Il nome Michele deriva dall'espressione "Mi-ka-El" che significa "chi è come Dio" (Quis Ut Deo in latino). È comunemente rappresentato alato in armatura con la spada o lancia con cui sconfigge il demonio. Era la guida del popolo di Israele, per poi diventare il protettore di altre moderne nazioni. Nell'Apocalisse di S.Giovanni è il comandante dell'esercito celeste contro gli angeli ribelli del diavolo, spesso rappresentato come drago o serpente, che vengono precipitati a terra. Il suo culto si diffuse in Europa dal V secolo a partire dalla famosa apparizione sul Gargano dove si trova uno dei maggiori santuari micheliani, seguito da quello di Mont Saint Michel sull'Atlantico e dalla Sacra di S.Michele in Val di Susa, all'incirca a metà strada tra gli altri due. Oggi vi propongo una rivisitazione dell'iconografia micheliana alla ricerca di un'immagine adatta al nostro percorso evolutivo attuale. L'energia micheliana infatti sembra essere una componente fondamentale di questi anni di trasformazione, gli anni che per i cristiani concludono la famosa Apocalisse per preparare il ritorno del Cristo “sulle nubi”.
Lazzaro Bastiani XIII sec.
Ho scelto alcune immagini tutte di artisti della Penisola, una delle culle del suo culto. Partiamo da questa immagine medievale. La presenza della bilancia è molto interessante perchè manifesta la qualità fondamentale dell'energia micheliana: il discernimento. L'Intelligenza che Michele porta nel mondo è quella capace, anche nelle tenebre più profonde, di capire cosa è “bene” e cosa è “male”, ovvero di metterlo in relazione con la visione più ampia e capire cosa aiuta l'evoluzione generale e cosa la contrasta. Grazie a questa qualità la sua luce è inconfondibile e splende nel buio dell'emotività e del pensiero razionale portando una tranquilla sicurezza. La bilancia con cui pesa le anime deriva dalla tradizione islamica, a sua volta derivante dalla mitologia egizia e persiana. L'arcangelo infatti è conosciuto e celebrato sia da ebrei, che da musulmani, cristiani ortodossi e cattolici. S. Michele si festeggia in Occidente il 29 settembre ed ereditò infatti molti tratti e caratteri di Mitra-Sole-Hermes, cui erano consacrati gli equinozi nel mondo ellenistico. L'attributo della lancia simboleggia un puro raggio di luce ma anche l'arma dei cavalieri che combattevano a cavallo. La vicinanza tra S.Michele e S.Giorgio qui è nettissima come se il santo fosse una sorta di incarnazione dell'arcangelo, un suo avatar in termini sanscriti. Il suo avversario qui è rappresentato come drago, che è uno dei nomi dell'avversario nell'Apocalisse. Il drago come il serpente rappresentano anche le forze telluriche potenti e misteriose che lavorano sotto la superficie, capaci di esplodere in improvvisi cataclismi.
Guido Reni, XVI sec.
L'iconografia largamente diffusa dell'arcangelo in Occidente è quella rinascimentale, come nel famosissimo quadro di Guido Reni qui sopra. Un san Michele biondo, apollineo e delicato domina sul diavolo moro, stempiato, barbuto e muscoloso. A guardarlo bene mi assomiglia anche un po'! Ma io non ho quei bicipiti e nemmeno le ali da pipistrello. Si potrebbe anche vedere qui un riferimento astrologico e sensuale: le forze luminose del Sole-Leone-Cuore-femminile trionfano su quelle oscure dell'Oscurità-Scorpione-Genitali-maschile. La parte inferiore del demonio è infatti serpentina. Inoltre i caratteri fisici ricalcano quell'antico pregiudizio verso i semiti da un lato e il prestigio dei popoli dalla pelle chiara e i capelli biondi. Nello sfondo si confondono le spire dell'uomo-serpente e le catene che l'arcangelo regge nella sinistra. Michele brandisce la spada pronto a colpire mentre poggia, quasi con delicatezza il piede sinistro sulla testa del vinto e il destro sulla dura pietra. Questa delicatezza ricorda quella con cui la Vergine cosmica trattiene il serpente. Quando la superiorità è così evidente (come il Sole!) la lotta è finita e il vincitore può fare ciò che desidera del vinto. Cosa vogliono fare le forze cosmiche luminose di quelle oscure, vissute come distruttive e perturbanti? Le vogliono convertire, trasformare in luce e per questo lottano con loro di continuo senza distruggerle. Se lo facessero diventerebbero come i loro avversari, immobilizzandole le lasciano consumare e offrono occasioni di “cambiare idea”, che viene raffigurato nel gesto del piede che si posa sulla testa delle forze avversarie. In questa visione la loro “risalita” delle forze oscure verso l'evoluzione deve obbligatoriamente cominciare dal basso, dall'umiltà e dalla collaborazione con le forze luminose, pena la consunzione. Meditando nella chiesa di S.Michele alla Piave mi è arrivato un pensiero guardando la pala d'altare: ritrae un sistema di forze in perfetto equilibrio. Viene rappresentata in forma iconica la struttura di un essere incarnato che ha intrapreso un processo di espansione della coscienza e riesce, usando il discernimento del cuore (ovvero l'intelligenza del cuore) a portare ordine in tutte le sue parti.
