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lunedì 28 novembre 2011

La fata del ghiaccio

Qualche giorno fa attraversando un ponte di forti tronchi, bianco di gelo, ho incontrato una fata del ghiaccio che mi ha chiesto, mentre andavo per la mia strada, di scrivere di lei, vera essenza dell'acqua. Il ghiaccio ha una struttura piuttosto uniforme ed omogenea, vista da occhio umano. La magia e l'arte del gelo lo possiamo ammirare nei cristalli che fa fiorire quando la temperatura scende sotto i quattro gradi. In quel passaggio, un po' come quel ponte di tronchi tra il prato e la radura alberata che andavo a visitare, si manifesta la struttura cristallina e minerale dell'acqua.



Queste magnifiche decorazioni sono a tutti gli effetti cristalli, anche se sono effimere. Ci fanno capire a fondo come l'acqua sia veramente un miracolo, un capolavoro del mondo minerale per offrire la base di ulteriori sviluppi di altri regni. L'acqua che ghiaccia aumenta di volume, dunque se immaginiamo che il ghiaccio sia la struttura originaria minerale dell'acqua dobbiamo meditare su questa profonda trasformazione che genera una sostanza con proprietà uniche, capace di legarsi a gran parte delle sostanze e di trasportarle con sé per poi ridarle.



Nel Cantico di Frate Sole (o Cantico delle Creature) Giovanni detto Francesco (1), quello che parlava con gli animali e gli angeli, dava all'acqua quattro aggettivi: “essa è tanto humile, utile, pretiosa et casta”. La parola umile vuol proprio dire vicino alla terra, capace di abbassarsi al di sotto di ogni cosa. Quell'utile potremmo tradurlo con indispensabile. Preziosa, come una una pietra preziosa, l'acqua è il cristallo più prezioso che custodisca la terra, dovremmo ricordarcelo continuamente quando laviamo i piatti con detersivi che la inquinano o usiamo concimi e diserbanti che raggiungono le falde e sporcano le sorgenti. L'acqua è persino casta, come in quell'indovinello che la definisce “cos'è quella cosa che più la lavi più la sporchi?”. Dobbiamo imparare a lavare l'acqua, a purificarla e a farla ridere e gorgogliare come nei torrenti di montagna.



Molti conoscono ormai gli studi del giapponese Masaru Emoto. E' uno studioso giapponese che ha studiato per anni la cristallizzazione dell'acqua. Ha documentato con migliaia di fotografie come i cristalli d'acqua (che noi possiamo ammirare nei fiocchi di neve) cambino a seconda della qualità dell'acqua, della sua purezza o meno. Proseguendo gli studi ha anche dimostrato come l'acqua porti memoria di tutto ciò che viene a contatto con lei, anche le intezioni e le parole umane! Usando campioni della medesima acqua in bottiglie con etichette che contenevano diverse parole ha mostrato come parole come armonia e amore generino cristalli eleganti e simmetrici, altre come odio o disperazione sviluppino cristalli deformi e asimmetrici.



Masaru Emoto intende il suo lavoro come una ricerca della bellezza, che ritiene il vero progetto portante di tutto ciò che è stato creato: nuove creazioni di bellezza in bellezza (2). Racconta la sua fotografia dei cristalli non come una scienza, nemmeno come una religione ma che sia accolta e diffusa come un nuvo tipo di arte, “elementare” aggiungerei in riferimento al rapporto con un elemento costitutivo del nostro pianetino blu. In questa ricerca artistica però vengono rivelate anche grandi verità sul mondo, molto più misterioso e ampio di quello che la nostra visione ordinaria vorrebbe farci crede. Stupitevi ed amate davanti alla danza creativa delle fate del ghiaccio!



BUONE NOTE

(1) Leggi l'intero Cantico su Wikipedia (e sostienila con una piccola donazione magari!): http://it.wikipedia.org/wiki/Cantico_delle_creature

(2)Per conoscere meglio il lavoro straordinario di Emoto visita il sito http://www.masaru-emoto.net/english/e_ome_home.html o aquista i sui libri.

Sulle fotografie: le ho scattate sabato scorso nelle valli Giudicarie, in Trentino, nel versante in ombra vicino al fiume Sarca. Non è neve ma pura fioritura di ghiaccio su una masso, sulle erbe del prato e su alberi e foglie. Trasfigurati.

lunedì 21 novembre 2011

A letto col dottor Bach

Sono rimasto spiazzato dal leggere una statistica secondo cui la maggior parte delle donne non ha rapporti soddisfacenti col partner e che il piacere spesso si completa. Purtroppo questa indagine mi è stata confermata anche da alcune amiche. E perchè di un argomento tanto importante si parla così poco? L'immaginario maschile sembra ancora dominante nel proporre il corpo femminile ridotto a una bella icona o ad una sex machine. Ma per chi non si arrende e vuole provare una via morbida, un rimedio femminile per lenire i problemi che si manifestano nell'intimità può ricorrere anche alla floriterapia (1).



