Domenica 13 marzo
5 persone x 3 h lungo Piave = 15 sacchi di immondizia. Abbiamo asciugato una lacrima nel mare di spazzatura che travolge tutto ciò che amiamo. Spazzatura lungo la Piave, spazzatura nei programmi trasmessi da tv sempre accese, segnali elettromagnetici che incasinano le migrazioni degli uccelli, scorie nucleari che lasceremo in eredità ai nostri tris tris tris nipoti, parole vuote che scambiamo via sms come tvb invece di abbracciarci e fare l'amore, rigorosamente col preservativo che poi butteremo e andrà ad aggiungersi al cumulo di scarti di cui sopra... Siamo sommersi e ancora fatichiamo ad accorgerci che l'unico modo per invertire il flusso che ci inonda è chiudere il rubinetto. Dell'immondizia. Cioè non produrne più! Dei 15 sacchi o poco più che abbiamo raccolto la plastica rappresentava la maggioranza assoluta (bottiglie, contenitori, frammenti di buste e polistirolo). E' leggera, galleggia e invece di affondare come le lavatrici o i frigo (di cui abbiamo trovato un'anta però) galleggia galleggia galleggia. Secondo me la Piave rigetta quello che proprio non riesce a digerire: il vetro e i calcinacci li frantuma e li liscia, il lego lo decompone, la carta la scioglie, i metalli li custodisce in seno ma la plastica...
La Piave: “No, la plastica ve la tenete. Avete rotto così tanto la crosta terrestre (e le balle tra di voi) per tirar fuori il petrolio (che non sapete neanche che funzione ha all'interno della terra), lavorarlo liberando le sostanze inquinanti, spostarlo di migliaia di chilometri e dargli ogni tipo di forma (che sarebbe anche una cosa creativa di per sé) per poi buttarlo via dopo aver usato quell'oggetto un'unica volta. Un'unica volta: ma se avete creato oggetti che per decomporsi richiedono secoli. Dovreste usarli e riusarli, se non per secoli, almeno per decenni. In gran parte gli oggetti che abbiamo raccolto erano imballaggi di bevande, di medicine, di attrezzature e cibo(polistirolo in quantità industriali), dei nostri acquisti quotidiani (buste di plastica). E' stato bello essere lì in cinque, speriamo di essere sempre di più, ma speriamo soprattutto che sempre di più ci fermiamo a ragionare prima di comprare qualcosa: ci serve davvero? E l'imballaggio che fine farà? Fluttuerà per la nostra bella Piave sempre più denudata d'alberi e spogliata delle sue acque per produrre energia elettrica da sprecare in insegne pubblicitarie illuminate, led luminosi per ogni elettrodomestico spento (ma che consuma!!!).
Ma allora? Bisogna disperare? Bisogna lasciarsi andare all'edonismo, godersi la vita finchè si può o pensare, più semplicemente, che noi la nostra spazzatura la differenziamo e la consegnamo regolarmente alla discarica? Io dico che qua bisogna fare un salto evolutivo, maturare in fretta e agire. E' ora di cambiare il nostro stile di vita e metterci l'unico ingrediente che non si può comprare al supermercato: l'amore per la vita che ci circonda e che ci ha nutrito finora. Finora. Ora tocca a noi prenderci cura dei disequilibri e dei cambiamenti che abbiamo prodotto. Tiriamoci su le maniche e beviamo acqua di rubinetto, facciamo la spesa con la nostra sporta di tela, condividiamo l'uso di lavatrici e macchine ma soprattutto facciamo l'amore senza preservativo!!! Viva la vita senza filtro! Diamo il via alla civiltà dell'abbraccio!
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mercoledì 16 marzo 2011
mercoledì 2 marzo 2011
Incontrare gli alberi: incontrare noi stessi
Se ansia, stanchezza, dubbio vi assalgono rivolgetevi ad un amico fidato, silenzioso e sempre disponibile: andate a trovare il vostro albero! Non lo avete? Sceglietene uno, vicino a casa e abbastanza grande per appoggiarvi con tutto il vostro peso. Lui può aiutarvi moltissimo a restare centrati e a entrare nella sintonia evolutiva giusta con questi tempi veloci. Il mondo in cui, in questa incarnazione, siamo cresciuti sta scricchiolando. Si prepara un cambiamento a tutti i livelli, con conseguenze impensate. Gli alberi, mediatori (come noi, in potenza) tra terra e cielo sono perfettamente in grado, come la radio londra della guerra mondiale, di darci tutti gli aggiornamenti.
Per chi non avesse ancora iniziato la relazione con gli alberi posso consigliare questa piccola pratica: chiarite i vostri bisogni, scegliete l'albero, visitatelo regolarmente, almeno 2-3 volte la settimana. Fermatevi a qualche metro e guardatelo. Non pensate, percepite ogni dettaglio che vi attira. Con rispetto compite gli ultimi passi, salutate ad alta voce (se possibile) e presentatevi (la prima volta). Chiedete aiuto all'albero a ricordare chi siete e offrite il vostro aiuto. Potete benedire l'albero, augurargli salute e sintonia con lo Spirito della Terra o fare gesti concreti a seconda di quello che vi verrà ispirato. Ora toccatelo, prima con le mani, poi abbracciandolo.
Chiudete gli occhi, respirate profondamente, godetevi il vostro essere albero: ad ogni respiro la quiete, la forza e la chiarezza della luce che entra dalle vostre foglie e che sale dalle vostre radici vi rinsalda e vi risana dal logorio della monotonia quotidiana. Quando avete raggiunto uno stato di quiete e decidete di andare via, giratevi, appoggiatevi con tutto il peso al tronco e godetevi il sostegno che il fratello albero (come tutti i regni di natura) vi offrono. Quando vi sentite pronti aprite gli occhi. Poi dolcemente ringraziate e andate incontro alla vostra vita senza voltarvi indietro.
Visitate regolarmente il vostro albero. E' come guardare in uno specchio di acque limpide dove, lentamente, affiorerà anche una immagine di voi stessi, come siete davvero e non come vi vorrebbe il mondo.
Per chi non avesse ancora iniziato la relazione con gli alberi posso consigliare questa piccola pratica: chiarite i vostri bisogni, scegliete l'albero, visitatelo regolarmente, almeno 2-3 volte la settimana. Fermatevi a qualche metro e guardatelo. Non pensate, percepite ogni dettaglio che vi attira. Con rispetto compite gli ultimi passi, salutate ad alta voce (se possibile) e presentatevi (la prima volta). Chiedete aiuto all'albero a ricordare chi siete e offrite il vostro aiuto. Potete benedire l'albero, augurargli salute e sintonia con lo Spirito della Terra o fare gesti concreti a seconda di quello che vi verrà ispirato. Ora toccatelo, prima con le mani, poi abbracciandolo.
Chiudete gli occhi, respirate profondamente, godetevi il vostro essere albero: ad ogni respiro la quiete, la forza e la chiarezza della luce che entra dalle vostre foglie e che sale dalle vostre radici vi rinsalda e vi risana dal logorio della monotonia quotidiana. Quando avete raggiunto uno stato di quiete e decidete di andare via, giratevi, appoggiatevi con tutto il peso al tronco e godetevi il sostegno che il fratello albero (come tutti i regni di natura) vi offrono. Quando vi sentite pronti aprite gli occhi. Poi dolcemente ringraziate e andate incontro alla vostra vita senza voltarvi indietro.
Visitate regolarmente il vostro albero. E' come guardare in uno specchio di acque limpide dove, lentamente, affiorerà anche una immagine di voi stessi, come siete davvero e non come vi vorrebbe il mondo.
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