiegati, artigiani. Lo strapotere di questa nuova elite mira a rendere possibile la diffusione delle loro imprese speculative in tutto il mondo, erodendo progressivamente diritti e posizione economica dei ceti dominati. Indipendentamente dalla loro origine sociale chi non partecipa all'elite globalista viene compresso in un "non classe" precarizzata e supina ai diktat dei dominatori. Il predominio è innanzitutto un predominio culturale, per cui media, intellettuali, politici si professano tutti a favore del mercato globalizzato e delle sue spietate ma inevitabili regole. Il fatto stesso di accettare la globalizzazione come inevitabile rappresenta il nostro dogma di fede, dove invece l'unica possibilità di lottare per avere più equità economica e ridistribuzione della ricchezza è individuata da Fusaro nell'ambito prettamente nazionale.

In questa ottica fa un'analisi del populismo come un tentativo di difendere i veri interessi popolari contro le elite ormai cosmopolite e intente solo ai loro affari. Un movimento politico che abbia l'ardire di mettere in discussione l'egemonia del pensiero americano deve riconquistare una visione nazionale e lottare per ridare potere al proprio popolo, mettendo anche in discussione i manatra dell'europeismo che in questa visione non è altro che un processo di distruzione degli stati nazionali europei a favore dell'egemonia degli USA e dei suoi alleati. Riprendere il dibattito politico anche sui punti che i passati governi hanno tutti sostenuto, riprendersi la sovranità politica, economica (la nostra moneta), culturale e militare. Da Fusaro, uno dei fondatori di Ancora Italia, viene la proposta per un nazionalismo democratico e socialista, che mira a ridare dignità alla gente, diritti e reddito.

La lettura non è delle più facili, sia per il lingaggio ricercato e spesso creativo, sia per le citazioni dotte con oltre 50 pagine di note a seguire. Di certo un libro valido per interrogarsi sulle categorie interpretative della storiografia e della politca dominante, utile per aprire uno spazio di critica e un tentativo di costruire un efficace modello interpretativo e predittivo del reale.

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