Aggiornamento 19 febbraio 2024
Introduzione: come nasce questa relazione
Insegno da 3 quadrimestri all'itis Righi di Chioggia e ho visto impotente sparire ben 4 studenti che hanno abbandonato la frequenza. Facendo la statistica del 2022-2023 sono 3 studenti su 63, pari al 4,7%, un dato molto più alto del dato regionale complessivo per il 2023 che è 1,42%. Dei miei studenti uno ha lasciato dopo 2 mesi di scuola per andare a lavorare ed essendo maggiorenne aveva completato l'obbligo. Un altro in crisi nera con la scuola e la famiglia ha iniziato a rifiutare anche violentemente di venirci a fine primo quadrimestre. Altri due si sono resi conto che al secondo quadrimestre non avrebbero recuperato e hanno mollato. Il tema quindi della “dispersione” mi è purtroppo noto e molto caro credendo fermamente nel valore del servizio pubblico secondo il dettato costituzionale. E' utile notare che il termine dispersione sia di stampo ingegneristico e si ispira alla dispersione del calore mentre si trasporta l'energia da una parte all'altra. Trovo più corretto parlare francamente di abbandono scolastico. A dicembre ho chiesto di unirmi alla apposita commissione del mio istituto che aveva il compito di gestire un progetto PNRR. Al primo incontro ho capito un po' come funzionava ma non sono stati purtroppo condivisi i dati del fenomeno a livello locale o di istituto, quindi mi sono messo a studiare la documentazione disponibile dall'USR Veneto. Mi stavo accingendo a redarre questa relazione quando, alla mia seconda riunione ai primi di febbraio la commissione è stata dimezzata ed io escluso. Mi è sembrato comunque utile condividere questa sintesi del mio lavoro di studio e soprattutto i link alle fonti che trovate in appendice. Se volete segnalarmi altre ricerche o buonepratiche utili non esistate a scrivermi a storiacorsara@gmail.com.
Rapporto regionale USR Veneto 2022-23 sulla dispersione scolastica
Il rapporto dispersione è stato scaricato 195 volte in 6 mesi: mi sembra un dato di scarso interesse sull'argomento o forse si ritiene di conoscere abbastanza bene la materia riferendosi solo alla propria personale esperienza di docenti o dirigenti? Il report sull'educazione parentale ha avuto 296 scaricamenti. Se si analizza nel dettaglio quanto accade all’interno dei tre diversi percorsi scolastici, si rileva che negli Istituti Professionali del Vento la percentuale degli studenti frequentanti che interrompono in corso d’anno la frequenza è pari al 2,74%, percentuale inferiore a quella rilevata nell’anno scolastico 2021/2022 che si attestava al 3,03%. Tale percentuale diminuisce ulteriormente negli Istituti Tecnici (1,39%) e nei percorsi liceali (0,95%). Il limite di questo dossier è che sciorina dati statistici e grafici senza però indagare le cause del fenomeno, semplicemente definendolo in termini quantitativi e per aree provinciali. E' comunque un punto di partenza utile. Per quanto riguarda gli Istituti Professionali, la provincia con la percentuale maggiore di interruzioni di frequenza risulta Rovigo con l’8,12%, in aumento rispetto al dato rilevato nell’anno scolastico 2021/2022 che si attestava al 6,54%. Più elevati rispetto all’anno scolastico precedente sono anche i dati relativi alle province di Verona (2,74%, +0,28%) e Vicenza (2,43%, +0,29%). Per le province di Padova, Belluno, Treviso e Venezia vi è invece una diminuzione degli studenti che hanno interrotto la frequenza rispetto all’a.s. 2021/2022.
Le province di Padova, Rovigo e Venezia registrano la percentuale maggiore di studenti degli Istituti Tecnici che hanno interrotto lo studio durante l’anno scolastico, rispettivamente con l’1,69%, 1,64% e 1,57%. Rispetto all’anno scolastico precedente, è la provincia di Venezia che registra l’aumento più importante (+ 0,2%). Per le province di Vicenza, Verona e Treviso vi è invece una diminuzione degli studenti che hanno interrotto la frequenza negli Istituti Tecnici rispetto all’a.s. 2021/2022 . In tutte le province si rileva la percentuale maggiore di studenti frequentanti i Licei che si assesta, a livello regionale, al 45,54%, al di sotto comunque della media nazionale del 51,10%. L’istruzione liceale resta il percorso scelto dalla maggior parte degli studenti del Veneto ad eccezione delle province di Rovigo e di Vicenza in cui la percentuale maggiore di studenti frequentanti si registra negli Istituti Tecnici. Analizzando i dati sull'ammissione e superamento dell'esame di stato finale, si vede che a conclusione dell’anno scolastico 2022/2023 la percentuale degli studenti con esito positivo (ammessi alla classe successiva e diplomati all’Esame di Stato) è pari all’88,03%, mentre la percentuale di studenti con esito negativo (non ammessi alla classe successiva, non ammessi all’Esame di Stato, non diplomati), è pari al 6,09% degli studenti. La provincia di Rovigo ha avuto la percentuale maggiore di studenti con esito negativo: 6,43%.
