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domenica 30 ottobre 2022
Una modesta proposta per un caloroso Ognissanti
Un bel modo di celebrare Ognissanti è far costruire a figli e nipoti il loro albero genealogico. La prima storia che ciascuno deve custodire è quella della propria famiglia che, per i credenti, non cessa mai di esistere: i nostri cari defunti sono accanto a noi per aiutarci nel Cammino. Onoriamo le Antenate e gli Antenati!
Vuoi passare un 31 ottobre diverso dalle solite macabre proposte? Organizziamo la festa di Ognissanti per grandi e piccoli a Brondolo. Info Francisco 328 7021253
sabato 22 ottobre 2022
Riflessioni sulla mostra Appropriation di Matteo Vanzan
Mi ha sorpreso la mostra Appropriation a due passi da casa: il Museo civico della Laguna Sud ha aperto una porta sul mondo dell'arte cotemporanea grazie alla caparbia intuizione del curatore Matteo Vanzan. In mostra opere di autori italiani e stranieri di rilievo anche internazionale dalla pop art ad oggi (ci sono Warhol, se lo possiamo definire artista, Schifano, il writer Banksy e molti altri).“L’esposizione”, racconta il curatore Matteo Vanzan, “è pensata come un ricco percorso fatto di riferimenti e allusioni per comprendere come l’ispirazione artistica possa spesso provenire da un bagaglio culturale precedente. L’immaginario collettivo diventa pretesto per la riappropriazione di immagini conosciute non solo dagli addetti del panorama culturale, ma soprattutto dal pubblico più vasto: chi non conosce L’ultima Cena di Leonardo o il Giudizio Universale di Michelangelo? Queste opere sono state riprese e contemporaneizzate dagli artisti del Novecento, Andy Warhol e Tano Festa in testa, trasformandosi in nuove icone ed iconografie che appartengono alla nostra società.” Una sorta di “citazionismo” sarà dunque fil rouge di Appropriation con le opere dei protagonisti in mostra affiancate alle riproduzioni digitali delle originali: i Gigli d’acqua di Mario Schifano a riferimento delle Ninfee di Monet, Hans Christian Andersen e Andy Warhol, Il Giudizio Universale di Michelangelo e quello di Tano Festa; e ancora la celebre Venere di Arman ripresa dalla statuaria greca, Giosetta Fioroni che riprende Tiziano, Franca Pisani e Sandro Botticelli fino a Banksy che cita Andy Warhol e Roy Lichtenstein che crea un riferimento con l’evoluzione dell’Albero Rosso di Piet Mondrian.
Qui trovi un breve video di presentazione della Rai regionale
Partiamo dal nome forse più famoso della mostra: l'americano Andy Warhol. E' stato probabilmente l'inventore della Pop Art, un'arte americana che si staccava da tutta la tradizione artistica antica ed europea per trasformare in arte, o sedicente tale, gli oggetti del consumo e le celebrità trasformate in icone e moltiplicate attraverso i mass media e opere seriali. Faccio fatica a considerarlo un artista originale, di certo un grande comunicatore che ha fatto della provocazione e dell'egocentrismo sfrenato il centro della sua produzione. In mostra una suo opera dedicata alla fiaba Hansel e Gretel: per l'inventore della pop art ogni cosa può diventare oggetto di produzione artistica e riproduzione in serie, quindi l'artista può divorare e rigurgitare qualsiasi contenuto e qualsiasi forma senza alcun obbligo. Sarà la strada che seguierà, con maggiore raffinatezza, Mario Schifano in Italia.
