Anche Gabriele d'Annunzio la cita nella famosa "Pioggia nel pineto" di cui riporto l'attacco, sempre musicale e panico:
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,(...)
Questa poesia venne scritta sul litorale toscano e dipinge, come se fosse un quadro che ritrae un concerto, alcune essenze arbustive e arboree della macchia mediterranea. D'Annunzio, abruzzese d'origine, visse poi a Roma e fu campione delle essenze mediterranee nel suo Vittoriale sul Lago di Garda. Curiosamente Virgilio sembra compiere il percorso inverso: nato a Mantova, scende a Roma, poi in Puglia e muore a Napoli. Le tamerici vengono pennellate come "salmastre ed arse" e scelse bene Gabriele: riescono infatti a colonizzare, prime tra le specie arbustive, le aree salmastre e sopportano bene la siccità.
A seconda delle condizioni la tamerice può presentarsi come arbusto o piccolo albero, con il tronco eretto o, nelle zone ventose (come i litorali), incurvato. La corteccia ha un colore cinerino e invecchiando presenta profonde incisioni; la corteccia giovane ha un tono di violetto. La chioma, di forma irregolare, è di un bel colore verde glauco, ovvero quel tono tra il verde e l'azzurro che spesso assumono le essenze delle regioni assolate. Wikipedia (Io la benedico) recita: "i germogli sono di colore bruno-violaceo, con foglioline squamose ad apice acuto, ovato-lanceolate, ricoprenti quasi totalmente i rami." A primavera la laguna di Venezia è incorniciata da quel violetto.
Le tamerici diventano ben più visibili quando fioriscono, credo le avrete notate: i fiori, piccolissimi e numerosi, di colore biancastro o rosa, sono riuniti in spighe terminali, con fioritura nei mesi da maggio a luglio; i singoli fiori sono costituiti da una corolla di 5 petali giallini o rosati, con 5 stami sporgenti e un pistillo. La tamerice comune è la Tamarix gallica è la specie più diffusa in Italia come pianta ornamentale, ma vengono anche coltivate la Tamarix ramosissima e la parviflora.
La Tamerice intrattiene un rapporto intensissimo col vento, viene usata come siepe per ammorbidirlo e per filtrare un po' la sabbia e il salmastro che viene dal mare. E' proprio il compito che si è presa quando col suo lavoro consolida i terreni e li prepara per altre essenze: come il pino ad esempio. E' molto flessibile e sa piegarsi e scuotersi per dissipare i venti impetuosi. Quanti insegnamenti ha da offrire a chi la contempla in silenzio. Dedicatele qualche istante nelle vostre passeggiate.
Eccellente disamina. Grazie!
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