Il Comune di Malegno è sempre stato estremamente attento ai temi più attuali, quelli legati al rispetto dell’ambiente e al sociale. Una “mission” che il Comune oggi guidato da Matteo Furloni intende portare avanti anche con nuove iniziative, come la rassegna “Quelli che provano a cambiare il mondo”, che si è svolta tra venerdì 7 e sabato 8 novembre. La due giorni vuole ricordare anche l’ex sindaco Alessandro Domenighini, prematuramente scomparso. Ho seguito per due ore sabato mattina l’ultimo incontro con
il dott. Duccio Facchini, giornalista e direttore di Altreconomia intitolato “La bolla del riarmo” che si proponeva di analizzare le conseguenze economiche, sociali e politiche della corsa agli armamenti. La sua esposizione è stata serrata, zeppa di dati e interpretazioni forti in cui si collegavano eventi anche molto lontati nel tempo e nello spazio per tessere i fili di una lettura complessiva che vedono nel riarmo italiano ed europeo solo un ulteriore capitolo. Nella prima parte Facchini ha subito chiarito la sua interpretazione di questo aumento della spesa militare: è una scelta voluta da poteri sovranazionali per investire e speculare con ingenti capitali; Non è nata pochi mesi fa, tanto è vero che la Leonardo e la Rheinmetal hanno firmato un accordo oltre un anno fa in previsione delle nuove commesse che stanno arrivando; che l'aumento delle spese militari viene fatto a discapito degli investimenti nella sanità e nelle tutele sociali. Con grande energia e dovizia di dati, in parte presi dai dossier della sua rivista Altreconomia ma anche dallo
STOCKHOLM INTERNATIONAL PEACE RESEARCH INSTITUTE che studia e confronta tutte le spese militari a livello mondiale.
Ha quindi inquadrato il budget italiano di spesa militare: l'Italia è decima a livello mondiale ma è anche una produttrice ed esportatrice di armi, in particolare all'Egitto, all'Indonesia, al Kuwait ma anche ad Israele, Arabia Saudita. Le esportazioni di armi vengono autorizzate da governo, che deve poi renderne conto con una relazione, poco letta secondo il direttore di Altreconomia, secondo quanto previsto dalla legge 185/1990. (
cliccando qui trovate cosa e quanto è stato venduto lo scorso anno da aziende italiane citati ma non mostrati dal relatore NDR). Nel 2024, le aziende italiane hanno esportato armamenti per un valore di 6,5 miliardi di euro, con un incremento del 35 per cento rispetto al 2023, anno in cui si era già registrata una crescita del 18 per cento sull’anno precedente. Oltre ai 6,5 miliardi, ci sono altri 1,2 miliardi di euro, relativi alla vendita delle cosiddette “licenze globali di progetto” o di “trasferimento”, che riguardano progetti congiunti con Paesi alleati. Non è l'anno record di vendite, che fu il 2014. Il maggiore acquirente 2024 è stata l'Indonesia, seguita da paesi Nato come Francia, Regno Unito, Germania), poi Nigeria, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Macedonia, India. Troviamo anche l'Ucraina , undicesima. La principale voce di esportazione è stata quella degli aerei, con un valore pari a 1,27 miliardi di euro, seguiti dalle navi da guerra con 1,26 miliardi. Sotto il miliardo troviamo bombe, siluri, razzi e missili (825 milioni), apparecchiature elettroniche (697 milioni) e poi cannoni, armi da fuoco ecc.

Facchini ha criticato le narrazioni geopolitiche più diffuse che liquida come funzionali a giustificare i conflitti e la spesa militare in vista dei conflitti. Lui invece, insieme alla platea, si schiera convinto dalla parte dei pacifisti e sembrerebbe indicare un mondo senza armi ed eserciti, che rischia forse di essere utopico. Di certo la sua analisi sulle commesse militari ha dimostrato come quel mercato sia un prolungamento della politica e sia ambito e diviso da cordate di politici di tutti gli schieramenti. Ad esempio per smitizzare il presunto pacifismo del PD cita il governo Renzi che vendette armi all'Arabia Saudta usate in Yemen, la presenza di Minniti nella Leonardo. Il direttore di Altreconomia offre anche la sua lettura del disinteresse dilagante e del non voto di molti cittadini italiani: dato che molti, a causa dei tagli allo stato sociale e della difficile congiuntura economica, sono ridotti ai margini della società e non possono quindi godere a pieno dei loro diritti, come la Costituzione prevederebbe con interventi pratici, non credono più alla classe politica e si chiudono nelle loro vite. Una lettura forse troppo frettolosa ma che meriterebbe una approfondita e schietta indagine. Per concludere Facchini segnala l'ingresso del fondo di investimento americano Blackrock nella Leonardo e l'impennata del valore azionario dell'ultimo anno. Sottolinea come questi segnali siano un chiaro sintomo di una nuova bolla speculativa che si sta spostando dall'intelligenza artificiale e new economy verso il mercato degli armamenti, rafforzando così l'influenza della lobby delle armi a livello mondiale.