Commentiamo alcune opere in dettaglio: partiamo dalla rivisitazione grottesca e soffocante della Nascita di Venere di Botticelli. Proviamo a gustare a pieno il capolavoro rinascimentale. La dipinge nel 1485 Sandro Botticelli su commissione della famiglia De Medici, che sappiamo essere tra i grandi ispiratori del nostro Rinascimento. Secondo la lettura ufficiale Venere avanza leggera fluttuando su una conchiglia lungo la superficie del mare increspata dalle onde, in tutta la sua grazia e ineguagliabile bellezza, nuda e distante come una splendida statua antica (pare infatti che Botticelli si fosse ispirato ad una Venus pudica (cioè che si copriva seno e ventre) di proprietà dei committenti. Il volto pare che si ispirasse alle fattezze di Simonetta Vespucci, la donna dalla breve esistenza (morì a soli 23 anni) e dalla bellezza "senza paragoni" cantata da artisti e da poeti fiorentini. Venere viene sospinta e riscaldata dal soffio di Zefiro, il vento fecondatore, abbracciato a un personaggio femminile con cui si potrebbe simboleggiare la fisicità dell'atto d'amore, che muove Venere col vento della passione. Forse la figura femminile è la ninfa Clori, forse il vento Aura o Bora. Sulla riva una fanciulla, forse una delle Ore che presiede al mutare delle stagioni, in particolare la Primavera, porge alla dea un magnifico manto rosa ricamato di fiori per proteggerla (mirti, primule e rose).
Se però indaghiamo più a fondo, grazie anche ai contributi sull'arte sacra di Fausto Carotenuto, possiamo sovrapporre anche una lettura spirituale e universale all'opera. Non dimentichiamo che Lorenzo de Medici aveva avviato e protetto l'accademia Neoplatonica del filosofo Marsilio Ficino in quegli anni a FIrenze. Inoltre gli artisti medievali e poi rinascimentali dovendo rappresentare temi sacri adottavano uno specifico gergo e degli obiettivi educativi: le loro opere cioè avevano il fine di elevare la consapevolezza di chi osservava e "leggeva" l'opera. Secondo la teoria della triarticolazione dell'anima, ripresa fino ad oggi anche dal filosofo Rudolf Steiner questo quadro potrebbe rappresentare il processo di incarnazione: lo Spirito - angelo spinge l'anima cosciente (la donna abbracciata strettamente a lui) agitando il mare delle emozioni umane fino alla nascita dell'anima che sente, quella legata al cuore. Sulla terraferma invece si appresta a vestire le anime con la fisicità e la parte mentale che decifra, cataloga, moltiplica proprio ciò che è materiale. Sparsi per il quadro ci sono fiori che vengono sparsi dallo spirito: sono i pensieri luminosi, le intuizioni che vengono regalati alla mente umana. L'opera che troverete alla mostra è un colpo allo stomaco: tutto viene stravolto, sporcato, inquinato a rappresentare il momento presente dove sia da un punto di vista ambientale che culturale la bellezza, l'armonia e i messaggi positivi vengono meno.
C'è un'opera dedicata alla Nike di Samotracia (museo del Louvre). L'originale "Vittoria" (=Nike in greco) fu scolpita per celebrare la vittoria navale degli abitanti di Rodi alleati con i ROmani contro i Siriani guidati dal cartaginese Annibale in fuga dalla terra natia e braccato dai nemici giurati romani. La statia rappresenta quindi la dea della vittoria che scende sul campo di battaglia a sancire a chi spetterà il successo. Nella mostra troviamo una piccola opera che presenta un riproduzione della nike tagliata a metà dai piedi alle spalle. A queste due metà sono state accoppiate le sezioni di un'altra statua, presumibilmente una copia dell'imperatore Augusto.
C'è anche una citazione del famossissimo gesto creativo di Michelangelo in cui Dio crea Abramo protendendosi verso la terra. L'originale è un affresco commissionato nel 1511 dal papa Giulio II sulla volta della cappella Sistina. Il profondo senso spirituale della visione giudaico-cristiana è qui riassunta in un gesto: l'uomo è fatto a somiglianza del suo creatore e quindi ne è figlio, che deve evolvere, crescere, moltiplicare le sue forze fino a ritornare alla Casa del Padre! E' una delle opere simbolo del Rinascimento che era un movimento profondamente cristiano e desideroso di innalzare l'uomo dai suoi istinti e basse emozioni al senso elevato di essere al centro di un universo creato per la sua crescita. L'opera in mostra di Tano Festa (altro artista della pop art italiana anni 60-70) mostra le due mani separate da cornici viola e tra loro un nuovo quadro dal sereno motivo. Quel che resta è la separazione tra umano e divino, con un senso di serena accettazione, come qualcosa che deve essere così.
