E dopo un'intera giornata di viaggio eccoci finalmente, io e claudio, sulla strada per l'argine della Piave per arrivare a San Donà. Sfrecciamo in bicicletta sulla strada rialzata e poi ci tuffiamo nella piccola grava alberata. Rumore di auto assedia il placido fluire del fiume: per chilometri le strade corrono sull'argine, con un inquinamento acustico e uno smog che fa sentire il suo peso. Il percorso è bello, uno sterrato in gran parte in ombra, ogni tanto qualche prato, qualche nuovo pioppeto o impianto di robinia, un campo coltivato, un unico vigneto. Dopo il ponte di Eraclea la grava si fa più larga. Abbiamo assaporato la nostra parte di more del gelso approfittando per una breve pausa: il mio sedere dopo un giorno in bicicletta ne aveva un gran bisogno.
Claudio mi ha portato a conoscere un pioppo bianco monumentale che si innalza accanto alla pista, ma che rischia di passare inosservato a chi sfreccia in bicicletta. Alto almeno una ventina di metri, con un diametro di oltre un metro e mezzo è di certo l'albero guida dell'intera zona. Poco oltre ci siamo fermati in un prato in vista di due maestosi pioppi neri: li abbiamo salutati e ci siamo messi a meditare scambiandoci esperienze e consigli sulla pratica. Il tempo si è fermato, immagini di un mondo di isole fluviali boscose, lambita da acque di smeraldo e unite da piccoli ponti di lego e corda sono emerse nella mia coscienza. E poi via per andare all'appuntamento con Michelangelo. Pedala e vola. La bicicletta è proprio una macchina geniale, che rivoluzione nei mezzi di trasporto. Però resta sempre una macchina, se non la dosi scivoli attraverso i paesaggi senza incontrarli. E infatti non si è rivelata il mezzo giusto per continuare il viaggio: dopo pochi chilometri ho bucato la ruota anteriore (la seconda volta in un giorno!!!).
Faticosamente abbiamo guadagnato il ponte di San Donà dove ho salutato la mia virgiliana guida Claudio e ho atteso Michelangelo che, insieme a Virginia, Sebastiano, Alessandra, la gatta Micius e il loro criceto mi hanno accolto per la cena e la notte. Con Michelangelo e Claudio ci siamo conosciuti poche settimane fa, partecipando alla protesta contro il taglio degli alberi che è iniziato nella golena destra della Piave. La Regione ha approvato un piano da 2 milioni di euro per fare un "taglio selettivo" di tutti gli alberi che potevano costituire una minaccia in caso di piena. Sarebbe dovuta essere anche l'occasione di ridurre la presenza, a tratti soverchiante, della robinia a favore delle specie autoctone (in quel punto salice bianco, pioppo nero e ibridi in particolare). Il lavoro, di scarsa utilità per la sicurezza idraulica a dire di molti tecnici, è stato fatto male e ha ferito molte persone che godono la bellezza del lungo fiume e l'amichevole presenza degli alberi. Il taglio in grava è una vecchia pratica di consolidata tradizione. Purtroppo oggi i tempi sono cambiati: gli alberi sono sempre di meno e la nostra coscienza collettiva sta capendo che dobbiamo invertire la tendenza.
il più bel libro che ho letto del rapporto ecologico e culturale tra uomini e alberi è quello di Vandana Shiva, Terra madre. Sopravvivere allo sviluppo. Femminile nel senso più profondo e ricco del termine.
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