La classe in cui si osserva la percentuale più elevata di non ammissioni (bocciature ndr) è la prima con il 10,39% di studenti non ammessi alla classe successiva. La percentuale di studenti che termina l’anno scolastico con esito negativo diminuisce progressivamente dopo la classe prima, attestandosi al 3,04% nella classe quinta. Sopra la media regionale del 6,09% si rileva la percentuale di studenti con esito negativo che hanno frequentato gli Istituti Tecnici (8,15%) e gli Istituti Professionali con il 7,31%; questi ultimi registrano un aumento percentuale rispetto all’anno scolastico 2021/2022 (+0,58). Nei Licei si osserva invece una percentuale di studenti con esito negativo inferiore alla media veneta pari al 3,96%. Interessante notare che in relazione al genere, i dati evidenziano che il 64,17% degli studenti non ammessi alla classe successiva è di genere maschile e il 35,83% femminile. In riferimento agli studenti scrutinati, la differenza fra i non ammessi di genere maschile e femminile del Veneto risulta essere del 4% circa: 8,63% di maschi e 4,92% di femmine. Il dato conferma quello riferito all’anno scolastico 2021/2022. Quindi 2/3 degli studenti che abbandonano la scuola sono ragazzi e su di loro e le loro motivazioni dovremmo insistere soprattutto negli istituti a vocazione nettamente maschile. I dati grezzi forniti dall'USR fotografano le situazioni così come segnalate dai registri delle scuole, dagli esiti degli scrutini ecc. Manca in questa relazione il prezioso lavoro di ricerca sulle cause del fenomeno che, per fortuna, è stato svolto a livello ministeriale con l'ottimo studio commissionato dall'Autorità garante dell'infanzia e dell'adolescenza intitolato “La dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale” (link in bio, veramente un lavoro fondativo a mio avviso delle azioni contro l'abbandono) e altri ottimi contributi di riviste specializzate tra cui segnalo per completezza e passione Le Nius.
Il fenomeno della dispersione implicita
Ci sono anche alunni che a scuola ci vanno, ma non imparano. Oppure imparano male, poco, o in modo irregolare. Anche se questi giovani non fanno numero nelle principali statistiche sulla dispersione scolastica esplicita, possiamo in un certo senso includerli tra i dispersi. Anche quando riescono a ottenere un titolo di studio, infatti, questi giovani si trovano ad affrontare la vita adulta senza avere le competenze minime necessarie per esercitare la cittadinanza attiva, proseguire gli studi, o intraprendere un percorso professionale. Possiamo definire questo tipo di dispersione come implicita. Secondo i dati Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), nel 2022 si stima che la dispersione scolastica totale, implicita ed esplicita, superi il 20% a livello nazionale. La dispersione scolastica implicita riguarda il 9,7% di alunni e alunne; solo il 56% degli alunni di terza media raggiunge i livelli di competenze previsti in matematica, e il 61% in italiano. L’analisi più completa dei dati delle ultime prove Invalsi restituisce un quadro simile a quello visto finora: le prestazioni degli studenti calano nel Mezzogiorno e tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli.
