Ho letto il Signore degli Anelli che avevo 11 o 12 anni, insieme alla saga di Shannara è stato il mio primo approccio col mondo del cosiddetto genere fantasy. Dopo anni mi sono reso conto che i racconti di Brooks sono effettivamente frutti maturi di un genere letterario moderno (il fantasy appunto) mentre l’opera di Tolkien è una vera e propria saga epica, un sguardo panoramico ad un intero universo (parallelo?) dove la lotta tra forze della Luce e dell’Ombra si riaccende dopo secoli di apparente quiete e oblio di antichi saperi gelosamente custoditi da pochi eletti. Quattro anni fa ho letto un bel commentario antroposofico dell’opera: era una convincente analisi dei significati criptati che agiscono dal Signore degli Anelli all’anima del lettore.
Il punto centrale era la decodifica in termini di percorso interiore dell’intera vicenda, dove l’intera Compagnia dell’Anello andava a formare un unico essere umano in divenire. Facciamo un gioco: prima di leggere oltre rispondete di getto a queste domande: qual è il personaggio che preferite? Quale invece non vi piace?
Secondo lo schema antroposofico, i compagni sono così interpretati:
Gandalf: Sé superiore, ovvero l’essenza spirituale di ogni essere umano e multidimensionale, contemporaneamente presente qui nel fluire del tempo e “là” nell’eternità
Aragorn: Io incarnato, cioè la parte della personalità che si sviluppa fino a mettere in perfetta armonia tutte le altre, come un buon re
Legolas: angelo custode, ha il compito di aiutare lo sviluppo dell’Io
Gimli: corpo eterico o energetico vitale
Boromir: corpo fisico
Merry: anima senziente, cioè quella che decodifica le sensazioni e le emozioni
Pipino: corpo animico, l’insieme delle percezioni che arrivano all’anima
Sam: anima razionale, pensiero pratico
Frodo: anima cosciente, capace di intuire ciò che è giusto fare in ogni momento
Rileggendo l’opera in questa ottica evolutiva nascono molti spunti di interessante riflessione e di lavoro su se stessi. Provate a chiedervi se il personaggio che vi attirava indichi che in questo momento siete particolarmente attivi su quel versante e invece sotto pressione o in difficoltà con quella vostra parte indicata dal compagno ”antipatico”. A me ad esempio in questo momento attira moltissimo Gimli (viva i nani!) e mi lascia freddo il padron Frodo.
Qual è il compito della compagnia? Riportare l’Anello del potere alla sua origine e discioglierlo. Cosa rappresenta? L’Ego, il senso di separazione in cui viviamo immersi e che ci fa vivere la nostra vita come un copione autoreferenziale in cui pretendiamo di agire autonomamente per perseguire i “nostri” desideri o soffrire le “nostre” pene. Tutte le correnti spirituali convergono in questi anni su un punto: la chiave della liberazione dell’essere umano risiede nella sua ricomposizione all’unità, sia dentro di sé che (dato che non esiste una reale separazione) fuori di sé. Da qui il senso di quel precetto evangelico sull’Amore per il Prossimo come per Se stessi. Dobbiamo portare luce ed amore sulla nostra paura di essere soli al mondo e vulnerabili a eventi al di fuori del nostro controllo. Noi siamo attori di un copione che creiamo noi stessi. E se smettessimo di recitare per un momento, andiamo a berci un caffè, quattro risate e riscriviamo tutti un bel copione con una gran bella storia che finisce sembre bene? O anche meglio? O magari non finisce…
Un altro membro taciuto ma fondamentale della compagnia è Gollum, che rappresenterebbe il Doppio, l’alter ego che si forma ad ogni incarnazione e che accompagna come oppositore la nostra evoluzione, permettondoci così di “superare noi stessi”. Anche questa parte che racchiude tutte le nostre ombre, parti non accettate, paure, rabbie e poteri occulti e rifiutati è preziosa, per quanto vedersela davanti siamo uno spettacolo che richiede uno stomaco forte e molto amore per non buttarsi giù (dal monte Fato?).
Ho raccolto anche alcune arrabbiate accuse a Tolkien in questi anni: per il fatto che abbia usato a suo piacimento la vecchia mitologia portando confusione terminologica su alcune parole come “elfo” o “nano” che indicavano precise energie elementari che agiscono in natura. E’ una critica fondata. Si parla di elfi per quelle energie aeree che si prendono cura delle piante erbacee, dei parti e dei fiori. Si parla di nani come energie legate ai metalli faticosamente raccolti e filati nelle viscere della terra, maestri della metallurgia umana. Chiarito questo non si può che arrendersi davanti al capolavoro, altamente ispirato spiritualmente a mio avviso.
Credo che anche la rilettura data nella trilogia di film del Signore degli Anelli abbia una sua validità spirituale. Il ruolo preponderante svolto dagli elfi-angeli incarnati in Legolas, la presenza (assenza nel libro) di elfi di Lorien alla battaglia del Fosso di Helm per tener fede ad un’antica alleanza. Mi ha colpito in particolare l’evoluzione della figura di Arwen che ha assorbito la potenza guerriera e l’antica saggezza del cavaliere elfico Glorfindel, che nel film ispira e rianima Aragorn nella caduta nell’Anduin. Un femminile potente e sapiente al tempo stesso che arricchisce come una sorella maggiore l’altera e appassionata Eowyn. Il cavaliere Glorfindel incarna quel sapere spirituale volto al risanamento della Terra, la corrente arturiana del Sacro Graal. Mi sembra proprio un segno adatto ai tempi, dove le donne e la parte femminile in ciascuno di noi può “prendere le armi” al pari di offrirci sostegno e guarigione per conseguire la nostra incoronazione interiore, per diventare Signori di noi stessi e unirci insieme a formare il Regno dei Cieli, il Corpo di Cristo, l’Uno.
Oh intrepidi cavalieri di Rohan, saggi elfi e leggiadri hobbit possano le vostre gesta narrate nell’Epica tolkeniana ispirare le nostre vite in questo momento di passaggio ad una nuova era della storia umana: accogliamo il ritorno del Re, lo Spirito del Mondo e il suo salvatore, il Cristo Eterico.
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