Quadro del santuario di S. Vittoria a Vittorio Veneto, XIX sec.?
Questo quadro è stata per me una grande sorpresa e gioia. E' un'conografia tutta autonoma, profondamente legata al luogo di cui manifesta le energie elementari: l'aria-luce di un luogo panoramico con il profondo rapporto con le forze di terra. Mi ha colpito molto l'assenza della lotta, non ci sono armi o catene. C'è un alto e un basso, i cieli e la terra. I due protagonisti si incontrano e si guardano negli occhi, Michele (che nella destra porta la pienezza della divinità con la scritta “Quis ut deo”) assistito dai cori angelici porta sulla terra la palma simbolo di riconciliazione. Si muove con grazia lungo il corpo serpentino mentre la parte superiore dell'antico avversario è molto delicata. Se ci fermiamo ai visi i due sembrano quasi parenti: la pelle chiara, i tratti quasi femminili e i capelli biondi. Persino le ali da pipistrello qui cominciano a riprendere i colori del cielo. Non c'è più lotta, ma offerta di pace, collaborazione. Entrambi sembrano essersi accettati e trasformati per intendersi, si preparano le condizioni per fare qualcosa insieme, forse per creare qualcosa di nuovo, come in cielo così in terra.
Statua all'ingresso della Sacra di S.Michele XX sec.
Concludo questa escursione iconografica con la statua con la statua di S.Michele ospitata da una decina di anni nel suo bellissimo santuario in Val di Susa. L'arcangelo (molto delicato e femminile pur nella sua tunica da frate) ha infilzato la spada nella roccia e porge le mani per accogliere. Ha vinto la sua battaglia, ha tagliato le ali dell'avversario (le vedete in basso) e lo ha precipitato sulla terra. Come sta scritto nell'Apocalisse di S.Giovanni: “Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.”(1) Dunque l'azione di Michele si sposta sulla Terra e si badi bene che dice SULLA e non NELLA terra, quindi che le forze profonde del pianeta non sono state intaccate dall'arrivo dei viaggiatori stellari dalle forme rettili. Michele può quindi scendere sulla terra e offrire il suo aiuto per l'evoluzione complessiva del sistema. Secondo Rudolf Steiner l'energia micheliana si incarnò più volte nella storia umana: come precursore e collaboratore della coscienza cristica in Giovanni il Battista ma anche come sapiente e delicato artista rinascimentale: Raffaello Sanzio!(2) Al di là della realtà di queste storie mi piace molto pensare che il principe delle milizie celesti abbia deciso di mollare la carriera militare e diventare un grande artista. Anche il viaggio che vi ho proposto, come regalo di Natale, è una storia, non pretende di essere la Verità, ma una fiaba che ci aiuta a mettere insieme tutte le nostre forze per dare verticalità e più spessore alla nostra vita, consapevoli che ora abbiamo la tranquilla sicurezza di poter tenere in un angolo tutte le cose che ci disturbano di noi stessi, fino a quando non le trasformeremo creativamente unendo in noi alta ispirazione e calda sensualità terrestre. Allora anche noi diventeremo come il dio dell'Amore e dell'eterna creazione armoniosa.
Buone note
(1) Apocalisse di S.Giovanni, cap. 12 vers.7 sgg.
(2) Si fa riferimento qui ai commentari ai vangeli di Rudolf Steiner, in particolare al Vangelo di Marco.
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