Sempre secondo le rilevazioni, inoltre, la scuola italiana è meno equa nelle aree più disagiate del paese, dove i risultati sono molto diversi tra scuola e scuola, o tra classe e classe. Ciò significa che gli alunni più deboli economicamente e culturalmente tendono a raggrupparsi in alcune scuole, creando un una sorta di “ghetto educativo” da cui discendono dinamiche a cascata: l’apprendimento degli alunni sarà influenzato dal livello generale dei compagni più che dalle caratteristiche personali, mentre gli insegnanti saranno portati a ricalibrare programmi e metodi sulla base delle contingenze, penalizzando così gli studenti di livello potenzialmente più alto. Il territorio di appartenenza conta, quindi, ma conta anche l’ambiente sociale, economico e culturale di provenienza. In tutte le materie testate da Invalsi emerge che il punteggio cresce al crescere dello status sociale, con scarti maggiori tra i punteggi bassi e medio-bassi rispetto a quelli alti. Lo status influisce anche sulla scelta della scuola superiore: a parità di risultati scolastici, coloro che vengono da contesti più agiati sono più propensi a orientarsi verso i licei rispetto a coloro che vengono da famiglie modeste. Anche la cittadinanza incide sui risultati scolastici, soprattutto a svantaggio degli stranieri nati all’estero. Nel confronto con gli altri paesi europei l'Italia si trova in coda alla classifica con un tasso complessivo di abbandono nelle varie fasce di età che nel 2022 raggiungeva l'11,5% (dati Eurostat)
Dispersione scolastica e NEET
La dispersione scolastica è direttamente collegata con il fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non sono inseriti in un percorso di istruzione o di formazione. È un fenomeno che riguarda, secondo i dati Istat del 2022, il 19% degli italiani dell’età citata e che colpisce di più le donne, i disabili, coloro che hanno un background migratorio, coloro che provengono da situazioni familiari svantaggiate e coloro che vivono in aree remote. La dispersione scolastica in Italia è quindi un fenomeno a cui fare molta attenzione, perché può influenzare tutta la vita di milioni di ragazzi e ragazze. Una scuola più equa, capace di rispondere in modo adeguato alle esigenze di ciascuno, è il presupposto fondamentale per una società più equa, in cui ogni persona possa realizzarsi al meglio. In altre parole, arrivare alla fine del percorso scolastico con la prospettiva di fare qualcosa che si ama, in cui si è davvero capaci e per cui si possa venire pagati in modo dignitoso. Quale miglior modo per dare il proprio contributo alla collettività?
Lo studio “La dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale”
Questo progetto di indagine dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza aveva come scopi generali quelli di: - individuare processi partecipati, strumenti e buone prassi volti a prevenire e ad arginare la dispersione scolastica; - suggerire un modello replicabile nei territori; - formulare raccomandazioni al Governo, alle istituzioni competenti, agli enti locali, alla società civile.
I principali obiettivi specifici individuati di questo studio erano i seguenti: - suggerire modelli praticabili per ridurre i numeri della dispersione scolastica; - individuare e riesaminare le prassi attualmente in uso per contrastare la dispersione scolastica, valorizzando le buone prassi consolidate; - identificare i punti critici del procedimento attivato quando lo studente si allontana dal circuito scolastico; - indagare le cause sociali, extrascolastiche, che intervengono nel fenomeno; - suggerire percorsi e strumenti per sostenere i casi di abbandono scolastico non dovuti alla scelta dello studente (es. presa in carico dai servizi sociali, ecc); - suggerire modalità per migliorare la qualità della permanenza a scuola degli studenti; - individuare e suggerire modalità per modificare la scuola da punto di vista della metodologia didattica e dell’ambiente scolastico; - individuare prassi che promuovano processi di partecipazione, centrati sul ruolo attivo degli studenti in modo da indirizzare decisioni relative alla quotidianità scolastica che fungano da deterrente al fenomeno della dispersione.
Riflessione sulle cause della dispersione
Le esperienze raccontate hanno messo in evidenza, in primo luogo, la necessità di azioni che, concertate sul territorio tra diversi attori, non siano focalizzate solo sul bambino, sullo studente e sulla scuola. Quello che emerge anche dall’osservazione empirica è che per agire sul fenomeno della dispersione scolastica occorre agire nei contesti e, quindi, anche fuori dalla scuola: come accennato nel capitolo precedente, la dispersione, l’abbandono e l’insuccesso, infatti, non nascono solo nella scuola e non si contrastano solo lì. Le cause dell’insuccesso scolastico e della dispersione sono, infatti, molteplici e non riconducibili a un solo ambito. Affrontare un fenomeno così complesso e multifattoriale impone, in particolare, uno sguardo sui contesti familiari e sociali, oltre che sulla realtà scolastica, e porta alla ribalta il concetto, diversamente espresso e formulato, di una deprivazione economica, sociale e culturale, non solo familiare ma anche territoriale, che può essere ricompresa nella cosiddetta “povertà educativa”. La centralità delle competenze trasversali solleva anche la riflessione sulla loro valorizzazione all’interno del curricolo dei diversi ordinamenti e sul peso che nella scuola viene dato a quelle abilità, non cognitive, ma personali - di tipo socio emotivo - comportamentali e relazionali, fondamentali per lo sviluppo personale e la partecipazione sociale. Si tratta di un tema che le buone prassi, così come la ricerca, segnalano e che meriterebbe una riflessione seria con investimenti nella ricerca valutativa. Viene, dunque, coralmente indicata come efficace la valorizzazione degli apprendimenti non formali e informali messi in connessione con le richieste della scuola; viene anche messa in evidenza l’efficacia educativa di aspetti qualitativi delle scuole - aspetti difficili da cogliere con le misurazioni - come il clima, la capacità di coinvolgere attivamente gli studenti e di creare senso di appartenenza alla comunità scolastica, di costruire la scuola come una struttura valoriale. Si tratta di aspetti qualitativi che dovrebbero acquisire centralità nella riflessione e nel dibattito sulla scuola.
