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giovedì 27 dicembre 2012

Animale del Bosco

Certi giorni mi accorgo di aver bisogno di bosco, qualcosa in me brama quell'abbraccio, voluttuoso e sensoriale d'alberi, arbusti, funghi, sentieri, tracce d'animali, richiami d'uccello, muschi e licheni. Cresciuto vicino ai boschi delle prealpi Orobie il bosco dei pendii secchi ed erti era la mia casa. Sui versanti umidi invece stavano i quieti vecchi castagneti. Poco più in alto il bosco si riempiva di pini, larici e ancora più su i primi abeti in boschi sempre più dominati dalle conifere. Il bosco di pianura è stata una scoperta recente, successiva alla fulminazione per il bosco dell'altopiano del Cansiglio. Fatico ancora a considerare bosco la pineta pura. Manca di molti elementi che io associo al bosco e che cerco, inconsciamente, quando urge una passeggiata, possibilmente solitaria e selvatica, tra i fratelli alberi. Amo il bosco misto, la sorpresa ad ogni svolta di sentiero, le radure circondate da vegetazione di varie altezze, forme, colori e odori. Ora che ne scrivo capisco quanto mi manchi quel particolare odore del bosco maturo.

Ora vivo ai bordi della pianura veneta, dove i fiumi che l'hanno formata (Brenta, Adige, Po) proseguono la loro opera generatrice trasportando detriti sulle coste prima di fondersi con la Mare. Sorpresa, incanto e giubilo scoprire il giovane bosco litoraneo di Ca' Roman, la Pineta di Porto Viro e poi, un tuffo al cuore, il Bosco Nordio. Centotrenta ettari di un bosco unico: una macchia mediterranea di impasto antico con lecci e ornielli, querce farnie e pini marittimi, robinie e pini domestici. E più in basso biancospini, sanguinella, ginepri e ligustri. E ancora asparagi, clematidi, edera, pungitopo, muschi e licheni in fatati paesaggi in miniatura. E' un bosco con un carattere tutto suo, ve ne accorgerete dopo un'oretta di passeggiata. Scoprirete il fondo sabbioso, l'andamento ondulato delle antiche dune che ha colonizzato, una avifauna ricca e differenziata: facile avvistare le lepri, i daini (introdotti negli anni Sessanta), rane, aironi di ogni tipo, colombacci, picchi, ghiandaie, gazze, falchi di palude e, più ardui da vedere, ricci, donnole, tassi, gufi, civette, gamberi di fiume e altre specie ancora.

Lo spirito del bosco qui è antico, nonostante nel Cinquecento sia stato quasi estirpato, è riuscito a rinascere e ora sta maturando. Se riuscissimo a tutelarlo ancora 30-40 anni in modo appropriato potremo riavere un bosco adulto, con alberi vetusti e qualche saggio secolare. Frammento orientale delle vaste foreste di pianura del paleolitico la sua identità viene delineata con lo sviluppo della città di Chioggia che se ne appropria nel tardo Medioevo. Nel 1565 venne venduto alla potente famiglia Nordio. Furono loro a distruggere l'antica struttura del bosco che oggi, ironicamente, porta il loro nome. Nonostante i danni lo spirito del bosco riuscì a riformarsi, approfittando di ogni momento di fragilità umana per lanciare i suoi semi e poloni a riformare fasce di intricata boscaglia. Nel Novecento i Nordio cambiano politica, iniziano a piantare pini marittimi e domestici, probabilmente per frenare il vento salato che flagellava i campi. Nel 1959 fu venduto all'ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali e venne istituita la Riserva Naturale Integrale (1971).

Oggi il Bosco Nordio è gestito dall'azienda regionale Veneto Agricoltura, che regolamenta attività agricole, gestione del bosco, visite naturalistiche. Se non lo conoscete ancora non rimandate una meritevole visita, in ogni stagione. Potrete scegliere una visita guidata contattando Veneto Agricoltura che lo gestisce. Oppure potrete azzardare una passeggiata alle zone coltivate, incorniciate da fasce boscate, che hanno vari accessi pedonali dalla località S.Anna di Chioggia. Questo paesaggio di campi e boschi mi piace molto: mi sembra una prova di come potrebbe essere un paesaggio del futuro. Una integrazione tra lavoro umano e sviluppo selvatico strutturato dentro una ampia visione. Una proporzione profondamente terrestre, e quindi sostenibile, tra costruzioni artificiali e architetture naturali. Strade secondarie sterrate, ritmo quieto, sentieri nel bosco, tripudio di biodiversità in flora e fauna. Un seme di speranza per il paesaggio veneto, stravolto da un'urbanizzazione diffusa e sregolata, perchè possa ritrovare calma, progettualità e vitalità.

Francisco Panteghini
Mediatore Elementare
Riflessioni per lo sviluppo di un paesaggio armonico

2 commenti:

  1. bravo Francisco, mi sento molto vicina a quello che dici, soprattutto riguardo al paesaggio del futuro. sì abbiamo davvero bisogno di una ampia visione e come dice Gary Snyder di lavorare riconoscendo "la trama delle cose" ... conosci la Foresta Umbra? Sta nel centro del Gargano, è una foresta che ha mille anni ... l'ho vista in autunno, quando non c'è nessuno, è stato un incontro potentissimo,ho visto com'è una foresta che ha avuto il tempo di diventare tutto quello che può diventare, ho scritto uno spettacolo su di lei. te la consiglio! e io, che sono veneta di origine, appena potrò andrò a vedere il Bosco Nordio. buon anno

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  2. grazie! il Gargano ha un posto nel mio scrigno dei viaggio desiderati, con la tua testimonianza ha guadagnato posizioni! il tempo è giunto per integrare passato e presente in un futuro armonioso, questo voglio che sia il mio lavoro come Mediatore Elementare

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