Alcuni anni fa avevo lanciato proprio un'iniziativa a favore dei pioppi battezzata, un po' scherzosamente, "fronte per la liberazione dei pioppi".Il caso concreto fu quello di convincere l'azienda bilogica Il Rosamarino di Marcon (VE) a "liberare" un superbo e giovane (forse quarantenne) pioppo che era stato circondato da una legnaia il cui tetto di lamiera iniziava ad essere inglobata dalla corteccia ferendo l'albero. L'azienda si era resa disponibile e lavorando con pinze e flessibile avevamo dato aria e nuovo spazio vitale all'albero riconosciuto come caratterizzante e motivo di orgoglio dei titolari. I pioppi vengono spesso capitozzati (cioè privati della chioma) secondo l'uso contadino che aveva bisogno di legna da ardere e pali di sostegno. I pioppi sono generosi di gemme avventizie e sprizzano in tutte le direzioni giovani rami lavorando alacremente e rifarsi una chioma e riparare le ferite che però non guarisono mai, portando progressivamente al marciume il cuore dell'albero che diventerà inevitabilmente cavo con gli anni e quindi più vulnerabile alle rotture.
La vicenda di Nardò putroppo non mi stupisce: quante volte ho raccolto storie, anche in prima persona, di alberi monumentali o addirittura secolari menomati, portati alla morte e abbattuti in barba alle leggi. Un denominatore comune di tutti questi interventi è sempre stata la pochezza professionale di chi avrebbe dovuto tutelarli, ovvero i dipendenti comunali preposti. La realtà è che nei piccoli comuni e piccole città spesso mancano le figure professionali adatte (dottori forestali, giardinieri ben formati) e le decisioni chiave vengono prese da aziende che hanno vinto appalti avvallate da assessori all'ambiente troppo spesso incompetenti.
Nella mia città seguo con interesse la politica da una decina d'anni e dei molti che si sono susseguiti a questo incarico nessuno aveva le idee chiare di come andava gestito il patrimonio verde pubblico e ambientale della città. I più umili si affidavano all'ufficio Ecologia e altri se ne disinteressavano. Le leggi nazionali di tutela ci sono, come sono chiare le indicazione di censire e incrementare ogni anno il patrimonio arboreo cittadino ma le sanzioni, in caso di omissioni o violazioni, sono risibili e raramente esigibili. Spero che la causa intentata dall'associazione VAS con l'appoggio della presidenza nazionale potrà andare a buon fine.
E qui posso testimoniare una seconda costante dei casi di malversazioni su alberi monumentali: sempre più persone si rendono conto del loro valore e hanno il coraggio di dire NO, passando anche alle vie legali quando possibile ma ribadendo con sempre maggior forza il valore e la necessità di tutelare il patrimonio arboreo e, più ampiamente, ecologico di ogni piccolo o grande comune italiano. Gli alberi sono di certo i nostri più preziosi alleati per migliorare la qualità dell'aria, il ciclo dell'acqua, la riduzione della forza dei venti e la tutela del suolo.
Prendersi cura di quelli secolari, come anche di quelli monumentali che saranno un domani alberi secolari per i nostri nipoti, è un po' come prendersi cura dei nostri anziani, delle memorie che solo loro custodiscono e pre questo credo fermamente che sia un dovere civico e morale.
prof. Francisco Panteghini
presidente dell'Associazione Amico Giardiniere
foto di CSA Nardò e dell'autore
Per ulteriori approfondimenti leggi: https://www.vasonlus.it/invece-di-censire-e-tutelare-il-suo-patrimonio-naturale-il-comune-di-nardo-abbatte-i-suoi-alberi-monumentali/