Centralità del bambino e del ragazzo, prima ancora che dello studente, e supporto alle famiglie, vuol dire anche costruzione di luoghi accoglienti, possibilmente belli, dove si possa apprendere, socializzare, imparare a stare con gli altri ma anche dove si possano trovare risposte ai differenti bisogni, anche familiari (servizi, sostegno ecc.). La questione degli ambienti, naturalmente, si riverbera anche sulle scuole, che dovrebbero essere belle, dotate di spazi e laboratori, accoglienti e aperte diventando luogo di aggregazione e di socialità. Il dossier di oltre 200 pagine merita una attenta valutazione. Di particolare interesse per la realtà di Chioggia e i suoi istituti superiori mi sembrano le raccomandazioni dell'Agenzia n.5,6,7 che riassumo qui di seguito. Un fattore chiave è l'apertura delle scuole alla collaborazione con enti territoriali (Comune, Servizi Sociali ecc.) e associazioni del terzo settore in grado di coinvolgere e motivare i ragazzi a esprimersi e diventare attivi nel loro processo di crescita e quindi di formazione. Sono ansioso di leggere le interviste di ragazzi-limite raccolte dall'associazione Muraless ad esempio. La ricca appendice riporta parecchie schede su casi di buone pratiche cui ispirarsi per migliorare la propria realtà ed è secondo me uno strumento di consultazione irrinunciabile per chi si occupa di questo tema.
Raccomandazione n. 5
- di istituire aree di educazione prioritaria nelle zone del Paese a più alto rischio di esclusione sociale - assicurare le opportune sinergie col Piano nazionale di contrasto alla povertà e con i servizi territoriali - monitorare sistematicamente i processi e gli esiti degli interventi in termini di output e outcome a livello locale
Raccomandazione n. 6
- di intervenire sulle competenze di base della popolazione adulta quale presupposto per creare le condizioni familiari necessarie al contrasto della dispersione scolastica In particolare, appare necessario: - potenziare l’offerta dei Centri provinciali di istruzione per gli adulti (CPIA) - estendere ai CPIA la possibilità di erogare in via ordinaria anche percorsi pre- professionalizzanti e professionalizzanti per gli adulti e per i giovani-adulti - adeguare la normativa relativa al Reddito di cittadinanza, formulando una previsione espressa o rafforzando quella esistente, attraverso la regolamentazione del Patto per l’inclusione o per il lavoro, condizionato sia alla frequenza scolastica dei figli con buon profitto, sia alla frequenza, da parte dello stesso percettore del Reddito, di un percorso di formazione o istruzione.
Raccomandazione n. 7
- incentivare la cooperazione dal basso e il lavoro di rete a livello territoriale, a partire dall’attenzione ai contesti e attraverso protocolli di lavoro condivisi - semplificare, per tutti i gradi di istruzione, le procedure di accesso e le modalità di rendicontazione dei progetti a finanziamento pubblico (a partire dai PON e POR) - promuovere presso le istituzioni educative e i vari soggetti educativi e sociali, partner.
FONTI
Fonte relazione dispersione USR Veneto 2022-23: https://istruzioneveneto.gov.it/argomenti/dispersione-scolastica/
Istituto nazionale Invalsi: https://www.invalsiopen.it/dispersione-implicita-prove-invalsi-2022/
Studi del Comune di Milano su come contrastare la dispersione durante e dopo la pandemia: https://www.ismu.org/osservatorio-sulla-dispersione-scolastica-del-comune-di-milano/
Analisi multifattoriale della dispersione e di come contrastarla, a cura dell'Autorità di tutela dell'infanzia e dell'adolescenza: https://www.garanteinfanzia.org/sites/default/files/2022-06/dispersione-scolastica-2022.pdf
Dati ministeriali dispersione 2017-2020: https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/La+dispersione+scolastica+aa.ss.2018-2019+e+aa.ss.2019-2020.pdf/99ea3b7c-5bef-dbd1-c20f-05fed434406f?version=1.0&t=1622822637421
Riflessione sui dati INVALSI nazionali nella rivista telematica Nius: https://www.lenius.it/dispersione-scolastica-in-italia/