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mercoledì 7 luglio 2010

Un pellegrinaggio sulla Piave - I

Sono appena rientrato da una settimana di cammino lungo e attorno alla Piave. Sono partito sabato 5 luglio in bicicletta da Scorzè (VE) per andare a Cortellazzo, alla foce della Piave e cominciare la risalita. A Mogliano ho bucato la ruota posteriore. E così, dalla prima pausa forzata, ho imparato a prendermela comoda, a fermarmi a curiosare e a non pensare troppo alla meta. A Quarto d'Altino ho incontrato Claudio e abbiamo proseguito lungo il "percorso della memoria" nelle campagne di bonifica al limitare della Laguna di Venezia. Abbiamo ammirato la confluenza del fiume Zero nel Dese e poi abbiamo seguito un po' il Dese che si andava a rinfrancare in laguna. E' uno dei pochi fiumi che sbocca in laguna dopo tutta la risistemazione idraulica voluta ai tempi della Repubblica di Venezia. Come il Sile e lo Zero, il Dese è un fiume di risorgiva, con acque chiare e portata costante, se non in occasione di grandi piogge.

Siamo sbucati al museo archeologico di Altino che vale proprio la pena di visitare, anche se è piccolo. Ci sono esempi sublimi di artigianato del vetro e sculture sepolcrali immaginifiche. In particolare ci ha colpito una serie di sfingi, dovute alla presenza di una attiva comunità egiziana stanziata al tempo in cui Altino era un fiorente porto collegato alle principali strade romane della zona. Le sfingi hanno volto umano, due o più mammelle, corpo di leone e ali d'aquila. Erano un simbolo di sapienza e degli spiriti guardiani cui si raccomandavano le spoglie dei propri cari. Mi ha colpita la forte presenza di questo simbolo alato che ho ricollegato al Leone alato dell'evangelista Marco. I profughi di Altino sono infatti tra i fondatori di Torcello e poi di Venezia. Un'altra curiosa coincidenza è che il corpo dell'evangelista venne portato a Venezia nell'828 da Alessandria d'Egitto. Di nuovo quell'antico paese con la sua sapienza esoterica e antichissima che si intreccia con la futura splendida Venezia.

Il viaggio è proseguito verso Jesolo restando sul bell'argine destro del Sile, tutto sterrato, che abbiamo imboccato a Porte Grandi, passando con un po' di timore (per un divieto d'accesso... alle auto?) sopra la chiusa che mette in comunicazione Sile e Dese (pochi chilometri prima c'è invece il collegamento tra Sile e Piave). Bellissima vista sulla laguna. Claudio mi ha raccontato la storia di S.Francesco in deserto, di cui non conoscevo l'esistenza. C'è una piccola isola della laguna nord con questo nome. E' occupata da una convento francescano nato dopo la permanenza di Francesco con alcuni compagni prima di partire per la Terra Santa (probabilmente nel 1219). Altro inaspettato e sublime incontro è stato quello con una delle più belle garazaie che abbia mai visto (cioè un luogo di nidificazione permamente di aironi e simili). Un lembo di terra colonizzato dalle tamerici e pieno di cormorani e garzette, che con i loro neri e bianchi facevano un contrappunto meraviligoso. E così pedalando, chiacchierando e scambiandoci esperienze sul mangiare sano, meditare e vivere in armonia con gli altri siamo arrivati alla foce della Piave.

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