L'ultimo nome celeberrimo della mostra è il writer inglese contemporaneo Banksy, di cui riporto alcune opere per preparare la riflessione sull'opera esposta.
Il muraless sopra è una citazione contemporanea in piena epidemia Covid della Ragazza con l'orecchino di perla di Vermeer (XVI secolo). Banksy rielabora moltissime opere d'arte e simboli del pop mondiale a cui però offre sempre nuovi significati e graffianti critiche al sistema sociale, politico ed economico dominante. Nella mostra è visibile un suo lavoro su un dollaro americano dove compare un soldato armato e, dall'altra parte dell'effigie di G.Washington, la scritta "Dismaland, amusement park - BANKSY". Dunque il potere mondiale americano viene svelato da un lato e viene anche sbeffeggiato con l'equivalenza che il mondo del consumo di stile americano è un grande parco dei divertimenti in cui rimanere distratti mentre il potere opera indisturbato. Tra le opere c'è anche una locandina del noto film Matrix, più precisamente del sequel Matrix Reloaded. Quel film ha segnato un'epoca ed era stato capace di mandare potenti suggestioni al movimento di contestazione del "sistema". Nel secodno film il messaggio sovversivo del primo viene in gran parte smontato, deludendo molto le aspettative del pubblico più attento: restano uguali e esasperati gli effetti speciali e i personaggi amati ma i messaggi profondi vanno perduti. NEll'opera in mostra la locandina del film è oscurata da strisce di carta che coprono gli occhi dei personaggi e parte del titolo, quasi che questo secondo film mutilasse, prendesse in ostaggio il primo. Perchè non rivedersi alcune scene del film? Inizio https://www.youtube.com/watch?v=tsvYSzdL97w Scena chiave Matrix primo allenamento pillola rossa: https://www.youtube.com/watch?v=Emk1xjv_y_M Neo è l'eletto: https://www.youtube.com/watch?v=RV4sgZ3qkK8venerdì 14 ottobre 2022
Grazie Baricco!
Di recente ho scoperto che Alessandro Baricco ha iniziato un aspro duello con la leucemia. Gli faccio i miei migliori auguri e qualche preghiera. Ma più di tutto sento il bisogno di ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per la cultura italiana e che spero potrà ancora fare. Io l'ho conosciuto per colpa di mia sorella Barbara, maggiore di 2 anni, e innamorata di questo giovane intellettuale bello, colto e dotato di una acuta intelligenza unita ad un grande senso teatrale. Nei primi anni Novanta teneva la trasmissione Pickwik, del leggere e dello scrivere: in seconda serata guidava un viaggio nella letteratura mondiale unendola a riferimenti storici, artistici e soprattutto musicali. Baricco, laureato in filosofia estetica aveva iniziato da alcuni anni la sua carriera come saggista musicale e come giornalista culturale, recensendo concerti, eventi, autori ecc. Questa sua passione per la musica si è riversata più volte nella sua prosa, sia come citazioni dirette (il monologo Novecento il cui protagonista è un pianista fuori dall'ordinario) sia come attenzione al ritmo, alla cadenza, alla velocità di esecuzione che nella sua migliore prosa alterna degli "adagio" a degli "andante", "allegro" e via dicendo. Ho letto ai miei studenti di quinta itis i primi capitoli di Seta: ogni capitolo una paginetta, ogni capitolo un salto di tempo e di spazio, correndo velocissimo, indugiando in qualche particolare apparentemente ininfluente che però ti permette di gustare a pieno le accelerazioni che seguono.
