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martedì 28 aprile 2020
Ars Rotatoriae: parte IV il valore ecologico del verde stradale
Ogni spazio verde può essere habitat per piante e animali. Anche frammenti separati e quasi desertici possono avere un loro valore ecologico nell'insieme, grazie alla relazione che intercorre con altri spazi. Ad esempio in Olanda è stato avviato un progetto di sostegno agli impollinatori attraverso la conversione dei tetti delle pensiline degli autobus in prati fioriti.
Se seguiamo il concetto di rete comprendiamo come sia possibile inserire anche pochi metri quadrati in un contesto più ampio e ricco.
Semi volanti, insetti e uccelli possono collegare aree verdi isolate dal traffico cittadino e dalle nostre ingombranti infrastrutture dando continuità al paesaggio a patto che noi progettiamo quegli spazi usando lo stesso linguaggio: piante autoctone, prati fioriti, arbusti ricchi di bacche e utili alla nidificazione ecc. fino a comporre corridoi ecologici e oasi. Spesso si tratta solo di anticipare la naturale evoluzione per creare armonie stabili. Guardate questa rotatoria lasciata a se stessa fuori Vicenza.
Il prato spontaneo è stato ridotto a radure, via via ristrette dall'esuberante crescita di rampicanti, arbusti ed alberi. Che sono gli stessi che si vedono nei margini esterni della rotatoria: continuità col paesaggio e possiamo anche immagine che insetti e uccelli frequentino liberamente e colonizzino quell'area.
Manutenzione? Nessuna, per anni, ha lasciato che si producessero queste dinamiche. Io sono contrario al "lasciar fare", sono interventista e di formazione giardiniere. Ma sono anche convinto che la natura dialoghi con noi e che insieme, interagendo, proponendo e accogliendo le risposte possano nascere cose meravigliose.
Questa distesa fiorita in Gran Bretagna è nata da un progetto di sostegno ai prati fioriti spontanei riducendo a soli 2 sfalci l'anno le aree verdi di pertinenza delle autostrade. Seminando appositi misugli si possono ottenere meravigliose tavolozze di colori e, con pochi sfalci, si garantisce la risemina e la riduzione dei costi di gestione. Le prossime immagini sono tutte tratte da un progetto sperimentale che tratta proprio questa possibilità in rotatorie e spertitraffico a Milano.
Se vogliamo costruire composizioni più stabili e con minore manutenzione possimo progettare con le piante perenni. Qui di seguito le foto di un lavoro esemplare realizzato a Bassano del Grappa (VI) dal vivaio Priola. Le fotografie sono in ordine di tempo dal primo impianto all'anno successivo. Qui un'accurata progettazione e la conoscenza magistrale delle perenni ha creato una composizione di sicuro effetto estetico ma anche con un buon contributo in biodiversità, fioriture scalari e quindi polline e nettare.
Negli spazi di maggiori dimensioni secondo me è necessario includere piante tappezzanti, arbusti ed eventualmente nelle grandi rotatorie di circonvallazione anche boschetti di alberi di terza grandezza avendo cura di non far prevalere i consigli dei vivaisti sulla necessità di creare continuità col paesaggio orgininario che nel caso della pianura padana sarnno i componenti del bosco planziale. Tra le piante di quel bosco antico potremmo scegliere ad esempio ontano, salice, acero campestre, orniello, carpino bianco. Tra gli arbusti il sambuco, il nocciolo, il corniolo maggiore, sanguinella, il biancospino, il prugnolo, la frangula e la fusaggine per fare degli esempi.
Fondamentale oltre al progetto e al sesto di impianto l'uso di una efficace pacciamatura che dovrà però essere biodegradabile e drenante in modo da permettere alle acque meteoriche di filtrare e ravvivare il nuovo impianto. Sarà ovviamente necessario vigilare per irrigare se necessario. Uno spazio progettato in questo modo potrebbe richiedere una manutenzione annuale per "governare" la crescita delle piante e far fronte ad eventuali precoci invasioni di piante pioniere. Quando le piante saranno ben avviate provvederanno con l'ombreggiamento, la perdita del fogliame a riformare la pacciamatura e l'apparato radicale a mantenere la gerarchia (es. qui sottoun telo di juta usato in agricoltura).
Concludo citando le sperimentazioni dell'artista e giardiniere Giuliano Pagot che tra Conegliano e Vittorio Veneto da vita al progetto "parco chiazza" (sotto un esempio) ovvero la realizzazioni di piccoli, a volte anche minuscoli, ecosistemi legati a zone umide (fontane, canali, fossi) che ottiene semplicemente trapiantando accuratamente piante da luoghi simili. Il Parco Chiazza è anche un progetto partecipativo che invita i cittadini a riservare una porzione del proprio giardino alle piante spontanee da lascia crescere indisturbate. Questo modo di pensare è assolutamente in sintonia con la mia visione presentata in questi articoli sul verde stradale.
Se ti è piaciuto l'articolo leggi quelli precedenti!
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Bella panoramica delle iniziative che privato e pubblico possono prendere!
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