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sabato 21 agosto 2021
Vale la pena di leggere il romanzo distopico "1984" di George Orwell?
Ho appena riletto 1984, ne avevo un vago ricordo ma in questi giorni convulsi dove alcuni sostengono si sia instaurata una "dittatura sanitaria" sotto un governo dotato di poter emergenziali che sempre vengono proprogati cercavo una lettura da poter condividere coi miei studenti per mettere in discussione il fenomeno dello stato totalitario storicamente inteso e l'attuale predominio delle grandi corporation. E' sotto gli occhi di tutti che nell'epoca della globalizzazione americana, seguita al crollo del muro di Berlino, si assiste al progressivo accentramento della ricchezza in poche mani. La piramide della ricchezza totale del mondo mostra che metà della ricchezza netta del mondo appartiene all'1% superiore, il 10% superiore degli adulti detiene l'85%, mentre il 90% inferiore detiene il restante 15% della ricchezza. Quindi il top 30% degli adulti detiene il 97% della ricchezza totale.
Partiamo da questa disuguaglianza per fare alcune considerazioni: 1) lo strumento di accumulo e gestione di queste ricchezze è principalmente la Corporation, la multinazionale anonima con personalità giuridica come si è definita negli USA negli anni Venti del Novecento; 2) l'elite "mondialista" è largamente apolide ma concentrata nei paesi "occidentali", il suo raggio di azione e d'investimento è globale 3) gli stati nazionali sono sotto assedio perchè limitano le libertà dell'ipercapitalismo gloabale sia attraverso la gestione pubblica di interi settori sia, per le democrazie, con la tutela dei diritti dei lavoratori. 4) siamo davanti ad un'epoca nuova, dove poche migliaia di persone possono influenzare l'economia, la società, i mass media (che sono loro!), la ricerca scientifica... un poter mai visto prima sul nostro pianeta. Da tutte queste considerazioni deduciamo che oggi, in barba alla democrazia dichiarata, il mondo (quello a trazione americana per lo meno) è dominato da una ristretta oligarchia attorniata da specialisti in ogni campo che governa una massa sempre più indistinta di lavoratori, professionisti precarizzati ecc.: un nuovo proletariato globale che assorbe le classi medie.
Torniamo al nostro libro: scritto nel 1948 immagina la società futura del 1984 dominato da tre grandi superstati. Dopo una guerra atomica prendono il potere al mondo tre ideologie totalitarie. Nella Londra del futuro, capitale dell'Oceania (Americhe, Gran Bretagna, Australia e parte dell'Africa e dell'Asia), Il Partito (è l'unico legale) dell'Engsoc (Socialismo inglese) guidato da un mitico Grande Fratello (Big Brother) governa ogni aspetto della vita dei sottoposti, sotto una mascherata democrazia in perenne guerra contro le altre potenze mondiali. La popolazione è divisa tra i membri potentissimi del Partito interno, i burocrati del Partito esterno e la stragrande maggioranza della popolazione chiamata in "neolingua" "i prolet". Il Partito interno controlla tutti i mezzi di comunicazione, la produzione, l'esercito e una particolare polizia politica chiamata thinkpol, polizia del pensiero. Infatti è sufficiente alimentare pensieri contrari o divergenti da quanto previsto dal regime per essere sequestrati, torturati e rieducati in campi di lavoro. Londra ospita la sede dei quattro grandi ministeri in cui si articola il potere: quattro piramidi che ospitano il ministero dell'Amore (controllo della popolazione e torture), ministero della Verità (controllo dei media, dei libri, riscrittura degli archivi storici per elimnare ogni contraddizione al pensiero dominante), ministero dell'Abbondanza (programmazione conomica e razionamento dei pochissimi bene disponibili) e il ministero della Pace (ovvero della Guerra).
Come avrete capito da questi cenni del linguaggio adoperato da questo partito dominante il significato ordinario viene sovvertito al punto da ideare un "neolingua" di poche parole per insegnare a non pensare, per rendere impossibile il pensiero critico. Qualcosa di simile appare nelle modalità digitali di comunicazione dove tutto è epidermico e immediatamente dimenticato. Alla fine del romanzo Orwell dedica una ventina di pagine alla storia e funzioni di questa neolingua totalitaria. 1984 è una distopia, ovvero racconta un possibile futuro a partire da elementi realistici. Lo fa in maniera graffiante, specialmente per i concittadini inglesi dello scrittore. Gli va dato il merito indiscusso di aver anticipato l'uso della tecnologia per il controllo delle masse (il telescreen, che nessuno può spegnere, in ogni casa per diffondere ma anche per ascoltare gli abitanti a piacimento). Incredibilmente innovativo se pensiamo che fu scritto nel 1948.
Ma indaghiamo un po' sull'autore: George Orwell è uno pseduonimo dello scrittore e giornalista britannico Eric Arthur Blair. Nato in India da una famiglia scozzese fatica ad inserirsi nella madrepatria. Nel 1937 si reca a Barcellona con l'intenzione di scrivere degli articoli sulla drammatica situazione del Paese in piena guerra civile contro il generale fascista Franco. Quasi subito, però, si unisce ai repubblicani spagnoli, entrando a far parte delle milizie del Poum. Assiste ai dissidi interni alla sinistra con lo scontro armato tra comunisti filosovietici contro anarchici e socialisti. Viene ferito in modo grave alla gola; a quel punto ripara in Francia. Dall'esperienza della guerra vissuta in prima persona nacque "Omaggio alla Catalogna". Con quell'esperienza potè mettere a confronto due totalitarismi: il fascismo e il comunismo sovietico.
Un altro particolare della sua vita da notare è che nella sua formazione all'Eton College di Londra ebbe per insegnante Aldous Huxley: un altro grande esponente della letteratura distopica pacifista che scrisse "il mondo nuovo" (1932) in cui immaginava la deificazione del modello fordista di produzione in un mondo futuro dove ogni aspetto della vita è controllato da 10 governatori mondiali. Come si vede l'allievo si confrontò a tutto campo col maestro di allora e lo superò. Nel cupo mondo di 1984 non ci sono eroi, non c'è speranza, non c'è spiritualità. Viene descritta alla perfezione la macchina organizzativa del Partito che controlla i "prolet" (gli operai) con i mass media, le parate, la pornografia, il razionamento dei beni, le celebrazioni dell'odio verso il nemico di turno. I burocrati del Partito se la passano poco meglio ma sono sorvegliati giorno e notte dalla tecnologia e alla minima devianza o perplessità vengono sequestrati e spediti al "Ministero dell'Amore". Orwell segue fin dentro le sale di tortura il protagonista che ne uscirà "rieducato" e sinceramente pentito di aver anche solo pensato di opporsi al Grande Fratello, il leader idealizzato che personifica il Partito e che viene rappresentanto ovunque in grandi manifesti e schermate con la scritta "Il Grande Fratello ti vede".
Anche noi oggi siamo sorvegliati dalle nostre tecnologie: il nostro profilo di interessi e preferenze vengono venduti alle aziende di marketing e schedati dai servizi segreti. Siamo "profilati" e indotti a comprare cose molto interessanti, salvo poi essere censurati se esprimiamo critiche al sistema dominante. Al contrario del mondo tratteggiato in 1984 noi abbiamo ancora speranza, abbiamo ancora linguaggio e pensiero critico a disposizione e soprattutto la possibilità di una ricerca spirituale libera capace di ispirarci coraggio e creatività.
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