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mercoledì 10 novembre 2010

Guerrieri spirituali

Continuando la riflessione sulla spiritualità maschile non può mancare una riflessione sulla tradizione occidentale del guerriero per la difesa della propria fede, che le crociate hanno esaltato e cristallizzato in pochi tratti. Senza voler essere esaustivo possiamo ricordare le commistioni tra fede e spada nella leggenda dell'imperatore Costantino che sogna la croce con una voce dal Cielo che proclama “sotto questa insegna vincerai”. Le vite dei santi ci offrono una ampia schiera di martiri e santi guerrieri, guidati idealmente dall'Arcangelo Michele, il Principe delle Milizie Celesti, colui che seppe precipitare il drago sulla Terra (e non nella Terra, cioè sulla sua superfice dove ha potuto crescere e moltiplicarsi...). Una figura (nel senso medievale, come dire un avatar secondo la tradizione indù) di Michele è S.Giorgio che cavalca indomito contro il drago che si ciba di vergini e salva la principessa. Altro santo guerriero è S.Martino, di cui domani si celebra la festa e di cui spero scriverò presto. Un'evoluzione del connubio tra tradizione guerriera e servizio religioso è S.Ignazio da Loyola, ex militare che fondò la Compagnia di Gesù, fedeli ai superiori e quindi al papa “deinde ac cadaver”, cioè come se fossero corpi privi di vita autonoma.

Ma l'icona del guerriero della fede è costituito dal crociato che per antonomasia è il cavaliere templare: il monaco guerriero, servitore di Dio e impeccabile soldato, disposto al sacrificio e alla battaglia anche in condizione di schiacciante inferiorità numerica. Molti hanno scritto sui templari ma pochi ne hanno compreso la missione storica e la vocazione di quelle anime. Di certo è vero che alcuni templari furono mistici e ricercatori esoterici, nel profondo del cuore cercavano la Verità oltre ogni forma e ogni dogma e se si confrontavano sui campi di battaglia con soldati di altre confessioni religiose cercavano la profonda sintesi e gettavano ponti perchè l'umanità riconoscesse l'unico Dio Padre, invisibile e presente in ognuno (Dio-Io). Credo che proprio il loro sincretismo li espose alla persecuzione della chiesa cattolica, unita agli appetiti del re di Francia. Sembra questa la martoriata vocazione della Terra Santa: condurre l'umanità a riconoscere la relatività delle singole immagini di Dio proposte dalle diverse tradizioni per raggiungere una consapevolezza più elevata, frutto della ricerca e dell'esperienza interiore di contatto col Divino in Noi.


Molti sono i santi che vinsero il drago (l'ego?) come S.Benedetto da Norcia che lasciò un'apposita preghiera il cui acronimo è NDSMD (Non Draco Sit Mihi Dux: che non sia l'ego a guidarmi). Ma il più grande santo guerriero, nel senso più puro del termine è San Francesco d'Assisi. La mia affermazione potrà stupire ma bisogna ricordare che questo giovane borghese, di madre francese, crebbe nel mito della cortesia e della cavalleria: nella giovinezza alternò la galanteria con il duro allenamento per diventare cavaliere, e fu solo dopo le esperienze di guerra e di prigionia che maturò il rinnovamento di questa sua vocazione guerriera: la ferrea disciplina e l'esercizio divennero autodisciplina delle proprie passioni e astinenze durissime. La conferma della continuità tra la vocazione guerriera e quella spirituale viene anche dal culto tutto speciale che il santo coltivò per l'arcangelo Michele: praticava una speciale quaresima nei quaranta giorni prima della festa a lui dedicata (29 settembre). Proprio in una di quelle astinenze ricevette le stimmate sul monte Verna. Altro indizio è la partecipazione di Francesco alle crociate (partì da Venezia e restò via quasi due anni). Curiosa continuità: padre Pio fu a sua volta un fervente devoto dell'arcangelo Michele.

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