Se ci pensiamo il fiore è proprio l'organo sessuale delle piante, che in molte specie contiene in una perfetta armonia l'organo maschile e quello femminile mirabilmente ed elegantemente congiunti in un profumato amplesso. Antichissima è l'immagine che paragona il sesso femminile alla rosa ed altri fiori, alla coppa. Le essenze individuate da Bach possono aiutarci anche a letto. Ad esempio il larice (Larch) rappresenta una delle più importanti essenze floreali per molteplici disfunzioni sessuali maschile perchè lenisce il senso di inadeguatezza o il pensiero di non essere all'altezza delle aspettative del partner nell'intimità. Per l'eiaculazione precoce, in uomini frettolosi e agitati, si può provare l'Impatiens. Il glicine (Wisteria dei fiori australiani) un'essenza floreale importantissima per le donne che sono incapaci di rilassarsi e godere del sesso, a causa del disagio e della tensione per la propria sessualità o la cui passione è stata spenta da amanti insensibili(2).



Lenire i sintomi è il primo passo. Edward Bach scriveva che: “Ciò che noi conosciamo come malattia non è che l'effetto conclusivo, prodotto nel corpo, di forze avverse che hanno agito a lungo e in profondità. Nella sua essenza la malattia è il risultato di un conflitto tra Spirito e Mente e non sarà mai sradicata senza uno sforzo spirituale e mentale.”(3) Da alcuni anni ho cominciato ad accogliere questa visione, a sperimentarla e a condividerla. E' una poderosa leva per accettare la piena responsabilità di ciò che mi accade e quindi, una volta deciso di guarire, di impegnarmi su più piani per lavorare sul sintomo e sulle cause. Non spaventiamoci davanti a questo cammino, ma accogliamo tutte le nostre emozioni e blocchi, solo accettandoli potremo trasformarli.



BUONE NOTE

(1) Floriterapia è l'uso delle essenze floreali nel trattamento dei più disparati sintomi e stati d'animo negativi che ha trovato nuovo slancio dal lavoro pionieristico del dottor Edwrd Bach (1886-1936).

(2) Vedi il libro di M.J. Scott, G. Mariani, “Floriterapia per la coppia”, Xenia ed., 2003, p. 77 sgg.

(3)Edward Bach, “Guarisci te stesso” in E.Bach, “Le opere complete”, Macro edizioni, 2002

venerdì 18 novembre 2011

La Verde Mestre

Ascoltavo alcuni amici sandonatesi discutere sulla qualità del verde urbano nella loro cittadina, uno ha esclamato: “Ora che stanno tagliando gli alberi lungo la Piave e i vecchi platani stiamo diventando come Mestre”... e non voleva essere un complimento ovviamente. Ma qui sono dovuto intervenire per testimoniare la metamorfosi di Mestre, Marghera e co. in una zona di eccellenza del patrimonio arboreo. Ho vissuto a Mestre nel 1994, in via Rielta, ai tempi dell'università. A due passi dal parco Bissuola e dai campi di rugby di Favaro. Da allora il cambiamento è impressionante.



Me ne sono accorto progressivamente, lavorando da giardiniere. Nel giro di di due anni ho spostato la mia zona di lavoro dalla bella e storica Treviso alla giovane e caotica Mestre (e con Mestre intendo tutta la “Venezia” di Terraferma, per brevità). C'è una richiesta crescente di personale specializzato nella cura del verde, la gente ha voglia di giardini e terrazze fiorite, apprezza la bellezza degli alberi nella loro forma naturale e la professionalità. E' un movimento ampio, capillare e che è il risultato di molte forze, interne ed esterne alla società mestrina. Il risultato è però impressionate: in 15 anni gli interventi di riqualificazione urbana, la quantità di parchi e la qualità del verde sono aumentati enormemente.



Dal 2003 il Comune si è dato un regolamento del verde pubblico (1) che ha dovuto migliorare nel 2009 in seguito alle pressioni di gruppi di attivisti amici degli alberi. Da allora è stata vietata la stupida capitozzatura degli alberi pubblici, a meno di un parere tecnico qualificato, e sono stati chiariti i vincoli di tutela del verde private in fasce protette, con relative sanzioni. L'istituzione di un apposito ufficio con personale appassionato e competente sta cominciando a far sentire i suoi benefici effetti. Ad esempio si possono percorrere chilometri tra alberi e strade sterrate!(2) Insomma ci sono le premesse per vederne delle belle nei prossimi anni.



Una partita importante secondo me, nel processo di crescita e lottizzazioni non sempre armoniose, è quella dei forti e della loro utilizzazione. Il luogo simbolo della direzione futura dello sviluppo di Mestre e che darà la misura della qualità della vita (non solo umana) secondo me sarà Forte Marghera. Una stella fortificata tra laguna e terraferma che potrà diventare laboratorio e centro propulsivo di nuovi stili di vita, modi di abitare e di gestire il territorio (3). Ecco un miracolo sotto i nostri occhi: quella che un tempo era una periferia discontinua e slabbrata, senza gusto e prospettive si sta armonizzando e sta valorizzando il verde urbano come elemento di riqualificazione urbana, aggregazione sociale e priorità politica.