Lo presento ai miei studenti come uno dei nostri grandi scrittori. La nostra antologia si ferma a Italo Calvino e Umberto Eco, e siamo negli anni Ottanta, quarant'anni fa! Amo Baricco perchè è molto più che uno scrittore. E' un divulgatore culturale di consumata abilità che era riuscito persino a commuovermi nel presentare il dramma teatrale Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand (guarda il video). E' un intellettuale a tutto tondo che ha coraggiosamente indagato il mondo della contemporaneità senza arroccarsi nella torre d'avorio dei classici. Ha scritto saggi illumimanti come I barbari, dedicati ai giovani del nuovo millennio. Mi sento di affermare che tutta la sua carriera è stato un continuo gettare ponti con i giovani, col futuro, con quello che sta avvenendo e ancora verrà. Ha avuto il coraggio di svecchiare lo stile e il lessico, di portare nella letteratura il volgare, l'osceno, il triviale senza il compiacimento o il gusto dell'orrido che possiamo trovare in un Ammaniti ma con la mano sicura di un pittore che, volendo dipingere la realtà, ammette sulla sua tavolozza tutti i colori necessaria, finanche i più cupi. Non c'è in lui il gusto della provocazione ma un forte realismo che però trasfigura in un sapiente dosaggio che dà colore ai personaggi, ritratti anche nelle situazioni più tragicomiche.
Ha scritto libri storici, rinnovando completamente il genere. Si muove con la stessa competenza, realismo e leggerezza nella Francia di metà Ottocento (Seta), su un transatlantico inglese ai primi del Novecento (Novecento) come in una parrocchia di periferia italiana contemporanea (Emmaus. Quando ho letto Emmaus mi sono fermato, la crudezza di quel libro mi ha scioccato, però a distanza di anni riconosco a Baricco il suo continuo mettersi in gioco facendo letteratura e cultura sui nodi caldi della nostra società, senza moralismi o giudizi preconfezionati. Baricco inoltre ha fondato nella sua Torino la scuola di scrittura Holden dedicata alle "contemporary humanities", una scuola di respiro internazionale che insegna l'arte di narrare e di tutte le contaminazioni che possono nascere da una buona narrazione: letture ad alta voce, spettacoli teatrali, sceneggiature di film. Lui stesso ne è testimone con il riuscitissimo film La leggenda del pianista sull'Oceano di Tornatore, trasposizione del suo monologo teatrale Novecento. Credo che per lui sia stata una enorme soddisfazione che il maestro Ennio Morricone abbia curato la colonna sonora del film che è anche un riassunto della storia musicale dei primi del Novecento.
Il personaggio Danny Boodman TD Novecento è un'invenzione eccezionale che conquista di pagina in pagina e commuove nel finale. Commuove ma anche interroga. Non poteva finire diversamente? Ed inoltre: il personaggio riceve questo nome ingombrante (che prima era un numero, adesso è un nome, dichiara orgoglioso il padre adottivo) perchè è nato "nel primo giorno, del primo anno di questo fottutissimo secolo" ed in questo non è secondo me improprio vedere un riferimento, un po' serio e un po' faceto, ad un'allegoria del secolo scorso. Il libro è del 1994, dopo la svolta epocale del crollo dell'URSS, la riunificazione della Germania, il trionfo del turbocapitalismo angloamericano. E qui nasce un libro che finisce con una grande, liberatoria esplosione. Finisce un mondo, anche se un altro è già nato e corre veloce. Chi rimane attaccato a quelle che per decenni sono state le certezze rischia di fare la stessa fine, ma Baricco non critica la scelta del suo personaggio, unico a non scendere dalla nave quando ancora potrebbe e il discorso diventa quasi metafisico, sul senso della vita e sull'accettazione della morte.
A Baricco la Francia piace oltremondo, tanto che ritorna in citazioni e ambientazioni in molte sue opere come nel citato Seta che un regista francese ha trasformato in un film drammatico, o come in Oceano Mare una, tra le tante di Baricco, in cui si celebra l'amicizia tra personaggi apparentemente inconciliabili che diventano in realtà perfettamente complementari. Non è uno sguardo cinico o disperante il suo, ma acuto, capace di portare ordine nel disordine, di trovare una trama anche nel groviglio più intricato e apparentmente casuale. C'è serpeggiante un senso del Destino con cui i personaggi si devono confrontare, che possono persino rifiutare con gesti titanici o abbracciare fino all'estremo sacrificio. C'è sempre l'impressione che un senso, anche se non viene mai suggerito dall'autore, ci possa essere e che riflettendoci su poss raggiungerti. Per tutto questo grazie Alessandro Baricco!
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