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domenica 28 luglio 2013
Trekking attorno alla laguna sud
Alle 6.43 parto da porta Garibaldi. Parto solo, ancora una volta. Il trekking di oggi non è impegnativo, una ventina di chilometri ma il caldo scoraggia gli animi. Lo rifaremo a settembre, speriamo in molti domenica 22 settembre. Come sempre, allenato da filosofie e senso pratico, vedo il lato positivo: potrò tenere il mio passo, modificare man mano l'itinerario, seguire l'istinto senza contrattare con altri.
Scendendo a Borgo S.Giovanni saluto la statua del Fauno tra gli undici pini della stazione ferroviaria.
Saluto il vecchio platano, sopravvissuto a molte traversie e reduce del vecchio viale alberato. Con la sue tenaci cicatrici mi sembra un veterano, forse della campagna di Russia, che ora racconta ai posteri la sua travagliata storia.
Sul cavalcavia della statale Romea ammiro quanto verde ci sia ai margini, nei ritagli abbandonati tra il porto e il quartiere di S.Giovanni.
Poi decido, a cuor, leggero, di cambiare itinerario. Non affronterò il ponte transalugnare col fresco (relativo) del mattino ma prenderò per la chiesa vecchia di S.Michele su stradelle sterrate sconosciute.
La mia scelta è subito ricompensata da un bell'incontro con due coppie di Cavaliere d'Italia che mi onorano anche di fare un pezzo di strada con me, tra qualche orto, campi abbandonati, rottami e canali paludosi. (utile link alla guida all'identificazione ).
Procedo senza fretta: il viaggiatore non ha meta se non nell'andare stesso! Mi godo particolare e scatto foto come in una caccia fotografica.
D'un tratto un cancello aperto tra i prati alti mi seduce: troppo invitante per resistere mi avventuro nell'ignoto tra graminacee altre fino alle spalle.
Sbuco in un orto e una baracca, sospesi nel tempo. Non credo siano molto diversi dal primo rifugio costruito da Adamo ed Eva alla scoperta del loro nuovo mondo di conoscenza del bene e del male.
Proseguo tra roveti, quasi maturi, e campi con molte essenze fiorite in cui mi riprometto di tornare per rimpinguare le scorte per le tisane dell'inverno.
La strada sterrata a tratti è tutta inerbata, piacevolmente sinuosa e rialzata rispetto ai terreni ai lati.
Nascosto tra canneti e roveti scovo anche uno dei cantieri del consorzio Venezia Nuova per la presunta salvaguardia della laguna. Intorno rottami e discariche abusive nel verde.
Arrivo ai canali che dal Lusenzo e dalla laguna portano alla vecchia chiusa di Brondolo e devo fare dietro front in cerca di un passaggio.
Tra i pietroni uno splendido limonio in fiore. COmincia ora la stagione della sua lunga fioritura, ingrediente prezioso del miele di barena.
Accaldatissimo raggiungo la chiesa di S.Michele e la chiusa in disuso. Mi concedo nella vetusta ombra una bella pausa.
Rendo omaggio a S.Michele, patrono dell'associazione Amico Giardiniere, e anche al drago che ha domato, avvolgendo la bandiera associativa attorno alla robinia accanto al portale.
Ammiro al Brenta e le sue darsene tirate a lucido che fanno rivivere la memoria dell'antico porto di Brondolo, luogo di scambio tra mare e terra, e tra terra e fiumi, sin dall'epopea etrusca nell'Adriatico (l'antica Adria dista da qui una trentina di chilometri).
La bella cupola avvenieristica del mercato ortofrutticolo si staglia, trascurata, ma ancora capace di futuro.
Superato Brondolo e la sua accogliente frescura percorro l'argine tra la Brenta e la laguna, uno sterrato rialzato che sarebbe molto comodo se fosse sfalciato. Dopo poche centinaia di metri ripiego sulla strada asfaltata lì accanto perchè tra rovi e radicchi selvatici il passo si fa faticoso.
In laguna stanno collocando pali e protezioni per una presunta ricostruzione delle barene scomparse. Guardo dubbioso l'ennesima opera ingegneristica che sembra una caricatura dell'originale e non affronta le cause della riduzione delle barene: primo fra tutti il moto ondoso di troppe barche a motore.
Faccio poi un'incursione in barena, quella vera, a godermi la fioritura del limonio e il suo particolare aroma, tra decomposizone, salso e vago profumo.
Come appurato già quest'inverno l'argine della laguna sud è un immondezzaio, in parte alimentato dalla risacca e in minore misura dalla strada. Il Magistrato alle acque cosa fa in proposito? Le grandi opere...
Mi allontano con sollievo dalla trafficata strada dell'argine seguendo la laguna tra campi, in gran parte abbandonati e qualche trabocco. Mi accorgo di aver chiesto troppo alla mia macchina fotografica che si scarica. Continuo il viaggio nelle ore più calde trovando però insperata frescura nelle cavane disseminate lungo l'argine.
Arrivo stanco ma soddisfatto al ponte traslagunare, così ampio che potrebbe accogliere senza grandi spese uana comoda ciclabile su di un lato. L'immondizia abbonda e forse sarebbe ora di vietare la sosta notturna dei camion e di fornire ogni piazzola di almeno di cassonetto. A percorrerlo senza fretta, nonostante il traffico, riesco a momenti a godermi il privilegio di osservare come da un balcone la vita della laguna. Dopo 8 ore di cammino quieto e divagazioni arrivo nuovamente a Chioggia.
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