C'era una volta il grande mare, che ondeggiava di qua e di là senza posa. Pesci, alghe e balene si muovevano agitandolo e allietandolo. Lentamente la vita vegetale sul fondo del mare cominciò a salire verso la superficie e a iniziare un nuovo sviluppo. Unendo le loro radici formarono un'isola galleggiate sulle acque e poi iniziarono a elevarsi al cielo in veri e propri alberi. Col passare del tempo una grande foresta crebbe con le sue radici rinsaldò le provvisorie isole primigenie fino a dargli un'apparente solidità, che oggi chiamiamo terra. Il mare assisteva curioso a queste novità ma spesso giocava a riprendersi un po' del suo spazio affondando ora questa e ora quella sponda. Tra il mare e la grande foresta nacque anche una fascia che, con le maree, diventava mare per sei ore e poi terra per altre sei ore, restando un miscuglio dei due per un'ora intera mentre l'acqua andava e veniva. Lì decise di andare a morire molte vecchie balene, cullate dal mare, che diedero vita alle famose barene tra terra e mare.
Un giorno, inaspettata e audace, una nave, proveniente da chissà dove entrò in queste terre tra mare e grande foresta e si incagliò. L'equipaggio era composta da terribili pirati che percorrevano tutta la terra alla ricerca di più grandi tesori. Erano questi pirati originari del pianeta Venere, costretti a prendere corpo umano per vivere un eterno esilio dalla loro patria, che in qualche modo avevano profondamente offeso. Incagliati tra le maree i pirati, che si erano dati il nome di "bizantini", restarono incantati da quell'ambiente cangiante che non era nè terra nè mare. Decisero che lì avrebbero costruito la loro città. Si accorsero anche che in quei momenti di passaggio tra le maree un piccolo omino verde compariva ora qua e ora là. Si rivolsero a lui chiedendo notizie su quella terra e spiegando la loro intenzione. L'omino verde disse: "Se volete fondare una città dovete innanzitutto sceglierne il nome e poi andare a parlare col mare per chiedere che non la affondi ogni volta che riprende il suo dominio qui". I pirati si consultarono e decisero che la città si sarebbe chiamata "Venezia" (Venusia nella parlata antica) in onore alla loro origine venusiana.
Disfando la loro nave costruirono barche più piccole e mandarono una delegazione al mare che fu sorpreso e contento della loro innovativa proposta. Riflettè, ribollì e poi rispose: "Accetterò e proteggerò la vostra città a patto che le diate la forma di un pesce che salta in mezzo alla mia acqua". I pirati accettarono e tornarono dall'omino verde per chiedere altri consigli su come realizzare materialmente questa città. L'omino serenamente rispose che avrebbero potuto chiedere aiuto agli alberi più antichi della Grande Foresta, quelli che avevano guidato la crescita della grande foresta e la nascita della terra emersa. Fu così che i pirati si misero a esplorare la grande foresta cercando i patriarchi degli alberi e, dopo giorni e giorni, li trovarono alti come nessuno altro e spiegarono la loro richiesta. Gli alberi pensarono lungamente in silenzio e poi formarono le parole della loro risposta adagiando alcune foglie davanti ai visitatori. La scritta diceva: "Vi forniremo i nostri alberi per sostenere la vostra città ma in cambio dovete sottoscrivere un accordo di proteggere la foresta e dividere con noi i tesori della vostra città".
I pirati tornarono pensosi alla loro nave e chiesero all'omino verde quale tesoro mai custodisse la loro città. Commosso dalla loro tenacia l'omino gli rivelò che sommersi sotto di loro stavano alcuni massi che recavano incisi a fuoco lettere in grado di scrivere tutte le lingue di tutti i mondi e di imprimerli ovunque: sul legno, sulla pietra e altro ancora. I pirati si immersero coraggiosamente e, faticosamente, portarono in superficie e pulirono i massi da cui impararono a scrivere e, su una corteccia d'albero, scrissero l'accordo da sottoscrivere con gli antichi alberi. Con la preziosa corteccia arrotolata tornarono nella Grande Foresta e siglarono l'accordo per costruire la loro città. Da quel momento smisero di essere pirati e diventarono uomini d'affari. Così iniziò la costruzione di Venezia: con palafitte, moli e barche, altane e torri per guardare le stelle e la lontana e scintillante Venere. Mentre lavoravano gli uomini si sentivano sempre più soli, presi dalla nostalgia della loro patria. Cercarono di rendere la loro città più bella che poterono con statue, iscrizioni e canti in tutte le lingue dei mondi.
Un giorno, mentre abbattevano un albero cantando malinconici della loro patria e delle bellissime donne venusiane, accadde un prodigio: dall'albero tagliato uscì Gesù! Li guardo dolcemente e disse loro che avrebbe potuto aiutarli a portare donne e risate nella loro città se si fossero impegnati a farne una città dedicata all'amore in ogni sua forma. Gli uomini d'affari acconsentirono e fu così che su alcuni alberi presero forma frutti enormi che, maturando, lasciarono uscire donne bellissime benedette da Gesù e amiche degli uomini. E così finisce la leggenda novissima della nascita di Venezia e comincia la sua storia che durerà fino a quando la città avrà la forma di un pesce, rispetterà gli alberi e cullerà tutte le forme d'amore.
Francisco Merli Panteghini
Mediatore elementare
questa storia è stupenda!!! io sono innamorata di Venezia e Venezia è proprio questo! non ce lo dobbiamo dimenticare.
RispondiEliminaUn abbraccio
speriamo che molti abitanti della città se ne ricordino e agiscano di conseguenza
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