Mi trovavo a Treviso e finalmente ho deciso di dedicare un po' di tempo per andare a trovare i miei amici alberi. Da un annetto ne ho individuati alcuni che mi sono particolarmente cari. Sono grandi alberi, vetusti e particolarmente sacri. Ho cominciato dalla quercia cava accanto a S.Maria della Rovere. Ho pulito i dintorni e tolto le cartacce dalla cavità, mi sembrava una profanazione. Per aiutare a migliorare il flusso che sento salire dalla terra al cielo ho puntato il digiridù all'interno fino a trovare quella che ho sentito come la musica giusta. Attorno un gruppetto di studenti in attesa dell'autobus, tra l'imbarazzati e l'indifferenti per le azioni di quest'uomo vestito di verde. La vecchia signora mi ha restituito anche una sciarpa che le avevo donato molto tempo fa legandola ad un ramo alto. L'ho trovata posata delicatamente sullo striscione di ben venuto al nuovo parroco avviluppato al tronco.
Riposo sulla Rovra, la quercia plurisecolare sul Po' di Goro
Sono poi andato al parco di villa Manfrin dove avevao organizzato una vera e propria festa per gli aberi con percussioni e danze la scorsa domenica delle palme. Quel bel pezzo di pioppo nero che ci aveva osservato dall'alto è stato abbattuto, mi sono inginocchiato incredulo là dove hanno frullato la sua ceppaia. Ho suonato per lui e accolto la mia tristezza che si è trasformata in una breve invettiva per poi placarsi in un desiderio di essere utile. Cosa posso fare? "Diventare albero" - la risposta mi è arrivata veloce e semplice. Molte volte mi sono sentito consigliare così da una vocina interiore.
Questa inaspettata partenza di un vecchio amico, il primo albero su cui ho agito a livello sottile per aiutarlo a cicatrizzare un grande taglio, mi ha profondamente commosso. Come posso realizzare questa indicazione sibillina? Mi sono inginocchiato e raccolto come un seme per poi schiudermi lentamente verso l'alto. Riconosco gli alberi come maestri. Mi insegnano a stare ben piantato nelle mie radici e ad innalzarmi con le mie forze verso la luce. E in questo movimento ascendente sento il calore del mio cuore, il sostegno della Madre Terra, l'accoglienza dell'aria che cambia forma per far spazio alla mia crescita. Divento albero, porto l'acqua e le pietre dalle profondità fino al cielo. Fisso l'anidride carbonica e offro ossigeno e frescura agli altri esseri attorno a me. Imparo a non mentire, a non invidiare, a non arrabbiarmi con chi mi aggredisce e strappa i miei rami. Guardo gli altri alberi attorno a me, ognuno diverso, eppure parte di un gruppo: pioppi, querce, platani, frassini, aceri... Così comincio a riconoscere il progetto unico che ho dentro di me.
Hanno abbattuto un decina di grandi e vecchi alberi a villa Manfrin e non sanno cosa hanno perso. Gli alberi creano uno spazio particolare tra terra e cielo. Uno spazio protetto dai venti e dalle interferenze che aiuta persino i nostri pensieri a scorrere più quieti e a ricevere semi di luce dall'alto. Non a caso il Buddha raggiunse l'illuminazione meditando sotto un albero e Gesù Cristo pregò il Padre nel giardino degli Ulivi. Solo i vecchi alberi sono in grado di aiutarci in questo. Dieci giovani alberi non danno lo stesso benessere di un unico vecchio esemplare, per quanto martoriato da tempeste o aggredito da funghi. Prima di abbattere uno di questi fratelli alberi bisogna davvero fare tutto il possibile per tutelarlo e lasciarlo invecchiare. Si fa presto a tagliare ma ci voglio decine di anni per colmare i vuoti, specialmente se non c'è una politica di gestione coerente del patrimonio arboreo che prevede un continuo rimboschimento. Tutelate i vostri alberi. Andate a trovarli, apprezzate la loro presenza ma soprattutto imparate da loro: diventate alberi!
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