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domenica 11 dicembre 2011

Michele ha gli occhi azzurri



E' strano come certi incontri fugaci entrino nella nostra vita e si incidano nella nostra memoria. E soprattutto certi incontri di sguardi: sembra a volte che un ponte invisibile ci colleghi intimamente, come se le difese e le distanze socialmente imposte si sgretolassero. Un po' come succede quando ci si innamora col colpo di fulmine. Ho visto Michele una volta sola. Ho superato il suo camion in autostrada. Una manovra di pochi secondi. Mentre affiancavo il camion ho incrociato il suo sguardo ed è stato come mi raccontasse in quell'attimo la sua storia con la muta richiesta di diffonderla. Una storia disumana, di prigionia e asservimento a quelli che pretendono di essere i suoi padroni.



Sono passati quasi due mesi e solo ora gli dedico un po' del mio tempo. Non so se si chiamasse davvero Michele, il nome gliel'ho dato io per poterlo sentire più vicino. Michele era un vitello che andava al macello su un camion bestiame. L'allevamento industriale intensivo mi sconvolge: gli animali trattati come macchine da ingrasso, senza nessun diritto, vengono strappati alla madre per usarne il latte, allevati in batteria e gonfiati in attesa della vendita. Poi vengono caricati, trasferiti nei macelli e uccisi in serie. Una riproposizione della stessa logica con cui uomini terrorizzarono altri uomini tentando di distruggere la loro umanità. Io sono diventato vegetariano alcuni anni fa, per storie come questa.



Mi piace cucinare e mangiare la carne. Ma il prezzo è troppo alto in termini di violenza e spreco di risorse. Ho ucciso degli animali in passato, con le mie mani, e mi prendo la piena responsabilità di quello che ho fatto. Mi piace quando gli uomini si prendono consapevolmente la responsabilità. Non mi piace quando delegano e fanno finta di non sapere. Capisco sempre più come la morte e la vita (come la conosciamo a livello materiale) sono una danza continua e necessaria e quindi sono più attento ai motivi e ai modi con cui si uccide. Ad esempio non sono contrario alla caccia se è fatta con attenzione, a sostituire il ruolo dei predatori che abbiamo decimato. L'animale cresce nel suo ambiente, ha la possibilità di sopravvivere e di svilupparsi. Ma gli allevamenti industriali qui o estensivi in terre come il Brasile mi fanno rivoltare. Non c'è onore e nemmeno senso di responsabilità in questo.

2 commenti:

  1. sono tutte cretinate...

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  2. un commento (anonimo) che si commenta da solo. grazie comunque di avermi letto! buona evoluzione!

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