Aggiornamento dell'11 gennaio 2013 Un anno e mezzo dopo questo post siamo arrivati ad un punto cruciale per lo sviluppo del paesaggio della "grande Mestre", ovvero l'area metropolitana compresa entro il sistema dei forti dismessi. Si decide il futuro di Forte Marghera, punto chiave e ideale cerniera tra Venezia e Mestre. Mi auguro che i cittadini sapranno essere protagonisti e fugare i voraci appetiti speculativi. Le aree dei forti, i loro boschi, i loro canali e fossati si sono trasformati in aree di qualità ambientale, aggregazione e respiro circondati da aree coltivate e ben frequentate da fauna selvatica. Se la comunità saprà attivarsi per gestire e sviluppare queste aree credo che Mestre potrà diventare un laboratorio di importanza internazionale per la creazione di un paesaggio urbano armonioso, capace di natura, di disfare quello che non serve più. La seconda partita sarà la riconversione della zona industriale di Marghera.

NOTE

(1) Il regolamento comunale sugli alberi : http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2576

(2)Itinerario su strade alberate e sterrati attorno a Mestre: http://www.passeggiandoinbicicletta.it/jo/ciclo-itinerari/veneto/90/233-in-bici-tra-forti-boschi-parchi-argini-di-fiumi-e-laguna-ottobre-2010-35-km-ca.html

(3)Altre belle immagini e cenni storici su forte Marghera, come quella riportata qui: http://www.magicoveneto.it/Venezia/forti/Forte-Marghera.htm

martedì 15 novembre 2011

La Grande Occasione

Un mese fa ho avuto l'occasione di esplorare un vasto paesaggio post industriale a Sesto San Giovanni (MI). Enormi superfici (ettari ed ettari) di capannoni demoliti, piazzali di ghiaia e scarti, colline e scavi artificiali, asfalto, rotaie, edifici cadenti, alti muri di cinta. Potrebbe sembrare un relitto dell'Italia industrializzata che va ridimensionandosi sempre più, un posto senza senso e senza speranza. Ma la vita non si ferma e semi sparsi stanno generando alberi di pioppo, platano, ligustro e brughiere e pratacci spettinati di erbe pioniere. Le forze della vita vegetale stanno cercando di chiudere questa ferita nel paesaggio.



Intendiamoci la desolazione è grande: gli scavi, la cementificazione e i riporti continui di ghiaia e detriti hanno formato un paesaggio arido, dove l'acqua defluisce veloce in profondità. Ma poi ho cominciato a guardare con altri occhi, quelli animati dalla creatività e della speranza che come un'erbaccia in me non sa morire. E sono rimasto incantato dalla visione... boschi, laghetti, vialetti di ghiaia, prati e orti animati da una vivace vita animale (daini, uccelli, pesci, volpi, lepri...). E un padiglione per le feste e barche con coppie di innamorati e, tra gli alberi, sbucare alcuni massicci condomini, alti 30 metri e lunghi lunghi. E sui tetti ampie terrazze, in parte verdi e piscine e parchi giochi e pannelli fotovoltaici. E le auto? Parcheggi sotterranei, strade trincerate, metropolitane, telelavoro, ipermercati interrati e coperti da tetti verdi...



Io credo che il nostro pianeta sia uno degli luoghi nell'universo che può ospitare maggiore diversità e quindi permettere di fare, in un solo viaggio, le esperienze più disparate, di gustare paesaggi marziani, venusiani e plutoniani tutti insieme! Ma dobbiamo anche ricordare e capire profondamente che tutto questo deve avvenire in certe proporzioni. Il legante indispensabile di tutti gli esperimenti e le creazioni più ardite che desideriamo sperimentare qui è il ciclo vitale terrestre: le sue acque, la sua vegetazione, la sua fauna. E allora? Allora esageriamo! Prendiamoci tutto: l'alta tecnologia e la natura selvatica! Il lusso sfrenato e decadente insieme con il canto dell'usignolo nel bosco dietro casa.



Insomma si può fare di tutto ma diamo spazio alla vita! E' tutta una questione di proporzioni. E concretamente? Possiamo ad esempio favorire la biodiversità nei nostri giardini, accogliere piante rustiche, riduciamo l'asfalto, chiediamo rispetto per gli alberi. Dobbiamo riconquistare un rapporto diretto e vitale con ciò che vive su questo pianeta. Se ci isoliamo in contesti artificiali e sintetici diventiamo dei disadattati alla vita su questo pianeta. Meglio partire per la Luna allora: la strada è stata aperta! Il rapporto con i nostri fratelli legnosi è una cartina di tornasole fondamentale: il ruolo degli alberi nel garantire l'armonia e la vivibilità di un ambiente è centrale. Quindi è di primaria importanza incrementare le superfici alberate, imparare a convivere con radici, grandi alberi, cicli delle acque.